Riportiamo un breve commento arrivato da Palermo in merito alla parte di sintesi dI "Lavoro salariato e capitale" postata giovedì 18 settembre - inizio della formazione operaia on line; insieme alla nostra risposta.
Invitiamo tutti a postare commenti, domande, o propri approfondimenti, precisazioni. Pubblicheremo tutto.
COMMENTO: "Da
quello che ho capito, l'operaio produce beni di valore, ma che non
gli viene riconosciuta in termini di denaro, il valore di quello che
ha prodotto servirà a fare arricchire i padroni.dovrebbe essere
valorizzato il lavoro di un operaio e ricompensarlo in misura
adeguata al prodotto. invece i padroni sfruttano l'operaio x
arricchirsi. spero di essermi espressa bene, caso mai mi chiarirete se
non ho capito"
Grazia precaria coop Palermo
Grazia precaria coop Palermo
RISPOSTA: Si, il capitalista non paga all'operaio
il prezzo del suo lavoro o del prodotto del suo lavoro, ma un salario
che corrisponde al prezzo della forza-lavoro, determinato, come
qualsiasi merce, dai costi della sua produzione, vale a dire dal
tempo di produzione di quei beni che all'operaio servono per andare
il giorno dopo a lavorare, a rifarsi sfruttare.
L'operaio vendendo al capitalista la
sua forza lavoro, questa non è più sua. Il capitalista essendo
diventato proprietario per un giorno, una settimana, un mese, di
questa merce particolare la mette al lavoro. In questo tempo di
lavoro, per es. 8 ore, solo una minima parte del lavoro dell'operaio
serve per ricostruire quella forza lavoro, il resto delle ore,
poniamo 5, questi fa lavoro gratis per il capitale. Ma il capitalista
ha già pagato quella forza lavoro come tutte le altre merci (quindi,
nell'esempio, per 3 ore, il tempo della sua produzione). E in questo
non è "cattivo o ladro", dal momento che la forza lavoro è una merce
come tutte le altre. Io - dice il capitalista - quanto pago un
vestito? Il prezzo che corrisponde al tempo di produzione di quel
vestito; quindi lo stesso mi comporto con la forza lavoro operaia,
pago a te lavoratore il prezzo corrispondente al tempo di produzione
di quei beni che ti fanno esistere.
Però, dice il capitalista, io ti ho
acquistato per 8 ore e quindi per 8 ore sei mio; pertanto l'operaio,
dopo, poniamo, le 3 ore in cui ricostruisce il costo della sua "merce",
deve continuare a lavorare fino alle 8 ore.
Quindi non si tratta che il capitalista
non dà valore al lavoro dell'operaio e che dovrebbe "ricompensarlo
in misura adeguata al prodotto". Il valore del lavoro, il prodotto, per la
legge capitalista, non devono interessare all'operaio, più di quanto
non interessi ad una macchina di quella fabbrica.
E ancora una volta, questo non avviene
per "cattiveria" (altrimenti l'eliminazione del lavoro
salariato consisterebbe solo nell'avere capitalista più giusti e che pensino ad arricchirsi un pò meno...); il capitalista si
alzerebbe in piedi sorpreso e risentito di questo attacco alla sua "correttezza"
e direbbe: "ma io ho pagato giustamente la forza-lavoro dell'operaio,
ciò che poi questa merce particolare produce è affare mio e io non devo
dare nessuna parte di questo prodotto all'operaio!". E rispetto alla
legge del capitale - per cui l'operaio è formalmente "libero",
ma appartiene al capitale, come uno schiavo, come una macchina - quel
padrone ha ragione...
Quando tu scrivi: "dovrebbe essere
valorizzato il lavoro di un operaio e ricompensarlo in misura
adeguata al prodotto", questo è possibile solo con il
rovesciamento del sistema del capitale e delle sue leggi; con
l'abolizione dello sfruttamento, lavoro salariato, con la costruzione
di una società socialista in cui non c'è più la stridente
contraddizione di oggi, per cui tutta la produzione, la ricchezza è
sociale, ma l'appropriazione dei frutti di questa produzione è
privata.
Nessun commento:
Posta un commento