Da giovedì 12 il quotidiano dei padroni, Il Sole 24
Ore, ha cominciato a pubblicare una serie di dossier intitolati “Il giornale
della famiglia” con l’intento dichiarato di spiegare in maniera semplice come
funziona l’economia, per così dire alla portata della famiglia, appunto,
(naturalmente quella famiglia che hanno in testa i padroni, e cioè la famiglia
“media” capace di “spendere” perché ha un “reddito” annuo significativo).
Premettiamo che da anni oramai i padroni accusano i loro economisti, i loro
“scienziati” (e questi a loro volta si accusano tra di loro!) di non saper
prevedere e non saper dare soluzioni, insomma di non capire quello che succede
e quindi ammettono tranquillamente che la loro non è una scienza, stiamo
parlando di quella “scienza economica” che viene “insegnata” nelle università e
dispensa nobel! Non è una scienza perché non riesce a spiegare i processi di
fondo dell’economia, ma si limita di fatto a registrarne gli effetti, i
fenomeni superficiali, quelli che tutti vedono e che quindi non hanno bisogno
di scienza. E infatti a questo proposito dice Marx: i borghesi si fermano alla forma
fenomenica, i proletari coscienti vanno all’essenza della cosa.
Questo tentativo dei padroni ne segue altri già fatti
fin dall’inizio della crisi del 2007. Seguiamo questo primo articolo
introduttivo della “nuova serie” intitolato “L’altalena dei prezzi” con il
quale ci confermano tra l’altro che la crisi economica è globale ed è in atto
nonostante le chiacchiere “fiduciose” di Renzi e compagnia che continua a dire
che l’Italia è ripartita. (Le sottolineature sono nostre)
di Morya Longo 12 febbraio 2015
«In gran parte delle industrie manifatturiere, gli aumenti della produttività hanno
offerto capienza ai pur notevoli aumenti
salariali. Il caso più evidente è forse quello dell'industria dell'acciaio,
dove la produttività del lavoro è raddoppiata in meno di un decennio, sicché i
prezzi dell'acciaio hanno potuto mantenersi all'incirca fermi sui livelli del
1950». Correva l'anno 1959. L'Italia
era in deflazione: cioè i prezzi di beni e servizi scendevano.
Ma non si trattava di una deflazione “cattiva”: come spiegava Donato
Menichella, allora Governatore della Banca d'Italia, i prezzi scendevano perché
le aziende producevano sempre di più, grazie
allo sviluppo tecnologico. Questo permetteva loro di mantenere stabili, o
in calo, i prezzi finali. La deflazione, insomma, era figlia del boom economico. Dell'innovazione
tecnologica.”
Per i borghesi c’è
dunque una “deflazione (i prezzi delle merci scendono) cattiva (perché c’è la
crisi)” e una “deflazione buona” (i prezzi delle merci scendono, ma comunque
c’è crescita economica), ma non si spiegano questi alti e bassi, o meglio danno
delle spiegazioni superficiali.
Poi da questo primo paragrafo
veniamo a sapere che nonostante il grande aumento di “produttività” (raddoppiata
in dieci anni!) e cioè l’aumento degli investimenti in tecnologia, ma
soprattutto dello sfruttamento degli
operai fatto di ritmi di lavoro in aumento e pesantissimi, le lotte operaie
negli anni ‘50 avevano comunque portato ad aumenti salariali! Ma ciononostante
i prezzi delle merci scendevano. Ciò significa, come stiamo spiegando trattando
del Capitale che l’aumento di produttività, fa sì che ogni merce contiene meno tempo di lavoro (che è ciò che dà valore alla
merce)!
“Sono passati 56 anni. E oggi l'Italia è tornata in
deflazione. Gli ultimi dati dell'Istat segnalano che su base annua i prezzi al
consumo sono scesi a gennaio dello 0,6%. Eppure la situazione economica è ben
diversa da quella del 1959. L'Italia
oggi ha alle spalle tre anni filati di recessione. Una crisi così
prolungata ha fatto perdere molti posti
di lavoro, ha ridotto gli stipendi
e - dunque - ha provocato una contrazione
dei consumi. Insomma: gli italiani
comprano meno, perché hanno meno soldi in tasca. E questo costringe le
aziende a ridurre i prezzi sugli scaffali. La deflazione oggi, dunque, è figlia
della crisi.”
Come si vede la
giornalista quando parla di crisi economica, perdita di molti posti di lavoro,
salari ridotti, calo dei consumi… non si dà da fare per trovare i “responsabili”,
e cioè il sistema capitalistico stesso, ma rimane sempre in un limbo di
indeterminatezza, come di un destino ineluttabile per cui tutta questa
schifezza è solo “figlia della crisi”! Sì, ma la crisi di chi è “figlia”?
“Ma non solo. Ad avvitare i prezzi è stata anche la frenata del petrolio: senza questo
effetto, il Paese avrebbe un'inflazione bassa ma non negativa. Il barile lo scorso giugno valeva infatti
115 dollari mentre ora viaggia sotto quota 60, spingendo in ribasso il
prezzo della benzina e dell'energia. Questo è il lato “buono” della deflazione
attuale: finché i prezzi scendono per motivi esterni, infatti, gli italiani
risparmiano e dunque hanno più soldi a disposizione per tornare a spendere. Se
la deflazione durasse poco tempo, dunque, potrebbe addirittura aiutare l'Italia
a uscire dalla recessione: aumentando il reddito disponibile, potrebbe far
ripartire i consumi. Dunque l'economia.”
Ma se “gli italiani comprano meno, perché hanno
meno soldi in tasca” come si fa a “far ripartire i consumi. Dunque
l'economia.”? La risposta normale sarebbe “facciamo in modo che gli italiano
abbiamo più soldi in tasca”! Ma questa risposta non raggiunge il cervello
dell’economista.
Invece di spiegare
come mai il petrolio, una delle merci fondamentali oggi per tutta l’economica
mondiale perché produce l’energia per tenere accesi i motori delle fabbriche e
fa muovere tutti i mezzi di trasporto, passa da 115 dollari a 60 dollari al barile,
cioè crolla della metà! la
giornalista passa avanti come se niente fosse: innanzi tutto ridurre il prezzo
di una merce della metà e continuare a venderla significa che il capitalista
continua in ogni modo a trarne profitto e il precedente prezzo alto è il
risultato di una vera e propria truffa possibile spesso solo grazie ad accordi
di monopolio tra capitalisti; ma quando, anche grazie alla crisi, la concorrenza tra capitalisti si fa più
dura (in questo caso c’è meno domanda di petrolio perché le fabbriche chiudono)
allora si torna alla normale anarchia
della produzione (ogni capitalista cerca di produrre quante più merci per
conquistare “mercati” e cioè togliere spazio ad altri capitalisti).
I prezzi bassi
comunque alla fine non aiutano più di tanto il salario degli operai, che
nell’immediato può essere nominalmente più alto, dato che nel complesso, visti
i licenziamenti in massa dovuti alla chiusura delle fabbriche e di molti
settori dei servizi, l’ammontare dei salari degli operai scende!
“Il pericolo è che questo meccanismo virtuoso non scatti e
che gli italiani preferiscano - per paura del futuro - mettere da parte i soldi
risparmiati invece che usarli per fare shopping. E se la deflazione durasse
troppo a lungo, questo meccanismo diventerebbe patologico: le famiglie
tenderebbero infatti a non spendere, nella convinzione che in futuro i prezzi
saranno ancora più bassi. Ecco perché la deflazione fa paura: perché se diventa
uno “stile di vita” e cambia le aspettative dei consumatori, condanna a morte
l'economia.”
Qui i borghesi mettono
a dura prova la propria intelligenza (e
la pazienza altrui). Le parole usate sono “preferiscono”, “fiducia”, “volontà”…
ma come si fa a dire che uno non spende perché non ha “fiducia” o perché ha “paura”?
e meno male che prima ci avevano
ricordato che senza soldi non si può spendere!
“Il problema non è solo italiano: su 185 Paesi del mondo, ben 43 sono in deflazione e 88 hanno
un'inflazione sotto l'1,5%. Per due motivi: da un lato perché il petrolio è
basso per tutti, dall'altro perché la crisi ha frenato l'intera economia
globale. È anche per questo che le
banche centrali di mezzo mondo, per combattere contro questa piaga, hanno
varato politiche ultraespansive: delle 36 maggiori banche centrali del
mondo, calcola Morgan Stanley, ben 29
hanno una politica monetaria espansiva. La Bce è l'ultima ad attivare il
«bazooka» anti-deflazione: da marzo inizierà infatti a stampare moneta. Così
dopo decenni in cui il problema è stato quello dell'inflazione, oggi il mondo
combatte contro il fantasma opposto. Ultimo strascico di una crisi globale
senza precedenti.”
I capitalisti “da
soli” non ce la fanno. Il loro sistema entra in crisi costantemente e si
inceppa e allora arriva il soccorso dei loro agenti al governo che per superare
le difficoltà “stampano moneta”!
Nessun commento:
Posta un commento