La marcetta su pomigliano
Nonostante tutti siano convinti che il Si passerà a larga maggioranza e sarà “un plebiscito” come padron Fiat vuole, viene comunque proseguita con ritmi intensi la campagna antioperaia.
La marcia di Pomigliano ne è stata un'altra pagina con le caratteristica di tragedia e farsa che tutta questa vicenda sta assumendo.
E' stata organizzata direttamente dal braccio destra di Marchionne in persona, Stefan Ketter, responsabile del gruppo, che ha radunato i capi reparto, lanciato l'indicazione: “mobilitiamoci altrimenti le adesioni al No cresceranno”; è seguito l'incontro col direttore Sebastiano Garofalo, quest'ultimo trasformatosi da direttore aziendale ormai in una sorta di capo partito di stampo berlusconiano; si è tenuto un vertice con 15 dirigenti ed è partita la costruzione della marcia.
Ma i risultati di questo battage sono stati davvero modesti.
Sfilano circa un migliaio di impiegati, professional, ex quadri, capi con mogli, figli, parenti, uno stuolo di politici portati dal Sindaco di Pomigliano, sindacalisti della Cisl, e poi rinforzati dai precari licenziati che sin dall'inizio hanno fatto una lotta equivoca, fatta di appoggi di sindaci del PdL e processioni alla madonna.
Ai manifestanti viene distribuito un Dvd del capo del personale. Dopo di che si parte in una processione indegna e patetica allo stesso tempo, così fallimentare da spingere gli stessi sindacalisti che l'hanno appoggiata, vedi quelli della Uilm, a dissociarsene ex post.
La maggiorparte di coloro che vi partecipano, oltre che fare grande profferta di lecchinaggio verso il padrone, non esita a dire di essere gente che non ha mai scioperato, sì da rendere del tutto giustificato lo striscione degli operai cobas che li definisce “servi del padrone”.
Se si guarda dal lato della sua organizzazione, al fatto assolutamente inedito della Questura che dichiara che si tratta di 5 mila persone, al fatto che televisione e grande stampa le abbiano dato così grande risalto nelle prime pagine, si capisce che la marcia è qualcosa in meno chiaramente della “marcia dei 40 mila” (che poi non sono mai stati 40 mila), ma qualcosa in più per quanto riguarda il carattere di regime che si vuole fare assumere all'accordo, al referendum, e che spiega fino in fondo il carattere fascista, militarizzato con cui si vuole imporre l'accordo.
In questo quadro va considerato il massiccio sostegno dato dai politici del centro destra. Scrive Il Fatto: “Di mattina sono piombati a Pomigliano Mario Landolfi e Nicola Cosentino, quello che i pentiti di camorra chiamano o' americano. Venuti a spiegare agli operai come deve andare il mondo e come si deve lavorare alla catena di montaggio. Partecipa Luigi Cesaro presidente della Provincia, più noto come “Giggino a' polpetta”, che dichiara “questo nuovo corso metterà fuori tutte queste persone, ha ragione Merchionne, quelli che abusano della malattia, dei permessi, quelli della Fiom...”.
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