Discorso tenuto dal dirigente di proletari comunisti/PCm alla riunione a Bergamo per la costruzione del circolo politico di operai - 2° PARTE
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Come fare? I compagni indiani dicono: ci sono tre armi magiche. E queste tre armi magiche sono il Partito, il fronte unito, l'esercito proletario, per cambiare il mondo, per rovesciare i governi in ogni paese e poi tutti insieme, in tutto il mondo.
L’Italia è il paese che ha inventato il fascismo. Ma il popolo ha visto che significano fascismo e nazismo attraverso ciò che hanno fatto i fascisti e i nazisti in Italia e nel mondo: guerra, genocidi, dittature, tutte le mostruosità che ancora oggi fanno orrore. Li vediamo nei film, ci commuoviamo guardandoli, ma quando la polvere non viene spazzata rimane e dopo un po' fa i vermi e infetta tutto il luogo dove attira i parassiti, i topi, tutto ciò che c'è di male.
Anche nel nostro paese dobbiamo costruire le tre armi magiche.
Dobbiamo costruire il Partito dei proletari, dobbiamo costruire il fronte unito di tutti gli oppressi in cui i lavoratori abbiano un ruolo di avanguardia, perché sono coloro che hanno non solo le armi della ribellione, ma hanno le armi della produzione. Perché non puoi cambiare un modo di produzione per sostituirlo con una devastazione, puoi sostituire un modo di produzione con un altro modo di produzione, sostituire al modo di produzione in mano ai padroni che fanno profitto, un modo di produzione in mano ai lavoratori che costruiscono per sé e per gli altri una vita migliore e realizzano le scoperte scientifiche. Per questo gli operai sono al centro di questa impresa. I lavoratori però sono una categoria astratta. Se i lavoratori sono “individui” o se i lavoratori sono di un settore, di una vertenza, evidentemente, questa funzione i lavoratori non la possono svolgere. I lavoratori devono scegliere tra essere i più succubi della situazione o coloro che possono risolvere questa situazione. Attualmente una parte dei lavoratori è parte del problema non della soluzione ma l'altra parte dei lavoratori più coscienti deve diventare parte della soluzione.
Quando si parla di “Partito” è una parola che è venuta a noia perché i partiti, tutti i partiti parlamentari sono diventati sezioni della classe dominante, rappresentano interessi di ceti che hanno il solo scopo di farsi le scarpe l'un l'altro sulla pelle del popolo, o ingannandolo o opprimendolo come dittatore. Quindi i partiti in quanto tali non sono una cosa buona.
Partito significa parte, essere di parte. Ecco il partito dei lavoratori, il partito dei proletari è quella parte che non può essere simile all'altra parte, agli altri partiti. Noi dobbiamo costruire il partito dei lavoratori. Un partito rivoluzionario comunista, perché comunismo significa uguaglianza, libertà,
proprietà del popolo e così via.Dici ‘va bene’, ma poi? Poi il mondo è difficile, si prova, si va avanti, si va indietro, finché poi si vince, Mao Tse tung dice fallire ricominciare, fallire ricominciare... così si vince. E obiettivamente lui può dirlo perché almeno nella sua epoca, una vittoria l'ha conseguita.
Quindi noi dobbiamo costruire il partito rivoluzionario, comunista.
Il comunismo è un movimento reale che abolisce lo stato di corsa esistente ed è un movimento che continua finché non riesce ad abolire lo stato di corsa esistente. Non si ferma, va avanti, va indietro, riprende il cammino; come la vita delle persone, a volte riesci di avere un futuro migliore, a volte no. Il comunismo è fatto di persone, non è una invenzione mentale o un'utopia che ci viene, da Dio,. Certo, il “Dio” del popolo esiste, è il popolo stesso, perché è il popolo e solo il popolo la forza motrice della storia. Ma questa forza motrice deve mettersi in moto. Se il popolo non si mette in moto, resta suddito sfruttato, più sfruttato degli altri.
Il partito del proletariato mette insieme le avanguardie del proletariato, perché il proletariato, le masse, non sono tutte uguali, c'è chi capisce prima e c'è chi capisce dopo, chi si ribella e chi invece non si ribella mai. Quindi le avanguardie sono una realtà storica che viene prodotta dal popolo, però sono una parte minoritaria del popolo. Ma questa parte se non si organizza, non può guidare il resto del popolo. Il Partito è la minoranza del proletariato che si organizza e guida il resto del popolo. Questo partito lo fanno le avanguardie così come sono, non cadono dal cielo, poi imparano a nuotare nuotando, nessuno nasce già avanguardia.
In questo senso il Partito è lo strumento, è uno strumento magico se è in mano ai proletari, se le avanguardie lo prendono nelle loro mani, lo tolgono dalle mani degli individui in quanto tali e lo fanno proprio.
Il Partito serve anche per unire le nostre idee, per confrontarsi, dire la propria e poi verificare con gli altri nella pratica.
L’altra “arma” è fronte unito, perché in questa società gli operai possono fare tutte le lotte che vogliono, ma se non riescono a spaccare in due, in tre questa società non ce la possono fare. Perché la società non è fatta solo di lavoratori, è fatta di piccola borghesia, media borghesia, cioè di classi sociali. Senza riuscire ad alleare quelli che non hanno un vero interesse a stare dalla parte dei miliardari e dei padroni, non c’è la forza materiale per rovesciare questo sistema capitalista; perché i padroni hanno nelle mani tutto.
Abbiamo bisogno del fronte unito, cioè di unire agli operai gli studenti, le masse intellettuali onesti, tutti i settori sociali oppressi in questa società, perché gli effetti di questo sistema che ricadono essenzialmente sui lavoratori, piano piano ricadono su tutti. L'insoddisfazione sociale cresce fra tutti i settori della società, non solo tra gli operai; ci sono i giovani che hanno una funzione di forza d’urto, le donne che sono doppiamente oppresse, ecc.
I giovani… Noi veniamo dalla manifestazione a Roma del 5 novembre. Una manifestazione per la Palestina che avevano vietato perché secondo il governo, il Ministro degli Interni essere in piazza il 5 ottobre significava dire “Viva Hamas”, e questo a loro disturba - A noi no, perché i popoli scelgono loro chi li devono guidare, se il popolo palestinese si è organizzato con Hamas avrà avuto le sue ragioni e non sta a noi, di un paese imperialista, dire no, devi organizzarti come dico io. La prima libertà di un popolo è quella di organizzarsi e di lottare, di fare la resistenza. Certo, con quale organizzazione stai o con chi non stai ha un effetto sul futuro di una lotta, ma questo è un altro discorso. Tornando alla manifestazione del 5/10, questa non si poteva fare, invece si è fatta. Certo si è passati tra le “forche caudine” per cui per andare alla manifestazione dovevi mostrare i documenti, altri compagni non li hanno fatti arrivare, come i compagni venuti da Bergamo, ma poi si è fatta lo stesso, Certo, a un certo punto, nella piazza sembravamo in un recinto, tutti, 7/8mila persone, circondati da tutte le Forze dell’ordine che impedivano di muoverci da quella piazza. Ma dopo un pò ci siamo mossi! E chiaramente per primi si sono mossi i giovani e si sono difesi dalla polizia con tutto quello che potevano avere nelle mani; alla fine l'equilibrio delle forze in quella piazza non è stato a favore delle forze dell'ordine. La manifestazione si è fatta, l'equilibrio è stato rotto, le abbiamo avute, ma le abbiamo anche date.
Ecco, in un contesto come questo i giovani sono assolutamente decisivi.
Se gli operai, i lavoratori hanno con loro i giovani, le donne, ecc. hanno il “minimo sindacale” che ci serve per cominciare, per fare la nostra battaglia.
Non facciamo il Partito perché dobbiamo vincere alle elezioni. Perché finché le elezioni sono questa forma ridicola in cui chi prende il 17% - ed è questo che ha preso materialmente la Meloni - diventa capo del governo, perché fai la legge elettorale a trucco, come un gioco a carte che se esce asso prendi tutto, non è un sistema elettorale democratico, e diventa impossibile partecipare alle elezioni. E finché esiste questo sistema, le elezioni servono alla borghesia per gestire il potere e scegliere fra loro chi deve comandare, e per comandare bisogna anche ingannare. Così la peggiore feccia sociale finisce per andare al governo. Quindi, la via elettorale non può essere quella dei proletari.
La via è la lotta, è la via dell'insurrezione. Noi dobbiamo costruire le condizioni per l'insurrezione. E l’insurrezione richiede un Partito che la voglia fare, richiede un fronte che sia d'accordo col farla, e infine, richiede le armi. All’esercito infinito della borghesia, dell'imperialismo che usa armi sempre più sofisticate e devastanti, bisogna opporre il mare armato delle masse. L'esercito proletario è alla fine l'arma vincente. Ma le armi in mano al popolo non sono la stessa cosa delle normali “armi”, sparano tutte e due, ma non sono la stessa cosa.
L'unica obiezione che noi facciamo attualmente alla resistenza palestinese, ad Hamas, e a tutte le organizzazioni della resistenza palestinese, che appoggiamo amiamo, perché quello che stanno facendo per il loro popolo, pagando con la propria vita – lì essere capi non significa farsi i soldi, significa morire, organizzare il popolo e morire – è da onorare prima di tutto. Ma nello stesso tempo è il popolo armato che può vincere non un esercito parziale di esso rappresentato da un'organizzazione ben organizzata militarmente. O le armi le ha il popolo o il popolo perde.
Noi in Italia lo abbiamo provato Quando le armi le ha avute il popolo abbiamo vinto, nella Resistenza antifascista, quando le armi le ha avute solo un'organizzazione armata, le Brigate Rosse nel nostro paese. Le armi o le ha il popolo non le ha nessuno o c’è un esercito popolare, come è stato in Vietnam, in Cina prima, e di tanto in tanto in altri paesi nei grandi movimenti di liberazione, oppure non è possibile una rivoluzione vincente.
I compagni indiani parlano di “3 armi magiche”, perché è una “magia” che può permetterci di rovesciare questo sistema. Non è un piano a tavolino in cui siamo “strateghi del tavolino”.
La magia sta nella capacità di fare un Partito d'avanguardia, la magia sta nel costruire un fronte. La magia sta nel trasformare un popolo sfruttato in un popolo armato.
Dobbiamo lavorare per questo. Se non lavoriamo per questo non abbiamo chance. Non lo dobbiamo fare perché siamo idealisti, ma perché siamo comunisti. E noi lo possiamo fare perché abbiamo la necessità storica di farlo e quando le cose sono necessarie prima o poi si fanno, e qualcuno comincia e qualche altro segue. E chi se non noi che lottiamo tutti i giorni possiamo cominciare?
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