Quasi a sorpresa il dimenticato e finora non rimpianto ex leader della Cgil, Sergio Cofferati, che forse nel ben lauto pensionamento come parlamentare europeo può permettersi un aristocratico disinteresse sulle vicende interne al suo ex sindacato e di conseguenza una libera valutazione, stupendosi egli stesso di trovarsi in questa funzione, apre una delle sue interviste con: “ma guarda se devono essere dei moderati come me a dire queste cose!”; e quindi può dichiarare con estrema nettezza che l'accordo è contrario ai contratti, viola i diritti fondamentali e anticostituzionali”. E aggiunge un argomento “viola la Carta europea di Nizza” e che se i lavoratori facessero ricorso, l'accordo sarebbe invalidato.
La sua critica tocca anche chiaramente il suo partito dichiarando che “straparla quando applaude alla vittoria del riformismo”. Ma Cofferati qui ha poca conoscenza storica, oltre che pratica, degli ultimi decenni. Il riformismo – quello vero diciamo noi, l'unico che nella storia si è conosciuto - serve la reazione e assume le sembianze necessarie e assume le sembianze necessarie alla marcia verso il regime moderno fascista. Cofferati, poi, aggiunge anche altri elementi poco citati in altri interventi: l'accordo Fiat non produrrà soltanto la sua estensione alle altre fabbriche italiane, ma anche le altre aziende automobilistiche, là dove non sono già su questo modello e a volte oltre, cercheranno di far diventare le regole Fiat norme per tutti i produttori; e i risultati sul piano della concorrenza mondiale sono facili da prevedere.
Altri argomenti Cofferati li solleva a proposito del referendum: “Questo è il risultato di un'assenza di una legge sulla rappresentanza che stabilisca le regole per sapere 'chi rappresenta chi' e quale sia il livello di validazione di un accordo da parte dei .lavoratori. Il linguaggio giuridico non rende merito al concetto, Fim e Uilm non hanno rappresentanza né per firmare gli accordi per tutti e meno che mai per chiedere il referendum, per di più su un contratto mai approvato dai lavoratori e che mai può essere legittimato da un gruppo di lavoratori costretti dal ricatto a piegarsi e che finisce per sancire la violazioni anche di norme costituzionali.
Infine, Cofferati solleva l'argomento della politica e chiama per il suo nome il ruolo che essa sta svolgendo, alludendo qui giustamente a tutta la politica, governo e opposizione PD: “La parte politica mette in discussione la Carta fondamentale in nome di una visione neocorporativa e... la Fiat l'ha colto in pieno”. Quindi, poi, memore della lunga tradizione Fiat e immemore della lunga tradizione di collaborazione della Cgil, dall'80 ad oggi, con il gruppo Fiat e in ogni stabilimento Fiat e ricordando anche il passaggio sancito dalla costruzione dello stabilimento di Melfi dove Cesare Romiti pretese e ottenne con l'accordo di Fim, Uilm e anche della Cgil, un accordo che imponeva ritmi e salari diversi da quelli vigenti in altri stabilimenti Fiat e una deroga alla legge sul divieto del lavoro notturno delle donne, dice “Se Romiti era un falco, Marchionne che animale è?”.
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