Le lavoratrici e i lavoratori, le masse popolari più in generale, per poter mettere in atto un’azione generale più efficace nella soluzione del problema, hanno bisogno di una corretta informazione e comprensione sulla somministrazione dei vaccini per dare una risposta di classe anche a questo aspetto, importantissimo.
È per questo che lo Slai cobas per il sindacato di classe ha anche organizzato fino ad ora due riunioni con Fabrizio Chiodo, ora ricercatore del CNR in Italia (dopo 12 anni all’estero) che lavora anche in equipe alla produzione dei vaccini a Cuba, rientrato da poco: “penso - ha detto - che sia dovere morale per uno scienziato condividere con i lavoratori, con gli studenti tutto quello che conosciamo, che abbiamo imparato; i colleghi che vanno in televisione hanno un atteggiamento diverso, ‘massonico’, classista del tipo ‘so tutto io’”.
Riportiamo stralci dai suoi interventi nell'ultima riunione.
"...ci sono le ingiustizie e le diseguaglianze che “sono figlie e frutto di questo modello economico”, come per esempio il fatto che “su scala mondiale … in questo momento l’86% dei vaccini sono stati distribuiti ai paesi ricchi, mentre lo 0,1 per cento ai paesi in via di sviluppo”, ma è chiaro che “se non
vacciniamo la maggior parte della popolazione più o meno allo stesso ritmo non andiamo da nessuna parte”; “la battaglia è appena iniziata! Ci sono altri 70 candidati vaccinali in sperimentazione umana nel mondo, ce ne sono 180 in sperimentazione su animali, c’è tutto un percorso che ancora va avanti… non esistono solo i paesi del G8. In questo momento i vaccini approvati per uso emergenziale sono 13 nel mondo, non sono soltanto i 3 che abbiamo in Italia… dobbiamo aprirci al mondo… perché vaccinare tutto il mondo in questo sistema globalizzato, è l’unica garanzia che abbiamo per uscire gradualmente da questa pandemia…”Ma contro quelli che insistono nel dire che è merito del “libero mercato”, del capitalismo, se ci sono 3-4 vaccini già in circolazione Fabrizio risponde che è falso, “tutte le scoperte dietro a questi vaccini, sono fatte nelle università da colleghi come il sottoscritto; tutte scoperte che hanno finanziato i governi con soldi pubblici, con le tasse dei cittadini e i sacrifici dei lavoratori, tutti. Che succede poi? “Questo modello economico fa sì che questa scommessa nel fare ricerca non la faccia il privato che non si prende questo rischio, ma la fa il pubblico, la fanno le università, e quando le poche università hanno un’idea e un prodotto importante tra le mani, grazie al capitalismo, questa proprietà intellettuale che era pubblica (con gli “spin off” pubblico privato e altri giochini) viene trasferita e nei cinque anni successivi diventa totalmente privata… e non finisce lì, perché tutta la successiva fase di sviluppo e ricerca anche della compagnia privata viene finanziata con i soldi pubblici, con le tasse e i sacrifici dei lavoratori, e quando poi questo prodotto arriva negli ospedali nelle fasi cliniche anche quella ricerca lì viene finanziata con i soldi pubblici.
“in questo quadro poi i governi non comprano il vaccino al prezzo di produzione ma lo pagano dieci volte di più… come risultato della privatizzazione che ne fa il capitalismo che è interessato solo alla produzione che fa profitto e concentra, per esempio, tutto su un solo vaccino, come Pfizer o Moderna, mentre a Cuba ne sono stati provati 5 di due istituti completamente diversi, che danno la possibilità di ampliare i risultati… e avere meno rischi…”
Tra questi aspetti relativi alla “politica dei vaccini”, alla “rapidità” con cui alcuni paesi sono “usciti” dall’emergenza rispetto ad altri, una delle domande poste durante le riunioni era sul modo in cui si è mosso lo stato di Israele. La risposta di Fabrizio su questo è stata chiara e illuminante anche per comprendere alcuni specifici meccanismi su produzione, acquisto, vendita e distribuzione dei vaccini e la “geopolitica” che ci sta dietro.
L’immagine che Israele vuole dare di sé si può riassumere così “… ho pagato di più il vaccino, ho scavalcato tutti gli altri, me lo sono preso a un prezzo più alto, sto facendo una fase 4 pagata da Pfizer e così faccio vedere che esco prima di tutti (dalla pandemia, ma Israele ha gestito malissimo la pandemia), insomma sono il più bravo al mondo…”. Ma, aggiunge Fabrizio, i palestinesi non li hanno vaccinati, forse cominciano adesso, perché questo modello economico prevede questo tipo di contraddizioni. Attenzione a utilizzare Israele come modello, per un motivo politico, un motivo sociale ed epidemiologico…” E' il messaggio che Israele vuole fare passare, mostrando chi festeggia (mentre i palestinesi stanno morendo più di covid e non hanno visto vaccini finché non è intervenuta la Russia e credo anche i vaccini cinesi) che è sbagliato!
E a proposito di geopolitica o, come lo chiama Fabrizio, “imperialismo su tutti i vaccini”, che passa attraverso questi colossi farmaceutici come Pfizer (la più grande multinazionale in questo campo al mondo) o Astrazeneca (che conta solo la metà di Pfizer), bisogna guardare anche a cosa sono e come funzionano gli organismi regolatori internazionali, come l’europea EMA (European Medicines Agency) o la statunitense FDA (Food and Drug Administration), e al loro modo di trattare gli altri vaccini come lo Sputnik, quello cinese o quello cubano.
L’Ema, per esempio, sta ritardando l’approvazione dello sputnik, mentre Biden non approverebbe il vaccino cinese… ma l’Ema gestisce 27 paesi nel mondo, mentre Food and drug administration solo uno! Certo, appena una di queste dà l’ok, si può commercializzare il prodotto negli altri 196 paesi nel mondo! Ma non tutto ruota attorno all’Ema e all’Fda, non tutto ruota attorno a questi 28 paesi.
Lo sputnik è stato approvato da 54 paesi, il vaccino cinese da una ventina, i vaccini cubani sono attesi da una decina di paesi…
Gli “ostacoli” posti dall’Ema e dall’Fda riguardano gli standard qualitativi che devono essere molto alti, ma questi standard definiti con una sigla GMP (Good manufacturing practices) sono stabiliti dagli stessi paesi che li impongono; non guardano solo alla qualità del vaccino in sé ma pretendono di sapere anche come sono fatti gli spazi, l’apparecchiatura, il magazzino in cui viene conservato, ma non c’è una lista precisa reale di tutto ciò, e il relativo “ok” resta vincolato alle famose ispezioni, insomma una pratica folle perché tutti sanno quanta corruzione c’è spesso dietro queste ispezioni e rendono tutto il processo inaffidabile.
Nello stesso tempo, però, non c'era mai stata una così alta concentrazione di energie scientifiche, tecnologiche e finanziarie, che ci permettessero di andare alla realizzazione di vaccini in tempi così brevi. Questo vuol dire che lo sviluppo scientifico e sociale generale è arrivato a livelli molto alti, per cui oggi nel mondo, oltre che in tutti i paesi avanzati, ci sono le potenzialità per fronteggiare in forme assai più efficaci le malattie e anche le pandemie.
“Il progresso scientifico – dice Chiodo - che abbiamo raggiunto ha capitalizzato i segreti della genetica, le biotecnologie, che hanno permesso di dare una risposta molto più rapida che in ogni altra epoca precedente, al problema. Così come si vede che la grande organizzazione dei grandi gruppi farmaceutici, che è una fonte di profitto straordinaria per chi ne è proprietario, è anche la forma con cui la concentrazione, centralizzazione, meglio pubblica che privata, è un’arma che ci permette di affrontare i problemi, in questo caso la pandemia.
“Pensate ai miliardi di fiale necessarie per vaccinare le popolazioni, che non si possono produrre senza una concentrazione, senza la presenza di grandi gruppi industriali. È evidente che noi siamo perché questi grandi gruppi siano pubblici, non privati, ed è questa l'altra faccia del capitale.
E ancora sulla situazione attuale “la guerra dei vaccini, il peso delle multinazionali, brevetti pubblici trasformati in brevetti privati che portano al profitto è quello che è alla base della attuale difficoltà a procedere alla vaccinazione di massa delle popolazioni secondo una organizzazione centralizzata che ci permetta realmente di raggiungere l’obbiettivo di uscire dalla pandemia, e su questo i lavoratori, anche quelli che chiedono che cosa gli può toccare, devono guardare alla cosa sul piano generale… non è un problema personale non va affrontato come problema personale…".
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