martedì 3 maggio 2011

pc 3 maggio - BERTONE, LA FIOM SI CREDE FURBA, MA MARCHIONNE VINCE...

La indicazione della Fiom di votare Si al referendum alla Bertone non è affatto una "genialità operaia", come dice Airaudo, nè un atto "coraggioso, di legittima difesa", come dice Maurizio Landini.
Ogni spiegazione fatta su questa decisione appare un "arrampicarsi sugli specchi", un aggrapparsi contraddittorio al fatto che "comunque la Fiom nazionale non firmerebbe l'accordo". La Fiom e i delegati si illudono di essere furbi, di spiazzare in questa maniera Marchionne, di spuntare la pistola che padron Fiat ha puntato alla testa degli operai, ma è un'illusione che durerà poco, perchè è evidente che la azienda non avrà alcuna intenzione sui punti del piano di fare marcia indietro o di riaprire la trattativa - non l'ha avuta e anzi ha peggiorato il piano quando il Si ai referendum era di poco superiore ai No, figurarsi ora che potrà avere una larga maggioranza.

La realtà è che Marchionne sta ottenendo quello che vuole, il suo ricatto vince, e ha di fronte un'opposizione sindacale sempre più solo di parole, come parole sono le sue promesse di mantenimento dei posti di lavoro in cambio di una rinuncia pesante ai diritti sulle condizioni di lavoro e salariali, ai diritti sindacali e di sciopero.
La realtà è che la Fiom, da dopo Mirafiori, per sua responsabilità, ha fatto perdere agli operai e alle operaie il momento buono di mettere in piazza un rapporto di forza favorevole, di chiamare all'unità e ad un vero sciopero generale tutto il mondo del lavoro. E nell'assemblea nazionale Fiom invece di fare un piano articolato e serio di lotta ha fatto un piano di "propaganda e assemblee".
La realtà è che la linea della Cgil della Camusso di riaprire il rapporto unitario con cisl e uil e il dialogo a perdere con padronato e governo Camusso sta passando nella Fiom.

NOI, NEI DUE SPECIALI FIAT "CONTRO IL FASCISMO PADRONALE" AVEVAMO PREVISTO E DETTO TUTTO QUESTO. E ABBIAMO CHIAMATO GLI OPERAI PIU' COSCIENTI ALLA NECESSITA' DI COSTRUIRE ORGANIZZAZIONE SINDACALE DI CLASSE, LINEA E LOTTA INDIPENDENTE DA QUELLA DEI VERTICI FIOM.

Ora i 10 delegati Fiom della Bertone dicono: "Gli operai ci avevano dato il mandato di difendere lavoro e diritti, noi non ci siamo riusciti, nessuna vera trattativa si è aperta, e dunque è giusto restituire la parola ai lavoratori" e si dimetteranno dopo il risultato del referendum. Ma che razza di discorso, linea è mai questa? Prima non hanno difeso i lavoratori e ora, a completamento di una linea fallimentare, dicono di votare Si? E si dimettono, e ora, dopo la sconfitta, restituiscono la democrazia sindacale ai lavoratori? Troppo facile e inutilmente demagogico ora, prima occorreva farlo!
Così Landini non può dire che il referendum è una truffa, che "Non c'è una scelta per i lavoratori qui alla Bertone, ma solo un diktat" e poi dire agli operai di piegarsi a questo diktat; e pensare di opporsi al fascismo padronale con i ricorsi giudiziari.
In nome di non dividere i lavoratori tra chi avrebbe votato no e chi avrebbe votato sì "per disperazione"(NO che qui, tra l'altro, avrebbe stravinto visto la presenza rilevante della Fiom), i dirigenti e delegati Fiom sono responsabili di fatto di aver fatto vincere la "DISPERAZIONE"! (come emblematicamente dimostra anche il tentativo di suicidio dell'operaio della Bertone).
Al di là dei toni dei dirigenti e delegati Fiom della Bertone che cercano di mantenere una linea di resistenza, la "minaccia" più concreta che resta a Marchionne sono i ricorsi legali della Fiom - certo utili, ma poca cosa a fronte dei diktat padronali, di norme a favore dei lavoratori che possono essere cambiate da un momento all'altro dal governo, di giudici che possono essere bravi contro Berlusconi ma che sono mosche bianche quando devono difendere i lavoratori.
La Fiom dice che non firmerà nulla, ma quando durerà questa linea? Come l'indicazione di voto al referendum dimostra, una volta presa una china si va rapidamente verso terra.

La Fiom crede di essere più furba di Marchionne, ma Marchionne vince...

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