La lunga telenovela sulla crisi del debito della Grecia si
dovrebbe concludere oggi. Che la Germania della Merkel, la più ostile ad una
soluzione che dia “più tempo” alla Grecia, mantenga questa “fermezza”, o che
tutti i paesi europei coinvolti più la famigerata troika – Fondo Monetario
Internazionale, Banca Europea e Unione Europea – dimostrino di essere più
condiscendenti con le richieste del governo Tsipras, quello che rimane sul tappeto è che le masse greche di
fatto si ritrovano con diritti dimezzati e condizioni di vita molto peggiori.
La domanda, quindi, “salvare la Grecia”? è puramente
retorica, perché le masse popolari, qualunque sia la “soluzione” avranno ancora
davanti anni di sacrifici. E la retorica di questi giorni copre anche come un
grande polverone quello che davvero è successo e chi in questo affare ha
davvero guadagnato!
In questi anni, infatti, la crisi economica è stata
scaricata tutta sulle spalle delle masse popolari, anche di quelle europee, che
come riportano le statistiche di questi giorni hanno visto aumentare poveri,
disoccupati e disagiati in generale! E il
salvataggio delle banche di fatto fallite, con nazionalizzazioni più o meno nascoste, anche dei paesi più
industrializzati come la Germania è passato dal “travaso” di miliardi di soldi pubblici alle banche private come
spiega bene questo articolo che riportiamo del Sole 24 Ore del 18 febbraio che
si incarica di smascherare l’“innocenza” della Germania in tutta l’operazione…
insomma quando i ladroni litigano si scopre dove si trova il bottino.
Riassumiamo in breve: le
banche private di Germania e Francia avevano investito in Grecia circa 130
miliardi di dollari che rischiavano di perdere in caso di fallimento della
Grecia. Il governo tedesco, francese e degli altri paesi europei con i loro “prestiti”
alla Grecia hanno dato tempo alle banche private di vendere i titoli e
recuperare i loro soldi. Questa montagna di titoli è stata acquistata dagli
stessi governi europei, che si sono sostituiti alle banche private e hanno
dovuto aumentare il loro debito pubblico nazionale che scaricano ancora una
volta sulle masse popolari!
Riporta, infatti, l’articolo che “ calcoli alla mano –
mentre gli Stati sostenevano la Grecia, dietro le quinte avveniva qualcosa di
ben più clamoroso: i contribuenti
europei salvavano le banche di Francia e Germania molto più che il popolo
greco. E molti Paesi, Italia e Spagna incluse, spendevano soldi pubblici
non per aiutare le proprie banche (che erano minimamente esposte sulla Grecia),
ma per dare una mano soprattutto agli istituti tedeschi e francesi. Ora che la
trattativa tra Atene e l’Europa è tornata nel vivo, questo lato paradossale
della «medaglia» non va dimenticato.”
E continua: “I numeri
parlano da soli. Nel dicembre del 2009, prima della crisi ellenica, gli
istituti di credito di Francia e
Germania erano i più presenti in Grecia: i primi – secondo i dati della Bri
– avevano un’esposizione pari a 78,8
miliardi di dollari, mentre i
secondi di 45. Per contro le banche italiane avevano in Grecia solo 6,8
miliardi e quelle spagnole appena 1,21 miliardi. Insomma: un eventuale crack ellenico avrebbe fatto del male agli istituti
francesi e tedeschi, non a quelli italiani o spagnoli. Ovvio che l’effetto
contagio avrebbe penalizzato i Paesi periferici sui mercati (dunque era
interesse di tutti evitarlo), ma non le
loro banche. Almeno: non direttamente.”
“Quando nel maggio del 2010 si rende necessario il
salvataggio di Atene, tutti gli Stati mettono mano ai soldi pubblici. La stessa
cosa è avvenuta nel 2012, in occasione del secondo aiuto. Così (sommando i
prestiti bilaterali, le garanzie date al fondo salva-stati Efsf e i titoli
acquistati dalla Bce), lo Stato tedesco
risulta oggi esposto verso la Grecia per 61 miliardi, quello francese per 46, mentre
l’Italia per 40,8. Nel frattempo le
banche sono invece fuggite da Atene: le francesi sono ora in Grecia per
appena 1,8 miliardi di dollari e le tedesche per 13,5. In cinque anni c’è stato dunque un travaso: l’esposizione privata verso
Atene è diventata pubblica.”
“Il punto è che il travaso non è stato uniforme. La Francia,
per esempio, ha ridotto la propria esposizione totale: prima era pari a 78
miliardi (tutta bancaria) e ora ammonta a 48 (in gran parte pubblica). La
Germania l’ha incrementata, ma non di tanto. Mentre l’Italia l’ha aumentata di
circa il 510%: dai 6,86 miliardi (delle banche) del 2009, ai circa 42 (quasi
esclusivamente pubblici) attuali. «Noi abbiamo preso un’esposizione che non
avevamo, mentre i tedeschi e i francesi hanno semplicemente rimescolato tra
privato e pubblico una presenza che già avevano», osserva Luca Mezzomo,
economista di Intesa Sanpaolo. Insomma:
i soldi pubblici italiani sono in parte serviti anche per permettere alle
banche tedesche e francesi di tirarsi fuori dai guai…”
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