Sono stati varati i primi due decreti attuativi sul contratto a
tempo indeterminato a tutele crescenti e sull’estensione dell’Aspi a 24
mesi – in questo caso con un sì “salvo intese” – incluse le nuove regole per i licenziamenti, con l’indennizzo che per i nuovi contratti sostituirà nella gran parte dei casi il reintegro dell’articolo 18. “C’è un clima politico molto suscettibile e sensibile, anche con un pensiero ideologizzato
attento alle virgole, ma noi ci siamo assunti la responsabilità di
decidere”, ha detto Renzi. “Se stiamo qui è perché abbiamo fatto delle scelte,
quindi buon gioco delle parti e buon Natale. Abbiamo fatto delle scelte
sul testo (che esclude l’opting out, ndr) e siamo anche aperti alle proposte di cambiamento che saranno fatte in Commissione e pronti, eventualmente, anche a rivedere i nostri convincimenti”, ha aggiunto parlando di “rivoluzione copernicana“.
“Altro
che rivoluzione copernicana, il governo Renzi ha cancellato il lavoro a
tempo indeterminato, generalizzando la precarizzazione dei rapporti di
lavoro in Italia”, è stata la replica a stretto giro del segretario
della Cgil, Susanna Camusso che parla di norme
“ingiuste, sbagliate e punitive”. Secondo la sindacalista “a leggere le
norme viene da chiedersi cosa abbiano mai fatto i lavoratori a Matteo
Renzi. Per la prima volta il governo rinuncia alla politica economica appaltando alle imprese la ripresa consentendo la libertà di licenziare sempre e comunque. Invertendo l’onere della prova,
che ora ricadrà sulle spalle dei lavoratori, si crea un abominio,
addossando alla parte più debole e ricattabile del rapporto di lavoro la
dimostrazione dell’ingiustizia del suo licenziamento”. Per questo la Cgil
continuerà “ad opporsi in modo forte e deciso a queste norme ingiuste,
sbagliate e punitive, nei confronti dei lavoratori e userà tutti gli
strumenti a sua disposizione per ripristinare i diritti dei lavoratori”.
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