lunedì 21 giugno 2010

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PD partito della fiat

La posizione del PD è stata fin dall'inizio saldamente a sostegno della Fiat. La questione non è chiaramente nuova perchè da sempre questo partito si è caratterizzato come il partito della Fiat e dell'industria in generale, i suoi segretari, da Fassino a Bersani, ne sono stati interlocutori privilegiati, i presidenti di Regioni, Provincia e Comune di Piemonte e Torino i sostenitori territoriali dei piani Fiat.
La maggioranza della Cgil essendo nella quasi totalità collocata all'interno di questo partito non poteva in nessuna maniera avere una posizione differente.
Il responsabile economico del PD, Stefano Fassina, dichiara che sarebbe stato meglio evitare rotture, “a questo punto è inevitabile che i lavoratori dicano si al referendum”. Poi chiede che siano modificati alcuni punti, ma “perchè rischiano di essere inapplicabili perchè contrari alla Costituzione”. Il sostegno alla Fiat viene poi condito con la richiesta di avere un ruolo più grande nel quadro del governo, sostenendo in sostanza che l'accordo Fiat non è una vicenda solo sindacale ma interna a come la politica ritrova

Il partito della Fiat alla vigilia del voto

Fortemente in campo in queste ore è naturalmente il PD. Bersani dopo il suo Si, nella manifestazione nazionale che ha tenuto a Roma attacca il governo sulla manovra ma tace su Pomigliano. Un silenzio più eloquente di qualsiasi parola. Ma parla in sua vece Fassino: ”mi auguro che vincano i Si, perché questo garantisce occupazione e prospettiva”.
Giustamente due esponenti dello stesso PD dalle colonne de Il Manifesto mettono in luce: “Il Si all'accordo del PD è preoccupante. Conferma che una parte dei gruppi dirigenti del centrosinistra ragiona sulla crisi, sul futuro dell'economia, del welfare italiano, usando le identiche categorie della destra, riconoscendosi soprattutto nelle parole d'ordini: meno regole per chi fa impresa, più flessibilità e precarietà per chi lavora”. Si tratta della base programmatica del Piano Marchionne, dell'attacco alla Costituzione e mostra come su questo PdL e PD siano unite e operino insieme dentro la dimensione della costruzione del regime di moderno fascismo.
Sempre dalle pagine de Il Manifesto giustamente viene rilevato che ciò che unisce la “marcia dei 40 mila a quella patetica di ieri è “la vendetta di classe, il livore antioperaio” che è la vera sostanza del Piano Fiat. Quindi quanto di più ideologico e politico ci possa essere, mirabilmente fusi con l'essenza economica-produttiva, la dittatura del capitale.

Sempre nell'ambito della sinistra parlamentare viene fatto rilevare giustamente che tra chi 'tace e acconsente' vi è ampiamente una parte di ciò che si definisce “Il popolo viola”. Anche qui gli “oppositori” di Berlusconi, della “legge-bavaglio” si fermano ai cancelli della fabbrica, si mettono da soli il bavaglio e partecipano alla contesa volta a lasciar mano libera alla dittatura Fiat per isolare gli operai e a imporre ad essi ben più che un bavaglio, la costruzione della fabbrica lager.
Indigna Claudio Fava anche un'intervista di Veltroni dove si fa la predica agli operai per difendere il piano Marchionne facendo leva su quel risibile cavallo di battaglia dell'assenteismo per motivi elettorali: “Veltroni scandalizzato denuncia, e dice il vero – scrive Fava - che alle ultime elezioni a Pomigliano ci sono stati 1600 permessi tra gli operai per fare i rappresentanti di lista. Ma ha omesso di aggiungere che la maggiorparte delle richieste portavano la firma del suo partito”.

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