La misura è colma: sciopero alla Fincantieri di Marghera!
Venerdì
26, sabato 27, lunedì 29, un filotto di tre provocazioni aziendali ha
ricevuto dai lavoratori la risposta che meritava: da questa mattina
all'alba la Fincantieri di Marghera è in sciopero. E questa volta lo
sciopero non resterà confinato al cantiere ed è probabile che non
resterà confinato alla giornata di oggi.
Giovedì 25 c'era stata la rottura delle trattative con il ritiro della Fiom e della Rsu. Ma il padrone-Fincantieri aveva pressato Fim e Uilm a presentare comunque in assemblea l'ipotesi di "accordo", per sottoporla poi immediatamente ad un referendum, contando di poterlo vincere sotto il ricatto di spostare ad altro cantiere la lavorazione della Viking.
Fim/Uilm si sono prestate a questo sporco gioco, e venerdì 26 hanno presentato ai lavoratori la proposta-diktat aziendale da loro accettata. Essa conferma i licenziamenti (dovrebbero essere 115 nel cantiere, oltre gli 85 già avvenuti - su 998 dipendenti); promette di ridurre al minimo la cassa integrazione (senza dire, però, cosa si debba intendere per "minimo"); introduce il 6x6 (anche se limita il numero di operai interessati); pretende di estendere all'intero cantiere, per due anni, il cd. orario plurisettimanale, che consente di rendere il sabato una giornata lavorativa ordinaria; e infine introduce il cottimo individuale (con un sistema che, ad esempio a Monfalcone, prevede anche un rapporto disciplinare quando non si raggiunge l'obiettivo prefissato).
Le assemblee di venerdì (una al mattino, l'altra al pomeriggio) sono state tra le più affollate della storia del cantiere, con una massiccia presenza intimidatoria di quadri dirigenti, ingegneri, tecnici, capi-cantiere delle imprese di appalto. Entrambe le assemblee hanno bocciato senza appello il ricatto aziendale e i bonzi che si sono prestati ad esso, e - quel che è significativo - lo hanno fatto anche con interventi forti di lavoratori che mai prima avevano preso la parola nelle assemblee.
Subìta la sconfitta, Fincantieri ha rilanciato il sabato mattina con una massiccia comandata di oltre 100 lavoratori degli appalti, incaricati di sfondare il picchetto che da due mesi blocca i cancelli il sabato e la domenica. Anche questa provocazione aziendale, però, è miseramente fallita. Perché i delegati Rsu, informati a tempo da più parti (inclusi gli stessi lavoratori degli appalti), hanno potuto rafforzare adeguatamente il picchetto, ma anche perché, salvo il tentativo di qualche zelante capo-cantiere, nessuno ha realmente cercato di forzare il picchetto operaio.
La terza, e più pesante, provocazione padronale è scattata lunedì 29 con la consegna delle prime 34 lettere di cassa integrazione per altrettanti operai e impiegati - questo, dopo che Fim e Uilm si erano prodigate ad assicurare che non ci sarebbe stata cassa integrazione... Nessuno degli operai ha ritirato le lettere. Si è rifiutato di farlo anche una parte degli impiegati. E più di uno di loro ha denunciato di essere stato avvicinato da dirigenti aziendali con l'ulteriore promessa-ricatto di far cadere la messa in c.i. a condizione di aderire alla presa di posizione di un dirigente che invita a piegarsi ai voleri del padrone, fatta circolare opportunamente in azienda.
A questo punto è scattata la richiesta di uno sciopero generale del cantiere contro questa catena di provocazioni aziendali, a difesa dei lavoratori messi in cassa integrazione e per imporre all'azienda il ritorno al tavolo della trattativa ma su basi ben diverse da quelle che pretende di imporre. La Rsu ha ribadito che ritiene irrinunciabili la fine della cassa integrazione, la cancellazione degli "esuberi" (licenziamenti), il no al cottimo individuale, il controllo sugli orari plurisettimanali in modo da evitare che il sabato diventi una giornata ordinaria di lavoro e venga così allungato l'orario e decurtato il salario. Scatta dunque, oggi, quella "prova di forza" degli operai e dei lavoratori del cantiere che da alcuni giorni avevamo considerato indispensabile.
Marghera, 30 luglio 2013
Giovedì 25 c'era stata la rottura delle trattative con il ritiro della Fiom e della Rsu. Ma il padrone-Fincantieri aveva pressato Fim e Uilm a presentare comunque in assemblea l'ipotesi di "accordo", per sottoporla poi immediatamente ad un referendum, contando di poterlo vincere sotto il ricatto di spostare ad altro cantiere la lavorazione della Viking.
Fim/Uilm si sono prestate a questo sporco gioco, e venerdì 26 hanno presentato ai lavoratori la proposta-diktat aziendale da loro accettata. Essa conferma i licenziamenti (dovrebbero essere 115 nel cantiere, oltre gli 85 già avvenuti - su 998 dipendenti); promette di ridurre al minimo la cassa integrazione (senza dire, però, cosa si debba intendere per "minimo"); introduce il 6x6 (anche se limita il numero di operai interessati); pretende di estendere all'intero cantiere, per due anni, il cd. orario plurisettimanale, che consente di rendere il sabato una giornata lavorativa ordinaria; e infine introduce il cottimo individuale (con un sistema che, ad esempio a Monfalcone, prevede anche un rapporto disciplinare quando non si raggiunge l'obiettivo prefissato).
Le assemblee di venerdì (una al mattino, l'altra al pomeriggio) sono state tra le più affollate della storia del cantiere, con una massiccia presenza intimidatoria di quadri dirigenti, ingegneri, tecnici, capi-cantiere delle imprese di appalto. Entrambe le assemblee hanno bocciato senza appello il ricatto aziendale e i bonzi che si sono prestati ad esso, e - quel che è significativo - lo hanno fatto anche con interventi forti di lavoratori che mai prima avevano preso la parola nelle assemblee.
Subìta la sconfitta, Fincantieri ha rilanciato il sabato mattina con una massiccia comandata di oltre 100 lavoratori degli appalti, incaricati di sfondare il picchetto che da due mesi blocca i cancelli il sabato e la domenica. Anche questa provocazione aziendale, però, è miseramente fallita. Perché i delegati Rsu, informati a tempo da più parti (inclusi gli stessi lavoratori degli appalti), hanno potuto rafforzare adeguatamente il picchetto, ma anche perché, salvo il tentativo di qualche zelante capo-cantiere, nessuno ha realmente cercato di forzare il picchetto operaio.
La terza, e più pesante, provocazione padronale è scattata lunedì 29 con la consegna delle prime 34 lettere di cassa integrazione per altrettanti operai e impiegati - questo, dopo che Fim e Uilm si erano prodigate ad assicurare che non ci sarebbe stata cassa integrazione... Nessuno degli operai ha ritirato le lettere. Si è rifiutato di farlo anche una parte degli impiegati. E più di uno di loro ha denunciato di essere stato avvicinato da dirigenti aziendali con l'ulteriore promessa-ricatto di far cadere la messa in c.i. a condizione di aderire alla presa di posizione di un dirigente che invita a piegarsi ai voleri del padrone, fatta circolare opportunamente in azienda.
A questo punto è scattata la richiesta di uno sciopero generale del cantiere contro questa catena di provocazioni aziendali, a difesa dei lavoratori messi in cassa integrazione e per imporre all'azienda il ritorno al tavolo della trattativa ma su basi ben diverse da quelle che pretende di imporre. La Rsu ha ribadito che ritiene irrinunciabili la fine della cassa integrazione, la cancellazione degli "esuberi" (licenziamenti), il no al cottimo individuale, il controllo sugli orari plurisettimanali in modo da evitare che il sabato diventi una giornata ordinaria di lavoro e venga così allungato l'orario e decurtato il salario. Scatta dunque, oggi, quella "prova di forza" degli operai e dei lavoratori del cantiere che da alcuni giorni avevamo considerato indispensabile.
Marghera, 30 luglio 2013
Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri - Marghera
(da Il pane e le rose)
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