Una
lavoratrice scrive:
"Lo scoglio maggiore l'ho incontrato nella comprensione della dicotomia del lavoro in lavoro concreto e in lavoro astratto...quando si parla di lavoro "utile" (associandolo al valore d'uso) ci si riferisce al lavoro concreto?
In
particolare, quando, si parla del duplice carattere del lavoro
rappresentato nelle merci
(http://proletaricomunisti.blogspot.it/searchq=il+duplice+carattere+del+lavoro+rappresentato+nelle+merci):
"Quindi
il lavoro utile diventa fonte più abbondante o più scarsa di
prodotti in rapporto diretto con l'aumento o con la diminuzione della
sua forza produttiva. Invece, un cambiamento della forza produttiva
non tocca affatto il lavoro rappresentato nel valore
preso
in sé e per sé."A
quale valore
ci
si riferisce?
Non
credo si riferisca a quello di scambio della merce, né a quello
d'uso, perchè se aumenta la forza produttiva, ad esempio con
l'introduzione di un macchinario che la potenzia, più merci vengono
prodotte nell'unità di tempo, quindi il valore d'uso aumenta
quantitativamente e la grandezza di valore diminuisce.
PROVIAMO
A RISPONDERE
Marx spiega che il lavoro ha un duplice carattere:
-
è lavoro concreto, qualitativamente definito, volto a produrre
questo o quel valore d’uso; e quindi quando si parla di "utilità"
ci si riferisce effettivamente al lavoro concreto;
-
è lavoro astratto,
cioè pura estrinsecazione di lavoro umano, che prescinde da ciò che
concretamente viene prodotto, quindi dagli aspetti qualitativi e
dalle determinazioni specifiche riferite all’utilità
dei singoli lavori, e la cui quantità determina il valore creato
(quindi che l'operaio con il suo lavoro produca mobili o aerei è
indifferente, ciò che conta è il lavoro umano impiegato per
produrre quella merce).
La
quantità di lavoro astratto per produrre una merce è data dal tempo
di lavoro socialmente necessario, secondo l’intensità e la
produttività prevalente in quel ramo produttivo, per produrre le
merci.
Per meglio spiegare
questa importante questione, riprendiamo proprio dal testo ricordato
dalla lavoratrice, pubblicato nel blog il 4 dicembre 2014:
"DUPLICE CARATTERE
DEL LAVORO RAPPRESENTATO NELLE MERCI"
"La merce è al
contempo valore d'uso - e per fare questo serve lavoro
concreto, specifico, lavoro utile (per es.
falegnameria) - e dall'altro valore - e per fare questo basta
il lavoro inteso in senso generale, astratto, dispendio
di nervi, cervello, muscoli, forza lavoro umani, quel lavoro
che permette lo scambio di cose di qualità differenti (dato
che è assurdo scambiarsi la stessa cosa).
Prendiamo
per esempio due merci: 1 abito e dieci braccia di tela.
Marx fa l'ipotesi
che l'abito ha valore doppio della tela e cioè 1 abito = venti
braccia di tela.
Di dove viene
questa differenza fra le loro due grandezze di valore? Dal fatto
che la tela contiene soltanto la metà del lavoro dell'abito,
cosicché per la produzione di quest'ultimo la forza-lavoro deve
essere spesa durante un tempo doppio di quello occorrente per la
produzione della tela.
Sull'altra domanda che riguarda il rapporto tra
cambiamento della forza produttiva e valore d'uso e valore, quello a cui si
riferisce la frase
"un cambiamento della forza
produttiva non tocca affatto il lavoro rappresentato nel valore
preso in sé e per sé" è il "valore", come dispendio di lavoro umano in senso
astratto.
Vediamo perchè:
Vediamo perchè:
Se
la forza produttiva
di
tutti i lavori utili richiesti per la produzione di un abito, rimane
immutata, la grandezza di valore degli abiti cresce col crescere
della loro quantità. Se 1 abito rappresenta x giornate lavorative, 2
abiti rappresentano 2 x giornate lavorative, ecc. Ma ammettiamo che
il lavoro necessario alla produzione di un abito cresca del doppio o
diminuisca della metà. Nel primo caso un abito ha altrettanto valore
quanto in precedenza ne avevano due, nel secondo caso due abiti hanno
tanto valore quanto in precedenza ne aveva uno, benché nell'uno e
nell'altro caso un abito renda prima e dopo gli stessi servizi e il
lavoro utile contenuto in esso rimanga prima e dopo della stessa
bontà.
Una quantità
maggiore di valore d'uso costituisce in sé e per sé una maggiore
ricchezza materiale, due abiti sono più di uno. Con due abiti si
possono vestire due uomini, con un abito se ne può vestire uno solo,
ecc.
Quindi il lavoro utile diventa fonte più abbondante o più scarso di prodotti in rapporto diretto con l'aumento o con la diminuzione della sua forza produttiva.
Quindi il lavoro utile diventa fonte più abbondante o più scarso di prodotti in rapporto diretto con l'aumento o con la diminuzione della sua forza produttiva.
Invece, un cambiamento della forza produttiva non
tocca affatto il lavoro rappresentato nel valore preso in sé e per
sé. E cioè, l'invenzione di un attrezzo, per esempio, agevola
sì il lavoro per cui in meno tempo si fanno più cose, ma questo non
cambia il fatto che un'ora di lavoro vale sempre un'ora di
lavoro! E un oggetto che contiene un'ora di lavoro sarà valutato
socialmente per un'ora di lavoro.
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