venerdì 20 febbraio 2015

pc 20 febbraio - Salvare la Grecia? No! Il Capitale salva i profitti delle banche private...

La lunga telenovela sulla crisi del debito della Grecia si dovrebbe concludere oggi. Che la Germania della Merkel, la più ostile ad una soluzione che dia “più tempo” alla Grecia, mantenga questa “fermezza”, o che tutti i paesi europei coinvolti più la famigerata troika – Fondo Monetario Internazionale, Banca Europea e Unione Europea – dimostrino di essere più condiscendenti con le richieste del governo Tsipras, quello che rimane sul tappeto è che le masse greche di fatto si ritrovano con diritti dimezzati e condizioni di vita molto peggiori.

La domanda, quindi, “salvare la Grecia”? è puramente retorica, perché le masse popolari, qualunque sia la “soluzione” avranno ancora davanti anni di sacrifici. E la retorica di questi giorni copre anche come un grande polverone quello che davvero è successo e chi in questo affare ha davvero guadagnato!
In questi anni, infatti, la crisi economica è stata scaricata tutta sulle spalle delle masse popolari, anche di quelle europee, che come riportano le statistiche di questi giorni hanno visto aumentare poveri, disoccupati e disagiati in generale! E il salvataggio delle banche di fatto fallite, con nazionalizzazioni più o  meno nascoste, anche dei paesi più industrializzati come la Germania è passato dal “travaso” di miliardi di soldi pubblici alle banche private come spiega bene questo articolo che riportiamo del Sole 24 Ore del 18 febbraio che si incarica di smascherare l’“innocenza” della Germania in tutta l’operazione… insomma quando i ladroni litigano si scopre dove si trova il bottino.
Riassumiamo in breve: le banche private di Germania e Francia avevano investito in Grecia circa 130 miliardi di dollari che rischiavano di perdere in caso di fallimento della Grecia. Il governo tedesco, francese e degli altri paesi europei con i loro “prestiti” alla Grecia hanno dato tempo alle banche private di vendere i titoli e recuperare i loro soldi. Questa montagna di titoli è stata acquistata dagli stessi governi europei, che si sono sostituiti alle banche private e hanno dovuto aumentare il loro debito pubblico nazionale che scaricano ancora una volta sulle masse popolari!


Riporta, infatti, l’articolo che “ calcoli alla mano – mentre gli Stati sostenevano la Grecia, dietro le quinte avveniva qualcosa di ben più clamoroso: i contribuenti europei salvavano le banche di Francia e Germania molto più che il popolo greco. E molti Paesi, Italia e Spagna incluse, spendevano soldi pubblici non per aiutare le proprie banche (che erano minimamente esposte sulla Grecia), ma per dare una mano soprattutto agli istituti tedeschi e francesi. Ora che la trattativa tra Atene e l’Europa è tornata nel vivo, questo lato paradossale della «medaglia» non va dimenticato.”
E continua: “I numeri parlano da soli. Nel dicembre del 2009, prima della crisi ellenica, gli istituti di credito di Francia e Germania erano i più presenti in Grecia: i primi – secondo i dati della Bri – avevano un’esposizione pari a 78,8 miliardi di dollari, mentre i secondi di 45. Per contro le banche italiane avevano in Grecia solo 6,8 miliardi e quelle spagnole appena 1,21 miliardi. Insomma: un eventuale crack ellenico avrebbe fatto del male agli istituti francesi e tedeschi, non a quelli italiani o spagnoli. Ovvio che l’effetto contagio avrebbe penalizzato i Paesi periferici sui mercati (dunque era interesse di tutti evitarlo), ma non le loro banche. Almeno: non direttamente.”
“Quando nel maggio del 2010 si rende necessario il salvataggio di Atene, tutti gli Stati mettono mano ai soldi pubblici. La stessa cosa è avvenuta nel 2012, in occasione del secondo aiuto. Così (sommando i prestiti bilaterali, le garanzie date al fondo salva-stati Efsf e i titoli acquistati dalla Bce), lo Stato tedesco risulta oggi esposto verso la Grecia per 61 miliardi, quello francese per 46, mentre l’Italia per 40,8. Nel frattempo le banche sono invece fuggite da Atene: le francesi sono ora in Grecia per appena 1,8 miliardi di dollari e le tedesche per 13,5. In cinque anni c’è stato dunque un travaso: l’esposizione privata verso Atene è diventata pubblica.”

“Il punto è che il travaso non è stato uniforme. La Francia, per esempio, ha ridotto la propria esposizione totale: prima era pari a 78 miliardi (tutta bancaria) e ora ammonta a 48 (in gran parte pubblica). La Germania l’ha incrementata, ma non di tanto. Mentre l’Italia l’ha aumentata di circa il 510%: dai 6,86 miliardi (delle banche) del 2009, ai circa 42 (quasi esclusivamente pubblici) attuali. «Noi abbiamo preso un’esposizione che non avevamo, mentre i tedeschi e i francesi hanno semplicemente rimescolato tra privato e pubblico una presenza che già avevano», osserva Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpaolo. Insomma: i soldi pubblici italiani sono in parte serviti anche per permettere alle banche tedesche e francesi di tirarsi fuori dai guai…”

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