venerdì 21 agosto 2015

pc 21 agosto - I Serial Killers della polizia Usa non si fermano mai - serve in Usa un Black Panther Party che risponda colpo su colpo - ma non è solo un problema USA, ma un problema dei paesi imperialisti e delle forme di guerra al loro interno

USA, la polizia uccide ancora: notte di rivolta a St. Louis


  • Esattamente un anno fa, il 19 agosto, la polizia di St. Louis, Missouri, sparava al 25enne afroamericano Kajieme Powell uccidendolo sul colpo. Powell ha avuto 23 secondi per rendersi conto cosa stava accadendo nel momento in cui due poliziotti gli hanno puntato contro le pistole, dopodiché è stato colpito a morte. L’omicidio avvenne esattamente dieci giorni dopo l’omicidio di Michael Brown a Ferguson (che si trova proprio nella contea di St. Louis), evento scatenante della durissime proteste contro gli abusi di polizia che, nei mesi successivi, contribuirono alla nascita del movimento Black Lives Matter.
  • Nella giornata di ieri le forze di polizia di St. Louis hanno dimostrato come, ad un anno di distanza, niente sia cambiato per le comunità black dell’america obamiana. A cadere sotto i colpi degli agenti questa volta è stato un giovane di appena 18 anni, Mansur Ball-Bey, ucciso proprio nelle ore in cui decine di persone scendevano in strada chiedendo giustizia per l’omicidio di Kajieme Powell – caso sul quale la polizia sta ancora indagando (ma, allo stesso tempo, proteggendo e coprendo i due assassini in divisa). Con la morte di ieri ammontano a 732 le persone uccise dalla polizia statunitense nel solo 2015; un dato in crescita rispetto allo scorso anno e che palesa come, nonostante le rassicurazioni della Casa Bianca e i tentativi di cooptazione, il terrore poliziesco sia – ancora una volta – lo strumento con il quale il potere tenta di controllare e sottomettere la popolazione black.

    Le immediate proteste che sono esplose in seguito alla morte di Mansur Ball-Bey hanno infatti trovato la durissima risposta di esercito e forze dell’ordine, che non hanno esitato a schierarsi in maniera massiccia (“un esercito di occupazione”, lo hanno definito gli attivisti di BLL presenti) nei quartieri attraversati dalle manifestazioni. Si può infatti individuare una controtendenza nell’utilizzo dei mezzi repressivi rispetto allo scorso anno: se a Ferguson e Baltimora i tentativi di monitorare e placare le proteste nei primi giorni erano palesi (anche attraverso l’intercessione di pastori e personalità di rilievo nelle comunità) negli ultimi mesi è palese la volontà di utilizzare subito una linea dura che passa tramite la militarizzazione del territorio, l’utilizzo di gas e l’arresto indiscriminato dei manifestanti.

    Il duro intervento della polizia ha quindi provocato rivolte e riot in diversi quartieri della città, dove delle auto sono state date alle fiamme insieme ad alcune abitazioni disabitate. Il bilancio delle proteste è, infine, di almeno 9 arresti secondo la polizia (ma potrebbero essere molti di più) e numerosi feriti, perlopiù intossicati dai numerosi gas lacrimogeni (di tipologie differenti, come dimostra questa foto) lanciati dagli agenti in assetto antisommossa. Al momento le proteste sembrano essere cessate, ma per la giornata di domani sono previste mobilitazioni anche a Indianapolis, Kansas City e Cleveland, anche se è oramai evidente come il ciclo apertosi lo scorso anno a Ferguson non possa trovare soluzione se non in una mobilitazione costante che riporti l’attenzione sugli abusi quotidiani e sistematici delle forze dell’ordine.

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