
da notav.info
Come allora, la valle ha mostrato che la sua forza sta nel camminare insieme, generazione dopo generazione.
La marcia è partita da Venaus, luogo simbolico della liberazione del
2005, attraversando il paese e le strade in un clima festoso e
partecipato. Non una rievocazione, ma un atto presente: camminare da
Venaus significa ricordare che quella conquista non è un capitolo
chiuso, ma un’eredità che continua a generare pratiche di difesa del
territorio.
Tantissime le giovani generazioni presenti, a riprova che
il futuro sta nelle mani di chi oggi rischia di vedere la propria vita
devoluta al riarmo e alla guerra e che vuole contrapporsi a questo;
presenti le amministrazioni locali, a fianco dei comitati che da tutta
la Valle hanno marciato ancora una volta insieme; i volti storici del
Movimento No Tav hanno ricordato quelle giornate del 2005 con la
consapevolezza che la resistenza di un popolo si fa in sintonia al
territorio che si abita e si vuole difendere; una importante presa di
parola è stata fatta per tessere un collegamento con i popoli che
resistono altrove, come in Palestina, e un pensiero é stato rivolto a
chi non c’é più e a chi viene colpito da provvedimenti ingiusti come un
decreto di espulsione dall’Italia per aver scelto di stare dalla parte
di chi lotta.
L’arrivo a San Giuliano ha assunto un significato profondo.
Qui, proprio questa settimana, è nato il nuovo Presidio Permanente,
dentro la casa della signora Ines, espropriata da Telt. Una casa
strappata alla vita per fare spazio a un progetto inutile, che la
comunità No Tav ha deciso di riaprire, riabitare e trasformare in un
luogo di incontro, socialità e resistenza. Uno spazio restituito al
territorio e alla sua gente.
La marcia di oggi è arrivata al presidio
per dargli forza, per riempirlo di voci e di corpi, per trasformare
un’espropriazione in un gesto collettivo di riappropriazione.
La
giornata dell’8 dicembre non chiude nulla: apre. Il ventennale del 2005
non è solo memoria, è una responsabilità. Significa sapere da dove
veniamo per capire dove stiamo andando.
E oggi, arrivati a San Giuliano, il messaggio è stato chiaro: la
Valsusa c’è, la lotta continua e lo fa mettendo radici nei luoghi che il
potere vorrebbe desertificare.
Il nuovo presidio è una promessa e un
impegno. La marcia di oggi lo ha inaugurato nel modo migliore: con la
presenza di tutte e tutti, con la forza di una comunità che da più di
trent’anni non arretra.
Nel 2005 a Venaus, non c’erano opzioni. La
Valle voleva riprendersi la propria terra, rispondere all’ingiustizia e
al pestaggio subito dai presidianti la notte prima.
Neanche a dirlo, le reti cadono e tutte e tutti si entra nel cantiere.
Oggi, a conclusione del corteo, i/le No Tav entrano in quello che
negli scorsi giorni è diventato un simbolo di resistenza, la casa di
Ines, oggi proprietá di Telt.
Il progetto del Tav è tavcentrico. Non esiste altro. Non esistono le persone con le loro case, con i ricordi di una vita.
E allora oggi, il Movimento ha deciso di liberare e di ridare dignità
ad un altro pezzo della Valle e di riappropriarsi di una casa, in cui
le luci devono rimanere accese.
La Val Susa resiste e continua ad essere un faro per chi decide di non girarsi dall’altra parte.
Ancora. Sempre
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