De Bortoli
critica il governo Renzi. E Marchionne lo scarica: “Non lo leggo”
Dopo l'editoriale sul Corriere in
cui il direttore boccia l'esecutivo ed evoca la "massoneria",
l'amministratore delegato di Fiat che di Rcs è principale azionista lo liquida pubblicamente.
Mentre al premier riserva solo elogi: "Parla del futuro per la prima
volta"”, "sta cambiando il sistema con freschezza nelle nuove
idee". E ancora: "Gli consiglio di non arrendersi, ma non credo abbia
bisogno dei miei consigli. Ha un gran coraggio"
Ferruccio
de Bortoli sul
Corriere della Sera boccia il governo di Matteo Renzi, evocando
pure la “massoneria”? Per tutta
risposta Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat,
scarica pubblicamente il direttore del quotidiano di casa Rcs, di cui il
Lingotto è il principale azionista. Come
poche settimane fa, quando la defenestrazione era toccata al presidente di Ferrari Luca
Montezemolo, anche in
questa occasione il manager ha affidato il messaggio al vetriolo alle agenzie
di stampa: “No, normalmente non lo leggo”, è stata la risposta a chi,
a margine di un incontro al Council on Foreign Relations di New York a cui
partecipava anche il premier, gli ha chiesto se avesse letto il duro editoriale
pubblicato mercoledì. In cui de Bortoli sparava alzo zero sull’ex sindaco
di Firenze tacciandolo di “personalità ipertrofica” e “muscolarità che
tradisce la debolezza delle idee e la superficialità degli slogan”. Fino
all’accusa di “massoneria” con riferimento al patto del Nazareno con Silvio
Berlusconi. Un contropelo che evidentemente non è piaciuto all’artefice
della fusione
con Chrysler che sfocerà nella nascita di Fca e nel
trasferimento della sede legale del gruppo in Olanda e di quella fiscale a
Londra. Il quale
al contrario, rivedendo
in meglio i giudizi ancora “neutri” espressi a fine agosto, si è detto “convinto che
Renzi ce la farà” e che “dobbiamo aiutarlo“. Dopo aver definito
“eccezionale” l’intervento a braccio del presidente del Consiglio, che venerdì
sarà in visita alla sede di Chrysler a Detroit (“Cercherò di
vendergli una macchina… una qualsiasi”), Marchionne non ha risparmiato
altri elogi: Renzi “parla del futuro per la prima volta”, “ha davanti
un’impresa, compiti enormi” e “sta cambiando il sistema, con freschezza
nelle nuove idee”. E ancora: “Gli consiglio di non arrendersi, ma non credo
abbia bisogno dei miei consigli. Ha un gran coraggio”. Messaggio chiaro, mentre
divampa lo scontro interno al Pd sul Jobs Act (“riforma importante”, l’articolo 18 “sta creando
disagi sociali e disuguaglianze”, il giudizio del manager Fiat). Per
finire, ”spero che lo si lasci lavorare”. Tradotto: non disturbate il
manovratore. Richiesta rivolta, si suppone, anche a giornali
e giornalisti, con cui notoriamente il manager non ha ottimi rapporti. Mentre il presidente
di Fiat
John Elkann,
come il nonno Gianni Agnelli, per l’editoria ha una vera passione, come
dimostrato ancora una volta dalla recente operazione di fusione che porterà Il
Secolo XIX tra le braccia dell’Editrice La Stampa. Di qui l’affondo di
Marchionne. Peraltro nei confronti di un direttore
di cui è già prevista l’uscita (nell’aprile 2015) non per sua scelta bensì per
decisione degli azionisti, leggi Fiat, come rimarcato da de Bortoli stesso il
giorno dell’annuncio. E ora per
la successione sembra profilarsi la scelta di una personalità molto più
“allineata” con l’esecutivo. Il senatore Pd Massimo
Mucchetti,
che del giornalone di via Solferino è stato vicedirettore, sul suo blog unisce
i puntini evocando la possibilità di una sostituzione anticipata di de Bortoli
“da
parte dell’azionista di maggioranza relativa della Rcs, che è poi la Fiat: quella Fiat
marchionnesca non confindustriale e tanto, tanto filo governativa, forse in
attesa di qualche supporto all’esportazione (probabilmente giusto), certo grata
per il silenzio del premier (certamente sbagliato) sulla migrazione della sede
a Londra e Amsterdam”.
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