Rispetto all'attuale "crisi dell'economia globale"
di tanto in tanto abbiamo riportato, commentandole, anche le posizioni della
borghesia che, persa nel tentativo di spiegarla si trova sempre più spesso davanti
ad evidenti contraddizioni tra la realtà quotidiana vissuta da miliardi di
persone e le favole dell'economia ufficiale, e teme che a causa delle
diseguaglianze crescenti anche la democrazia [naturalmente parla di questa
democrazia borghese che permette a tipi come Scalfari e ai suoi giornalisti
di fare comodamente i parassiti] possa essere in pericolo.
Riportiamo l'articolo pubblicato oggi su Affari&Finanza di
Repubblica perché, tra l'altro, è proprio quello che forse più di tutti ha
"creduto" in Renzi, il giornale che con il suo fondatore lo ha
sponsorizzato in maniera spropositata affinché gli si spianasse la strada verso
il governo… ma la realtà del capitalismo e delle sue crisi è così dura e le
"soluzioni" così "inefficaci" che anche i borghesi alla
Scalfari si mettono a criticare apertamente il "governo giovane e
veloce"…
Dice il titolo: "Se stanno crescendo solo i
miliardari più che un Jobs act serve un fiscal act". E continua un po'
prendendo il giro gli "addetti ai lavori": "Chi l'ha detto che
tutti i dati sull'economia italiana hanno il segno meno, come il Pil, la
produzione industriale e l'occupazione? Ce ne è uno che invece cresce a due
cifre. È vero che i numeri assoluti sono piccolissimi, ma la realtà che
rivelano è alquanto significativa per chi abbia voglia di leggerla. I
supermiliardari in dollari (e in euro) sono aumentati in Italia in un
anno, fino al 30 giugno scorso, di quattro unità, raggiungendo il numero di 33. In dodici mesi la loro ricchezza è passata da 97 a 115 miliardi, con
un incremento del 18,6 per cento (contro il 12 per cento mondiale) pari al 5,7
per cento del Pil, come rivela l''ultima ricerca di Wealth-X e Ubs." (Si
tratta di un'azienda che si occupa proprio di quantificare i patrimoni dei
supermiliardari!). Quindi in un anno 33 supermiliardari italiani hanno
aumentato il proprio patrimonio di quasi 20 miliardi, su per giù la cifra
che serve a Renzi per fare la Finanziaria di quest'anno!!! E davanti a questo
il giornalista, che ricalca le posizioni di altri "analisti" di tutto
il mondo, dice che bisogna ridurre le diseguaglianze! Ma…
"Matteo Renzi, che notoriamente assorbe tutto come una
spugna, ha certamente divorato rapidamente le 685 pagine dell'ormai famosissimo
tomo di Thomas Piketty ("Il Capitale nel XXI secolo") che è stato
considerato un "contributo fondamentale" da due premi nobel per
l'economia come Paul Krugman e Joseph Stiglitz. Ma nelle misure che il
suo governo sta cercando di varare per rilanciare la crescita non sembra di
poter cogliere alcuna traccia di azioni concrete che vadano nella direzione di
ridurre le diseguaglianze. Anzi." Servirebbe, secondo
il giornalista: "… un sistema di redistribuzione equo, di cui non si vede
traccia." Cioè, sarebbe meglio che il governo pensasse a dare più soldi
alle masse. "E non sarà certo il Jobs Act [e cioè nemmeno
l'abolizione dell'art. 18 ndr] ad
affrontare i problemi che ci angustiano, a cominciare dalla disoccupazione,
perché le riforme del mercato del lavoro da sole non creano nuova
occupazione e l''inseguimento del libero mercato non sistemerà tutto, come
ancora sostengono alcune anime belle."
Come tutti sanno è da un po' che i padroni e Renzi appresso,
hanno preso come modello per la soluzione di questi problemi, la Germania. A questo
proposito il giornalista continua a sfottere: "In questi giorni, negli
ossessivi dibattiti in onda nei salottini delle televisioni va molto di moda il
caso Schroeder, il cancelliere tedesco che si giocò la poltrona per fare le
riforme che in effetti hanno consentito la ripresa della Germania tra il 2003 e
il 2013. Ma a che prezzo? Alla spugna-Renzi, che secondo alcuni dovrebbe
immolarsi politicamente alle riforme come fece Schroeder, e al ministro del
Lavoro Poletti consigliamo la lettura di un aureo libretto di Patricia Szarvas ("Ricca
Germania Poveri tedeschi – Il lato oscuro del benessere") pubblicato
in Italia dalla Bocconi(!), che sfata alcuni luoghi comuni passate per verità
rivelate. Ad esempio che il benessere avvolga tutta la Germania. Non è
così: i contratti atipici raramente si trasformano in lavori
permanenti, quanti hanno mini e midijob non riescono a essere promossi,
alla maggiore flessibilità si sono accompagnati abusi delle imprese e il
boom dei "working poor", [quelli che pur lavorando sono poveri] con
crescenti disparità per ampi strati della popolazione e, alla lunga, con
minacce per la democrazia derivanti dall'iniqua distribuzione della
ricchezza."
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