E' il governo Renzi che con il primo decreto dell'anno 2015 ha decretato il fallimento della più grande fabbrica siderurgica, per poterla svendere ai nuovi padroni, alla Mittal che quasi sicuramente vince la partita rispetto ai padroni italiani - Marcegaglia - che vorrebbe mantenere una presenza dello Stato non avendo soldi a sufficienza, o ai padroni della Federacciaio che vorrebbero mantenere la presenza dei Riva.
La svendita dell'Ilva comporta che venga separata la vecchia gestione (con debiti, risarcimenti, bonifiche) dall'attuale. Si salva per i nuovi padroni la parte che può dare profitto e si pilota la distruzione di una rilevante fetta della fabbrica con tutto quello che contiene compresi gli operai.
Non c'è da aspettare per vedere gli effetti nefasti per gli operai di questo decreto.
I salari degli operai dell'appalto Ilva fino a gennaio, vanno di fatto anch'essi - attraverso il congelamento dei crediti delle aziende - nella "massa dei debiti".
Nel processo Ilva, grazie proprio all'applicazione del decreto del governo Renzi le società Ilva sono state escluse dai risarcimenti, togliendo di fatto dal banco degli imputati il capitale come soggetto collettivo e mettendo al riparo i suoi profitti.
L'operazione Ilva mostra in maniera esemplare come lo Stato sia solo al servizio del capitale, nella sua distruzione e nella sua corsa ai profitti.
L'Ilva, la più grande fabbrica del paese e tra le maggiori in Europa e nel mondo, è al centro di una contraddizione epocale tra gli interessi avidi del capitale e gli interessi al lavoro, al salario, alla salute, alla vita degli operai e delle masse popolari.
Per questo il governo dei padroni ha chiuso l'anno 2014 con il Jobs act e ha aperto il 2015 con il decreto sulla fabbrica, unica oggi, dopo gli anni "d'oro" della Fiat ad occupare 20mila operai.
L'intervento dello Stato, alla faccia dei cantori della "nazionalizzazione" serve solo per socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
Anche il processo Ilva mostra esemplarmente il sistema del capitale. Tra gli imputati, infatti, ci sono tutte le espressioni del sistema economico, politico, istituzionale, dai grandi capitalisti, ai loro agenti, da tutti i rappresentanti delle Istituzioni politiche regionali, provinciali e locali, a esponenti delle "forze dell'ordine", dai politici e dirigenti degli Enti che dovevano controllare, fino ai vertici della Chiesa - mancano solo i vertici dei sindacati confederali e il quadro del sistema borghese sarebbe completo.
Tutto questo fa della grande questione Ilva, oggi, una questione nazionale, di cui tutte le forze che si riferiscono alla classe dei lavoratori dovrebbero occuparsi.
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