Con un
documento firmato ‘Coordinamento Nazionale’ l’organizzazione della
sinistra nata pochi anni fa da una separazione da Rifondazione Comunista
nel periodo peggiore della deriva governista del partito che fu guidato
da Fausto Bertinotti annuncia la fine dell’esperienza di Sinistra
Critica. Che, si afferma, non scompare ma rinasce con nuove forme e
nuove obiettivi, seppur divisa in due tronconi dalle sensibilità
politiche e organizzative diverse. Di seguito un articolo pubblicato da
Il Megafono Quotidiano, vicino all’organizzazione espressione in Italia
della Quarta Internazionale.
La separazione di Sinistra Critica
Il Megafono Quotidiano
L'organizzazione in quanto tale non esiste più. Sul sito una lettera che spiega i motivi dello scioglimento e "i nuovi inizi" con due progetti diversi. Una prova delle difficoltà a sinistra, di cui si prende atto con onestà. Senza però proporre la ritirata
Non è un addio o una ritirata. La lettera con cui Sinistra Critica annuncia il proprio scioglimento si intitola “nuovi inizi”, per dare il senso della volontà di impegnarsi ancora. Ma l'organizzazione che è nata da una scissione di Rifondazione comunista nel 2007 e che poi ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 con un dignitoso – per una piccola formazione di estrema sinistra – 0,5 per cento da oggi non esiste più. I motivi sono spiegati nel documento che campeggia sul sito nazionale, ora congelato, e che ora rinvia a due nuovi progetti, Sinistra anticapitalista e Solidarietà Internazionalista.
“Nell’ultima conferenza nazionale di Sinistra Critica si sono confrontate, e alla fine sostanzialmente eguagliate, due posizioni politiche e strategiche tra loro alternative” recita il testo pubblicato che ammette la difficoltà a far combinare, al proprio interno, ipotesi di lavoro, oltre che di analisi della realtà, che all'ultimo congresso dell'organizzazione avevano ottenuto pressoché la stessa percentuale. “Il lavoro degli ultimi sei mesi non ha prodotto significativi passi avanti nella convergenza” e quindi si è preso atto che era meglio dividersi che continuare a confrontarsi senza risultati.
Sinistra Critica rivendica il percorso passato, la battaglia contro la sinistra votata “al compromesso sociale”, contro la deriva governista dell'allora Rifondazione comunista e del suo gruppo dirigente, gran parte ancora in circolazione, a volte con ruoli di primo piano, che allora ottenne una “vittoria di Pirro” visto che la scomparsa della sinistra radicale è oggi un dato di fatto. Ma le difficoltà riguardano tutti, anche le forze anticapitaliste, come si vede in paesi come la Francia, la Germania o la Gran Bretagna. “Non siamo riusciti a costruire un'alternativa forte e credibile alla deriva della sinistra italiana e, nel momento in cui si sono verificati grandi sommovimenti internazionali e modificazioni profonde nel corpo vivo della sinistra politica abbiamo iniziato a maturare, al nostro interno, analisi e progetti diversi per rispondere alla crisi”.
Di fronte a due linee divergenti “avremmo potuto dare vita a una classica contesa, strappandoci reciprocamente consensi, in un faticoso lavoro di interdizione simultanea” o “anche nascondere le nostre divergenze e 'fare finta' che non fosse successo nulla”: La scelta, si legge, è stata quella di rendere “esplicita e trasparente” la difficoltà e di prendere atto dei cambiamenti in corso. Un atto di sincerità politica, poco consueto nel panorama italiano, che non nasconde le difficoltà e nemmeno le aggira. E, a differenza di tante altre storie di sinistra, nemmeno dà vita a scontri politici distruttivi.
Sinistra critica, quindi, “non esisterà più nel nome e nella simbologia”. Dal suo collettivo militante nascono “altre storie” riassumibili nei due progetti sopra indicati. Uno più tradizionale, legato all'esperienza partitica e impegnato in un processo di ricomposizione delle forze anticapitaliste residue (n particolare nell'esperienza di Ross@), l'altro più aperto alla vita dei movimenti, fondato sulla necessità di ricostruire da capo un progetto alternativo e con un'identità che pur rivendicata è disposta a mettersi in discussione.
Sinistra anticapitalista provvederà alla propria assemblea di fondazione in un seminario che si svolgerà a settembre, a Chianciano, mentre Solidarietà non punta a strutturarsi come forza politica classica ma come associazione di dibattito e approfondimento politico che, insieme alle sperimentazioni sociali che si sono determinate negli ultimi mesi – da Ri-Maflow a Communia, da Rivolta il debito a Ri-make e tante altre (progetti di lavoro tutti autonomi) – lavora per costruire “un’area anticapitalista, ecologista, femminista, internazionalista”.. Nuovi inizi, appunto.
La separazione di Sinistra Critica
Il Megafono Quotidiano
L'organizzazione in quanto tale non esiste più. Sul sito una lettera che spiega i motivi dello scioglimento e "i nuovi inizi" con due progetti diversi. Una prova delle difficoltà a sinistra, di cui si prende atto con onestà. Senza però proporre la ritirata
Non è un addio o una ritirata. La lettera con cui Sinistra Critica annuncia il proprio scioglimento si intitola “nuovi inizi”, per dare il senso della volontà di impegnarsi ancora. Ma l'organizzazione che è nata da una scissione di Rifondazione comunista nel 2007 e che poi ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 con un dignitoso – per una piccola formazione di estrema sinistra – 0,5 per cento da oggi non esiste più. I motivi sono spiegati nel documento che campeggia sul sito nazionale, ora congelato, e che ora rinvia a due nuovi progetti, Sinistra anticapitalista e Solidarietà Internazionalista.
“Nell’ultima conferenza nazionale di Sinistra Critica si sono confrontate, e alla fine sostanzialmente eguagliate, due posizioni politiche e strategiche tra loro alternative” recita il testo pubblicato che ammette la difficoltà a far combinare, al proprio interno, ipotesi di lavoro, oltre che di analisi della realtà, che all'ultimo congresso dell'organizzazione avevano ottenuto pressoché la stessa percentuale. “Il lavoro degli ultimi sei mesi non ha prodotto significativi passi avanti nella convergenza” e quindi si è preso atto che era meglio dividersi che continuare a confrontarsi senza risultati.
Sinistra Critica rivendica il percorso passato, la battaglia contro la sinistra votata “al compromesso sociale”, contro la deriva governista dell'allora Rifondazione comunista e del suo gruppo dirigente, gran parte ancora in circolazione, a volte con ruoli di primo piano, che allora ottenne una “vittoria di Pirro” visto che la scomparsa della sinistra radicale è oggi un dato di fatto. Ma le difficoltà riguardano tutti, anche le forze anticapitaliste, come si vede in paesi come la Francia, la Germania o la Gran Bretagna. “Non siamo riusciti a costruire un'alternativa forte e credibile alla deriva della sinistra italiana e, nel momento in cui si sono verificati grandi sommovimenti internazionali e modificazioni profonde nel corpo vivo della sinistra politica abbiamo iniziato a maturare, al nostro interno, analisi e progetti diversi per rispondere alla crisi”.
Di fronte a due linee divergenti “avremmo potuto dare vita a una classica contesa, strappandoci reciprocamente consensi, in un faticoso lavoro di interdizione simultanea” o “anche nascondere le nostre divergenze e 'fare finta' che non fosse successo nulla”: La scelta, si legge, è stata quella di rendere “esplicita e trasparente” la difficoltà e di prendere atto dei cambiamenti in corso. Un atto di sincerità politica, poco consueto nel panorama italiano, che non nasconde le difficoltà e nemmeno le aggira. E, a differenza di tante altre storie di sinistra, nemmeno dà vita a scontri politici distruttivi.
Sinistra critica, quindi, “non esisterà più nel nome e nella simbologia”. Dal suo collettivo militante nascono “altre storie” riassumibili nei due progetti sopra indicati. Uno più tradizionale, legato all'esperienza partitica e impegnato in un processo di ricomposizione delle forze anticapitaliste residue (n particolare nell'esperienza di Ross@), l'altro più aperto alla vita dei movimenti, fondato sulla necessità di ricostruire da capo un progetto alternativo e con un'identità che pur rivendicata è disposta a mettersi in discussione.
Sinistra anticapitalista provvederà alla propria assemblea di fondazione in un seminario che si svolgerà a settembre, a Chianciano, mentre Solidarietà non punta a strutturarsi come forza politica classica ma come associazione di dibattito e approfondimento politico che, insieme alle sperimentazioni sociali che si sono determinate negli ultimi mesi – da Ri-Maflow a Communia, da Rivolta il debito a Ri-make e tante altre (progetti di lavoro tutti autonomi) – lavora per costruire “un’area anticapitalista, ecologista, femminista, internazionalista”.. Nuovi inizi, appunto.
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