Anche in ragione dell’enorme prezzo pagato da tutti i milioni tra personale della scuola, studenti e famiglie: tutti parimenti sconvolti nelle loro vite quotidiane, in grado e per aspetti diversi che le statistiche e le rivendicazioni mettono quotidianamente in evidenza. E non serve/basta il finanziamento di interventi per supporto psicologico se non si mette veramente mano ai disastri che la pandemia ha messo a nudo, ma frutto delle scellerate politiche degli ultimi decenni dei governi che si sono succeduti.
Le tante soluzioni pratiche messe in atto dalle scuole sono, sostanzialmente, rese vane dalle decisioni prese ai tavoli prefettizi. A Milano, ad esempio, è stata promossa la campagna per diversificare gli orari di inizio di diverse attività per non sovraffollare i mezzi pubblici ed è stato caldeggiato il ricorso allo smart working; per le scuole è stata prevista la suddivisione degli ingressi degli studenti in orari differenziati: ma nelle scuole erano già stati predisposti ingressi scaglionati, con modalità razionali, per evitare assembramenti all’entrata e all’uscita. Inoltre, in diverse iniziative di protesta, con molto buon senso, era stato richiesto di attivare mezzi dedicati agli studenti – il che solo in parte è stato attuato -: che senso ha disporre l’ingresso di parte degli alunni di una scuola alle 8 e dell’altro gruppo alle 10?
- reperimento di spazi per permettere a tutti gli studenti di seguire in presenza, No alla DAD né alla Didattica integrata che vogliono rendere strutturali
- potenziamento dei mezzi di trasporto
- ripristino del servizio di medicina scolastica
- riduzione del numero di alunni per classe
- assunzione di personale docente e ATA, trasformazione dei contratti a tempo determinato in tempo indeterminato
- internalizzazione di tutti i servizi
- basta scuole paritarie finanziate anche per la chiusura durante il lockdown
- potenziamento della scuola pubblica e copertura di tutto il territorio nazionale a partire dai nidi, scuola dell’infanzia.
La pandemia ha scoperchiato i guasti prodotti da anni di politiche di tagli alla scuola, sempre più subordinata agli interessi del capitale.
Certo si sconta una debolezza sindacale, di capacità di incidere effettivamente e di imporre il punto di vista in primis dei lavoratori della scuola, in unità e coordinamento con gli altri settori determinata dalla cancellazione di memoria storica che negli anni le OOSS concertative hanno sparso a piene mani, introducendo anche con i contratti elementi di divisione e frammentazione, ulteriormente incentivati con il lockdown in cui i lavoratori si sono visti rinchiusi in casa, ancor più isolati e resi “minorenni” e in cui hanno buon gioco il diffondersi di concezioni neocorporative nel paventare un rientro a scuola in presenza, manifestando la paura di essere ancora troppo alto il rischio di contagi. Soprattutto in considerazione della giovane età degli alunni che, notoriamente, determinerebbe una elevata incidenza di casi asintomatici, ma anche la tendenza ad un’eccessiva “vicinanza” dovuta proprio alla giovane età.
In questi giorni stiamo sentendo diversi militanti CGIL, comunque collocati, fondamentalmente, sostenere queste argomentazioni. Non ci stupisce, perché è in linea con le politiche delle OOSS concertative che, invece che chiamare alla lotta, alla capacità e necessità dei lavoratori di dire la loro, soprattutto in questo frangente e su questi temi così importanti e dirompenti, finiscono con il convergere con posizioni ed argomentazioni che, oggettivamente, supportano questo stato di “sospensione” ed estraniazione della scuola dalla vita sociale e politica.
D’altra parte cosa ci si potrebbe aspettare d’altro e di diverso anche alla luce dell’ultimo, in ordine di tempo, scellerato accordo firmato da sindacati concertativi ed ARAN che attacca ulteriormente il diritto di sciopero, con successiva nota CGS che ha escluso settori lavorativi e, in particolare, tutto il personale della scuola dallo sciopero delle donne proclamato per l’8 marzo, isolando ancor più, se possibile, queste lavoratrici dalle altre in sciopero e in lotta in una data che sempre più sta riassumendo il carattere originario di giornata internazionale delle donne? Con questo attacco inaccettabile alle lavoratrici della scuola che, ricordiamo, sono la maggioranza dei lavoratori della scuola, si attaccano tutte le donne, con grave aggravio dei carichi di lavoro, ricacciate a casa, impegnate h.24 nel lavoro fuori casa - ma svolto all’interno delle pareti domestiche - e nel lavoro di cura in un intreccio pesantissimo da sostenere. Invece che trovare soluzioni adeguate, dando positivamente seguito alle proposte da studenti e personale scolastico, Ministero e OOSS concertative hanno pensato bene di utilizzare questa fase di ulteriore frammentazione e isolamento per dare un ulteriore colpo ai diritti e alla dignità, in primis, delle lavoratrici. Mentre anche le statistiche ufficiali evidenziano come, nella crisi sanitaria determinata dalla pandemia unita alla crisi economica, sono le donne a pagare il prezzo più alto, sino agli efferati femminicidi.
SE QUESTO NON È ODIARE LE DONNE!!
Per il prossimo 26 marzo è stato indetto da COBAS scuola uno sciopero della scuola dell’intera giornata e per tutto il personale della scuola.
Questo sciopero viene immediatamente dopo l’8 marzo quando le lavoratrici della scuola si sono viste negare il diritto di scioperare. Ogni limitazione di diritti comporta un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
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