Il 14 luglio vi sarà l'ultima udienza del processo in corso al tribunale di Melfi sui licenziamenti dei 3 operai della Fiat Sata: Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte, pure delegati, e Marco Pignatelli.
E' chiaramente la più importante udienza; dopo vi sarà la sentenza del giudice che deve confermare la prima sentenza che dava ragione ai 3 operai e imponeva alla Fiat il loro rientro in fabbrica e respingere il ricorso fatto dall'azienda.
E' un processo, esemplare, da un lato della linea da fascismo padronale della Fiat di Marchionne, dall'altro della opposizione e resistenza operaia a questa linea.
Per questo, interessa non solo la Fiat di Melfi, ma tutte le fabbriche Fiat, e anche tutti gli operai e i lavoratori. Se, malauguratamente la Fiat vincesse, la sentenza verrebbe utilizzata da Marchionne per rafforzare la sua arroganza e l'attacco ai diritti dei lavoratori.
Per questo fin da ora chiamiamo ad una partecipazione dalle altre fabbriche, dalle altre città all'udienza del 14 luglio.
L'attenuazione in questi mesi dell'opposizione agli effetti del piano Fiat, sta pericolosamente facendo tornare anche realtà come la Sata, in cui le lotte degli anni passati avevano fatto fare un passo indietro ad azienda e capi, alla situazione precedente i "21 giorni", quando si era arrivati a migliaia di provvedimenti disciplinari.
"Oggi - ci dice Marco Pignatelli - l'azienda e i capi sono tornati a fare tantissimi provvedimenti disciplinari, sembra di essere tornati a prima dei "21 giorni; vi sono anche vari trasferimenti di operai iscritti alla Fiom, alla Cub, mandati alla ex Itca, che sta diventando una specie di reparto confino.
Contro questi trasferimenti vi sono state delle fermate, degli scioperi (di cui abbiamo parlato in altri articoli del blog), ma non c'è stata continuità...".
Ci vuole un nuovo "21 giorni"? Certo, più di prima!
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