"Fu un evento indimenticabile: i 60 delegati rappresentanti dei
1800 iscritti delle 52 sezioni del partito furono esaltati dall’eleganza
del Teatro, con la bandiera rossa che sventolava dalle grandi vetrate
del primo piano, e dall’impressione che Savona trasmetteva. Era una
delle città più rosse d’Italia, quella che forse più di tutte era stata
influenzata dal movimento torinese dell’Ordine Nuovo durante
l’occupazione delle fabbriche, nel 1920. Nelle votazioni precedenti il
Congresso di Livorno (21 gennaio 1921) la frazione comunista aveva
riportato a Savona la maggioranza assoluta dei voti. Comunisti erano il
Sindaco Mario Accomasso, operaio metallurgico, e la maggioranza dei
dirigenti della Camera del Lavoro".
"Così Roberto Badarello ha raccontato l’accoglienza affettuosa a
Gramsci, la sera precedente: “Antonio
Gramsci, stanco del lungo viaggio,
scese dal treno guardandosi attorno nella ricerca di qualcuno che fosse
lì ad aspettarlo; gli si avvicinò Alberto Mussio, il quale, pur non
avendolo mai visto, ma reso edotto dal suo stato fisico, gli disse
sicuro:
‘Tu sei Gramsci’. E Antonio Gramsci gli rispose stupito: ‘Si,
sono Gramsci. come hai fatto a riconoscermi?’ Egli fu ospite quella
notte di Mario Accomasso”.
"Gramsci tenne il discorso di apertura, riassunto poi da “Bandiera
rossa”, giornale savonese organo dei comunisti liguri, in un articolo
del 26 marzo. Gramsci motivò la scissione di Livorno criticando
aspramente il PSI, che non aveva compreso il significato storico della
fondazione della Terza Internazionale e della sua lotta contro
l’imperialismo e la socialdemocrazia e che, proprio per questo, non era
stato in grado di garantire la direzione rivoluzionaria del moto operaio
del 1920. Questa la conclusione, tra scroscianti applausi:
L’Italia è la patria di Maramaldo: in Italia dovremo fare i conti
con i tradimenti più spudorati (...). Il Partito Comunista deve essere
un organismo di tipo militare, e i suoi militanti devono raggiungere le
più alte cime dello spirito di sacrificio per essere in grado di
risollevare coloro che tanto in basso sono caduti. Il dovere dei
comunisti liguri è ancora più grave: a Genova abbiamo avuto, prima che
altrove, lo sviluppo delle tendenze controrivoluzionarie e piccolo
borghesi della democrazia sociale, la quale crede di emancipare il
popolo lavoratore creando delle aristocrazie operaie”.
"A Genova, infatti, il riformismo era stato e era ancora molto
forte -con l’eccezione di Sestri Ponente- rispetto a Savona ma anche
alla Spezia".
"Il problema più dibattuto fu quello della tattica dei comunisti in
campo sindacale: Gramsci intervenne nel dibattito per sostenere la tesi
di un lavoro organizzato all’interno delle Camere del Lavoro per
strapparne la direzione ai riformisti. In un altro intervento Gramsci
sottolineò il dovere degli intellettuali di collaborare alla stampa di
partito: era una risposta al problema di un quadro dirigente entusiasta
ma di scarsa preparazione. Così come lo era la costituzione dei Consigli
di Fabbrica, considerati anche come strumento di educazione degli
operai".
"Tra gli argomenti discussi ci fu poi quello della sede del partito
regionale: per i savonesi doveva essere Savona. Una parte dei genovesi
era contraria, ma fu sconfitta ai voti. Segretario regionale fu
nominato, non a caso, l’avvocato savonese Arturo Cappa".
"Il fascismo prese il potere nel 1922. Già nel 1924 Gramsci
scrisse: “Fummo, senza volerlo, un aspetto della dissoluzione generale
della società italiana”. Nessuno, a sinistra, interpretò e diede una
prospettiva politica all’immane tragedia sociale. Ma va riconosciuto che
quel piccolo partito, settario e militarizzato, fu la forza più attiva
contro la dittatura. Molti tra i militanti presenti a Savona si
batterono con “spirito di sacrificio” per “far succedere la battaglia
del Piave alla rotta di Caporetto”. Gramsci ne è l’emblema".
Testo di Giorgio Pagano, già Sindaco della Spezia, Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
Un commento della redazione
Un discorso di straordinaria attualità proprio a Genova e proprio i giorni nostri... dove oggi
non si capisce il significato dell'internazionalismo organizzato e non retorico come fatto indispensabile nella ricostruzione del Partito Comunista
non si capisce l'importanza della lotta contro la socialdemocrazia anche quella di 'sinistra'... basti pensare al recente approdo dei compagni del CALP alla USB - tipico sindacato 'socialdemocratico' per posizioni e prassi
non si capisce quello che Gramsci diceva anche allora 'il partito comunista deve essere una organizzazione di tipo militare...'
non si capisce la necessità di delimitarsi dalle tendenze piccolo borghesi e in particolare dall'aristocrazia operaia... basti pensare alle posizioni aziendaliste e socialscioviniste dominanti nella prassi all'Italsider di Genova, oggi ArcelorMittal
redazione di proletari comunisti
21 marzo 2021
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