Come Movimento femminista proletario rivoluzionario Italia vogliamo ringraziarvi per l’invito a questo congresso in cui portiamo con gioia il saluto delle donne lavoratrici, precarie, disoccupate, giovani che nel nostro paese lottano, organizzate con noi.
In
questo sistema capitalistico i governi, sia in Europa che nel mondo,
scagliano attacchi sempre più reazionari verso le masse popolari
che si accentuano soprattutto nella crisi; per la maggioranza delle
donne i peggioramenti alle condizioni di vita e di lavoro si legano
sempre ad un aumento dell’oppressione, nei posti di lavoro, nella
vita in generale, in famiglia, con incremento della violenza sessuale
fino ai femminicidi.
Ma
vediamo come nel mondo, seppur in diverse forme, le masse popolari si
ribellano, tante donne, compagne, proletarie lottano, sfidando con
coraggio e determinazione la pesante repressione degli Stati, dalle
donne di Gaza/Palestina che resistono ai feroci attacchi dello Stato
nazisionista di Israele alle donne in lotta nelle cittadelle
imperialiste verso cui la repressione poliziesca di Stato assume
anche odiosi aspetti sessisti e maschilisti.
Ma
dalle donne combattenti Curde a Rojava e Kobane alle donne
combattenti nella guerra popolare in India abbiamo oggi un esempio
luminoso della doppia/tripla lotta che le donne mettono in campo
ribellandosi ad un sistema che fa della doppia/tripla oppressione
delle donne una sua base.
Nel
nostro paese il fronte di lotta principale del Movimento
femminista proletario rivoluzionario sono
la condizione di vita e di lavoro delle donne proletarie. Diverse
lotte abbiamo fatto e guidato negli anni, tutte inserite nel
quadro dell’attacco complessivo che governi sempre più reazionari,
padroni e Stato sferrano contro le donne, in quello che noi chiamiamo
moderno fascismo e moderno medioevo che avanzano.
Le
lotte con le lavoratrici (l’Italia è uno dei paesi europei con un
tasso di occupazione femminile tra i più bassi (46,6%)), le
inchieste tra le operaie in alcune grandi fabbriche come la Fiat, le
iniziative contro la violenza sessuale e i femminicidi in costante
aumento, vera e propria guerra di bassa intensità contro le donne,
le mobilitazioni contro l’attacco al diritto di aborto, e le
campagne ideologiche sulla “sacra famiglia” delle Istituzioni
fiancheggiate attivamente dalla Chiesa cattolica, sono alcune delle
battaglie che ci vede maggiormente impegnate.
Tutte
queste lotte hanno portato, tappa dopo tappa, alla costruzione dello
Sciopero delle donne,
il 25 novembre 2013, giornata internazionale contro la violenza sulle
donne, un vero e proprio evento storico nel nostro paese.
Uno
sciopero di avanguardia, non solo sindacale, perché partendo dalle
condizioni delle lavoratrici, dall'attacco ai loro diritti e dalla
questione dei femminicidi e della violenza sessuale, faccia moderna
dell’imperialismo, si è allargato a tutti gli aspetti di
oppressione della maggioranza delle donne, dall’ambito sociale, a
quello ideologico, familiare, sessuale; mettendo al centro
l’intreccio della questione di classe con la questione di genere.
Uno
sciopero che ha visto l'adesione di piu’ di 20.000 donne, tra
operaie, lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti, studentesse e
che abbiamo definito una
scintilla che ha
illuminato il sentiero di lotta delle donne, delle proletarie che non
hanno nulla da perdere in questo sistema capitalistico se non le
doppie catene dell’oppressione e che devono essere protagoniste
nella lotta rivoluzionaria per rovesciare questo sistema.
Uno
sciopero che è stata anche una battaglia pratica e teorica verso le
realtà sindacali o femministe borghesi e piccolo borghesi
filo-istituzionali con la loro linea di boicottare o deviare lo
sciopero su una via riformista e in una logica della delega delle
donne al governo.
Traendo
un bilancio dall'esperienza, nel nuovo anno di lotta riteniamo
necessario lavorare perchè la linea/concezione/lotta rivoluzionaria
che si è concretizzata nello Sciopero delle donne, si estenda e si
consolidi. Importante in questa fase è la battaglia teorica al
servizio della pratica,
su questo abbiamo fatto anche degli opuscoli, di cui ne abbiamo
portato qui alcuni.
In
queste lotte, battaglie, le compagne del Mfpr e in particolare le
donne proletarie mentre sono in prima fila nell’organizzazione di
esse trasformano il loro modo di pensare, agire e anche di vivere
avanzando nell’assumere un ruolo di direzione in tutti i campi, nel
movimento sindacale, nel movimento delle donne e nella lotta generale
per la trasformazione rivoluzionaria del nostro paese… una parola
d’ordine dice “scatenare
la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione”
In
questo senso le parole che compongono la nostra sigla hanno ognuna un
significato specifico. Diciamo femminismo
perché facciamo
nostra tutta la ribellione delle donne che lottano e vengono
attaccate, represse, criminalizzate dal sistema borghese, per
valorizzare il protagonismo spontaneo delle donne, il loro ruolo e
radicalità nella lotta contro doppio sfruttamento e oppressione;
diciamo femminismo
proletario come
espressione della maggioranza delle donne che sono le proletarie,
lavoratrici, precarie…, che si contrappone in maniera irriducibile
e lotta contro il femminismo borghese e piccolo borghese che nella
sostanza vuole “abbellire” il dominio della borghesia
accontentandosi di qualche privilegio o riforma ma sempre per le
donne della propria classe; diciamo femminismo
proletario rivoluzionario
perché dall’insieme di tutti i vari aspetti di oppressione,
violenza contro le donne emerge tutta la violenza “sistemica” di
questa società che deve essere rovesciata, e perchè le donne siano
il cuore impetuoso di una rivoluzione che vada in fondo, una
rivoluzione nella rivoluzione che trasformi il cielo e la terra.
Nelle
lotte che portiamo avanti siamo saldamente legate con le donne che
lottano nei paesi oppressi. Guardare a tali esperienze non può che
arricchirci e rafforzarci nella solidarietà internazionale, come voi
stesse avete scritto nell’invito per questo congresso.
In
questo senso abbiamo fatto delle iniziative di solidarietà concreta
verso le donne Curde come andare all’ambasciata Turca a Roma con
un grande striscione il 25 novembre 2014, sfidando la polizia, e da
anni abbiamo posto un “ ponte” con le tante donne che lottano
nella guerra popolare in India, vero e proprio cuore pulsante della
rivoluzione nella rivoluzione in questa guerra di popolo.
L’Mfpr
per rafforzare questo ponte parteciperà alla delegazione
internazionale che si recherà in India contro l'operazione Green
Hunt, genocida del popolo indiano ad opera del governo fascista Modi.
Il
cammino di noi donne proletarie contro lo sfruttamento e
l’oppressione di questo sistema non è certamente facile ma è
sicuramente entusiasmante perché l’obiettivo è luminoso: “tutta
la nostra vita deve cambiare!”
Movimento femminista proletario rivoluzionario Italia
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