Contrapponiamo al fronte unico dei capitalisti e dei loro stati, il fronte unico dei lavoratori e delle lavoratrici
Lo scorso 7 aprile, in occasione della Giornata mondiale della Salute, il governo italiano e la Commissione europea hanno rilanciato l’appuntamento a Roma il 21 maggio per il “Global Health Summit”, un evento inserito nell’agenda del G20 a presidenza italiana. Roma era stata individuata come luogo simbolico di raduno dei capi di stato e di governo delle 20 più grandi economie capitalistiche del mondo dall’ex-premier Conte e dalla presidente dell’UE von der Leyen per l’intensità della crisi sanitaria vissuta in Italia.
Il summit dovrebbe discutere e concordare a livello globale come adeguare i rispettivi sistemi medico-sanitari al crescente rischio di altre pandemie - un’ipotesi, dunque, che gli stessi “grandi (predatori) della Terra” ritengono più che fondata.
Fatto sta, però, che quelli che si riuniranno a Roma costituiscono la cabina di comando del sistema economico-sociale che ha causato la pandemia globale in corso da più di un anno. Lo sfruttamento brutale delle terre e dei mari, la selvaggia deforestazione, l’allevamento intensivo degli animali, l’urbanizzazione sregolata, sono all’origine dello sviluppo e della propagazione di questo virus. E proprio la prosecuzione di tali processi è la premessa per la cronicizzazione di questa pandemia e per la produzione di una catena di pandemie. Una lotta a fondo, radicale, per fermare questa tendenza comporterebbe interventi immediati e radicali sulle cause che la determinano. Ma non è certo di questo che si discuterà a Roma, perché tutto ciò che interessa ai gendarmi dell’ordine capitalistico internazionale è far ripartire a tutto spiano l'accumulazione di profitti, imparando a convivere con le pandemie – per i migliori affari di Big Pharma e dei pescecani di tutti gli altri rami della produzione industriale.
In Italia, con Conte come con Draghi, e in Europa, la disastrosa gestione della crisi sanitaria è stata in linea con questo criterio: mettere il profitto al di sopra di tutto, e quindi anche della salute, e far pagare l’emergenza a lavoratori, precari, disoccupati, studenti. Perciò, quale diversa gestione della salute e della sanità possiamo aspettarci da questi signori? Le politiche in ambito sanitario degli ultimi decenni nascono dalla stessa sete di ricchezza che contraddistingue la politica borghese in generale. Sicché la vita diventa un bene da vendere, la salute è mercificata, e ogni forma di sistema sanitario pubblico, universale e gratuito è pezzo dopo pezzo da smantellare. In questo contesto migliaia di lavoratori della sanità sono stati costretti a turni massacranti, per far fronte alla mancanza di personale e di strutture. Sono stati definiti “eroi”, ma mentre migliaia di medici e infermieri si esponevano ogni giorno a rischi, per prestare assistenza alle persone colpite dal virus, nessuno garantiva nuove assunzioni o contrastava la condizione di precarietà e assenza di diritti a cui sono costretti tantissimi lavoratori della sanità. La gestione aziendalista e privatistica delle strutture sanitarie, lo smantellamento della sanità territoriale e di qualsiasi politica di prevenzione delle malattie, i tagli alla ricerca, sono le cause che hanno prodotto quella scandalosa incapacità strutturale nell'affrontare la pandemia che è sotto gli occhi di tutti – a cambiare tutto ciò, tolta un po’ di demagogia, nessuno dei membri del G 20 ci pensa davvero.
Nel frattempo le fabbriche, la logistica e i grandi magazzini sono rimasti aperti perché era essenziale mantenere il funzionamento della macchina economica, e l'assenza di criterio delle ultime riaperture è dovuta al tentativo di placare la rabbia sociale che a vario titolo è esplosa nell'ultimo anno, nella speranza messianica che le temperature estive costituiranno un argine ai contagi (l’identica scommessa, persa, dell’estate 2020). Lo stesso vaccino, atteso per mesi, risulta una misura insufficiente se non è inserita, e non lo è, nella costruzione di un sistema che difenda realmente la salute di tutti i proletari con il ripristino della medicina di base e territoriale, il tracciamento come forma prioritaria di argine dei contagi, e il potenziamento di tutto il sistema sanitario pubblico.
I rappresentanti dei governi del G20 si riuniranno, invece, per rivendicare la loro gestione fatta su misura per gli interessi delle rispettive borghesie nazionali, in forme diverse ma tutte volte al mantenimento a qualsiasi costo della produzione e dei profitti senza garantire la salute delle lavoratrici e dei lavoratori, con una corsa all’accaparramento dei vaccini per acquisire vantaggi competitivi nella competizione inter-imperialistica senza curarsi dell’efficacia delle vaccinazioni di massa.
Abbiamo analizzato e denunciato con forza questo insieme di processi in una grande giornata di contro-informazione e organizzazione delle lotte il 17 aprile scorso, indetta dall’Assemblea delle lavoratrici/lavoratori combattivi all’insegna dell’anticapitalismo e dell’internazionalismo proletario – contro l’imperialismo dei vaccini e contro le discriminazioni ai danni degli emigranti e degli immigrati. Da quella giornata è scaturito l’impulso ad una mobilitazione nazionale che nella giornata del 21 maggio metta al suo centro la difesa e l’estensione del diritto alla salute per tutte/i i proletari e i lavoratori, insieme alla tutela della sicurezza sul posto di lavoro, ponendo sul banco degli imputati chi in quest’ultimo anno – i governi Conte e Draghi e Confindustria – si sono resi responsabili di una gestione della pandemia criminale per incuria e inettitudine. E denunci pure l’altrettanto criminale decisione dell’Italia e della UE di intensificare nell’ultimo anno le azioni di guerra e di manomissione in Africa e in Medio Oriente – proprio in quelle aree in cui le guerre e il saccheggio imperialista hanno creato le condizioni più favorevoli alla diffusione incontrollata di ogni genere di malattia.
In questa mobilitazione dovremo legare le rivendicazioni riguardanti la difesa della salute alla lotta generale contro l’attacco alle condizioni di lavoro e di vita della classe operaia e delle classi subalterne che il governo Draghi prospetta come l’unico orizzonte possibile di fronte alla crisi economica accelerata dalla pandemia. Nel farlo, ci poniamo in continuità con le poche lotte coraggiose che hanno attraversato quest’anno di pandemia capitalistica: la lotta per astenersi dal lavoro e conquistare protocolli di sicurezza efficaci contro il Covid-19 sul posto di lavoro che si è sviluppata lo scorso marzo nella logistica e in alcune fabbriche metalmeccaniche, la lotta contro i licenziamenti – come alla FedEx, la lotta contro la repressione delle lotte operaie e i movimenti sociali, e contro l’utilizzo strumentale della pandemia come giustificazione per l’intensificarsi della repressione.
Questa giornata di lotta deve rappresentare solo la prima tappa di un percorso che porti i lavoratori e i movimenti sociali ad opporre, a fine ottobre, contro i 20 “grandi della Terra”, una prospettiva anti-capitalista e internazionalista messa a punto attraverso iniziative il più ampie possibili.
Non pagheremo la vostra crisi: costruiamo un fronte unico degli sfruttati di tutto il mondo contro i capitalisti e i loro governi.
Il 21 Maggio tutte e tutti a Roma!
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