Considerazioni di buon senso e condivisibili contenute in un articolo di contropiano a firma Barontini
...La campagna vaccinale lasciata alla “libera scelta” individuale, nel bel mezzo di un caos comunicativo in cui venivano segnalati “effetti avversi gravissimi”, poi quasi scomparsi quando le dosi somministrate sono diventate milioni e miliardi, era l’ideale per portare la contraddizione “in mezzo al popolo”....
...La frazione più miope della popolazione era già lì pronta per l’uso. Gli stessi che erano no mask, no lockdown, no tamponi, no vax, sono naturalmente transitati anche verso il “no green pass”. Erano “contro” misure necessarie – strutturate malissimo, al punto di essere quasi inefficaci, pur di non disturbare le imprese ..
Soprattutto, la “libertà di scelta” sulla vaccinazione si è tradotta in larghe minoranze di lavoratori non vaccinati in altri settori chiave della logistica (in alcuni porti). E l’entrata a regime del green pass anche sui luoghi di lavoro – da domani 15 ottobre – ha costretto l’intero corpo dei lavoratori, in alcuni comparti e luoghi molto particolari (nei porti si lavora all’aria aperta, non è al momento necessario neanche l’uso delle mascherine), a compattarsi a difesa di una robusta minoranza di non vaccinati.
...A Trieste viene chiesto il ritiro puro e semplice del decreto sul green pass... Lì, riferiscono diverse fonti, i lavoratori non vaccinati sfiorerebbero il 40%…Sull’insolita percentuale pesa probabilmente molto l’ambiente sociale e territoriale. E non sempre questo è un bene.
In molte aree del Nord e del Nordest le farmacie hanno riempito calendari sterminati di prenotazioni per il tampone, da qui a Natale, ogni 48 ore, da parte di gente disposta a tutto pur di non fare il vaccino ma avere lo stesso il green pass “temporaneo” per andare al lavoro o altrove.
Sono operai, ristoratori, baristi, dirigenti di azienda. Senza distinzioni di classe, ma con redditi molto diversi tra loro. Perché fuori dal rapporto di lavoro – dove si ragiona in base agli interessi,
strutturalmente contrapposti – si “ragiona” in base a convinzioni, suggestioni, paure, idiosincrasie, conoscenze attendibili oppure “incredibili”.Madri che hanno tranquillamente portato i figli a fare i dieci vaccini obbligatori – altrimenti non vanno a scuola (perlomeno in quelle d’infanzia) o si pagano multe rilevanti – inorridiscono alla parola “vaccino anticovid”.
...è chiaro che si entra nella notte dell’irrazionale (“non so che c’è dentro”, “è tutta speculazione”, “non ci dicono la verità”, e via fantasticando), dove niente può essere provato e tutto è opinione individuale. Equivalente a qualsiasi altra. Non modificabile da nessun argomento o prova. Fede pura, insomma.
Questo milieu “culturale” è stato sdoganato, gonfiato, strumentalizzato, enfatizzato per anni dai Salvini e dalle Meloni (prima ancora dai Bossi, Maroni, Alemanno, Paragone, ecc). Ma oggi costituisce un mini “zoccolo duro” di irrazionalismo popolare.
Nei vuoti scorazzano gli avventurieri”, scrivevamo solo due giorni fa. E anche le migliori intenzioni di classe rischiano di avvitarsi in conflitti da cui è difficile uscire vincitori.
P.s. Non va meglio tra le forze dell’ordine, ossia tra quelli che dovrebbero “far rispettare la legge e i decreti”, per quanto bizzarri possano essere.
«Il reparto mobile di Firenze della polizia di Stato – scrive stamattina un cronista della Stampa – conta quasi il 39% di non vaccinati». Non si può dire che abbiano problemi medici che mettono a rischio la loro salute in caso di vaccinazione anticovid, altrimenti non farebbero parte dei reparti celere ma sarebbero seduti negli uffici. Semplicemente sono ostili.
A Torino i vaccinati della polizia di Stato sono il 33%, un poliziotto su tre. Ben sopra la media nazionale indicata dai sindacati, intorno al 20%.
Secondo il Coisp sono 18 mila gli agenti non vaccinati in tutta Italia su un corpo che ne conta 98 mila. A Milano il 19% dei questurini non è immunizzato, a Roma il 17%, a Genova il 13%.
I
Carabinieri sembrano più virtuosi e la quota scende al 10%, circa 15
mila su 115 mila unità, secondo il sindacato Unarma. Tra polizia
penitenziaria e polizia locale, scrive sempre la Stampa, si raggiungono
le 60 mila unità. Alla faccia della sicurezza nelle carceri.
Se
confrontiamo questi dati con la percentuale nazionale della popolazione
vaccinabile e immunizzata (over 12 anni) che tocca l’85%, includendo
anche quelli che hanno assunto per ora una sola dose, l’80% se
consideriamo chi ha compiuto i due cicli, chi ha avuto il monodose e chi
ha contratto il covid, scopriamo che le Forze dell’ordine contano tra
le loro fila una percentuale di ostili al vaccino superiore alla media
nazionale della popolazione.
Un dato rivelatore che spiega in parte certi comportamenti tenuti nelle piazze e quale sia la loro area culturale di riferimento. Ma anche un ammonimento per chi crede che la lotta “no green pass” possa diventare in qualche modo “rivoluzionaria”.
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