Essebsi, l’ex ministro di Ben Ali che ha superato indenne la rivoluzione e che ora serve, è uomo dei militari e della borghesia compradora al servizio dell'imperialismo
Per chi l’ha votato (con il naso più o meno turato) il nuovo
presidente tunisino è l’argine al rischio di deriva islamista
nazionale. Per chi non l’ha votato è l’uomo del passato, l’ex ministro
di Bourghiba nonché del successore Ben Ali che con notevole pelo sullo
stomaco si è riciclato votandosi lesto alla rivoluzione all’indomani
della caduta del regime (i nemici aggiungono che aveva fatto lo stesso
anche nel 1987 quando abbandonò senza colpo ferire l’ex amico Bourghiba
deposto dal colpo di stato “medico” di Ben Ali). Beji Caid Essebsi, 88
anni, ripete che le urne gli hanno consegnato un mandato inequivocabile e
che sarà «il presidente di tutti» compresi gli elettori dell’avversario
Moncef Marzouki ancora non rassegnato alla sconfitta sebbene ormai il
risultato sia pressoché chiaro (Essebsi ha ottenuto il 55,68%, 1,7
milioni di voti, e Marzouki il 44,32%, 1,3 milioni di voti). Di certo,
come rivela la non abissale distanza tra i due, il candidato del
partito laico Nidaa Tounes è il simbolo di una spaccatura profonda nel paese che nel 2011 diede l’avvio alla primavera araba.
«Adesso che abbiamo vinto tutti, mettiamoci al lavoro tutti insieme» insiste Essebsi.
Richiedi gli opuscoli frutto di presenza e incontri in Tunisia di un compagno di proletari comunisti - PCm Italia
Leggi articolo sulle elezioni in questo blog tratto da 'proletari comunisti - PCm Italia novembre-dicembre 2014
«Adesso che abbiamo vinto tutti, mettiamoci al lavoro tutti insieme» insiste Essebsi.
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Dalla
rivolta della
primavera araba
alla rivoluzione
proletaria
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