La corruzione, secondo i giudici, non è reato ma “normale” (e legittimo, quindi, secondo il diritto borghese) strumento di rapina imperialista ai danni dei popoli oppressi.
L'Africa è sempre più strategica per gli interessi dell'Italia imperialista per la spartizione del mercato delle materie prime.
Al “processo del secolo” si sono presentati con avvocati ben pagati, come l’avvocato (ex ministro) Paola Severino, ci sono stati tentativi di comprare un testimone così come sono stati coinvolti personale dei servizi (la Procura di Milano l’ha definito l’”asse delle spie”: due ex-MI6 inglesi pagati da Shell, il capo dell’intelligence nigeriana, un ex ambasciatore russo vicino a Shell e un uomo dei servizi italiani) e così, per i giudici di Milano, i boiardi di Stato, l’ad e il numero due di Eni Scaroni e DeScalzi, e le 2 società, Eni e Shell, assieme ad altri manager, non avrebbero corrotto nessun politico al governo della Nigeria per la concessione petrolifera Opl245. C’è stata una mediazione (2 condanne per questo e uno è pluri-pregiudicato), i soldi sono stati effettivamente versati su un conto di Londra, ma il “fatto non sussiste”, come recita la sentenza di primo grado per la tangente da 1 miliardo e 92 milioni di dollari andata a uomini di governo corrotti della Nigeria (ma se fossero andati allo Stato nigeriano sarebbe cambiato qualcosa?), soldi che, come sempre, l’imperialismo usa per comprare i suoi mediatori e che sa molto bene che questi non arriveranno mai a migliorare le condizioni di vita delle masse, né quelle dei paesi oppressi, né quelle dei paesi imperialisti. I dirigenti Eni lo sanno talmente bene che l’accordo prevedeva l’esclusione dello Stato nigeriano dai futuri profitti, senza dover pagare royalties e tasse. E lo sa bene lo Stato italiano che è azionista maggioritario (30%) dell’ENI.
Povertà e migrazioni di massa sono la conseguenza dell’imperialismo:
secondo i dati della Banca Mondiale il 43% della popolazione in Nigeria vive con
meno di un dollaro al giorno. I prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati
ancora. Il flusso più numeroso di migranti africani verso l’Italia arriva dalla
Nigeria: 80.000 negli ultimi 5 anni, 22.000 sono minori.
Dalla ricostruzione dei flussi finanziari ben 500
milioni (ovvero la metà del bilancio annuale della sanità della Nigeria) sono
stati ritirati e movimentati in contanti. Inoltre: acquistato un aereo,
preziosi, auto di lusso, safari. Coinvolti anche funzionari pubblici: pagato il
mutuo per un terreno al procuratore che ha seguito la chiusura dell’accordo.
Questo processo ha fatto comunque luce sul meccanismo della
corruzione dell’imperialismo. E si è levata la voce critica dei democratici che, indignati, invocano
riforme e maggiori controlli sulle aziende monopoliste di Stato, e che ritornano a parlare di
codici etici..... Nient’altro che un illusione, quella che l’imperialismo si possa
riformare! Nella sua guerra per la spartizione del mondo, per la sua posizione
di dominio nel mercato mondiale, la borghesia imperialista italiana, come tutti
gli Stati imperialisti, non conosce nessuna regola e la corruzione è parte
normale della sua politica di rapina. E la sua Borsa glielo ha confermato: “con la
sentenza viene meno una fonte di rischio. Buy confermato”.
Come è noto non è l’unico caso in cui è coinvolta. Ne
riportiamo alcuni altri casi. L'ENI è responsabile dei disastri ambientali nel
Delta del Niger e nella regione mozambicana di Capo Delgado, sono i rapporti
con il golpista Al Sisi in Egitto, sono i pozzi in Libia.
Saipem (partecipata da Eni)–Algeria (maxitangente da
197 milioni di dollari),
ENI in Congo ha proposto al gip un risarcimento -
concordato - di 11 milioni e una sanzione di 800mila euro internazionale per
chiudere l’indagine su una corruzione sulle concessioni petrolifere
derubricando, anche in questo caso, il reato
Il “Petrolgate”, processo iniziato a fine 2017 presso
il tribunale di Potenza, in Basilicata, si è chiuso con una condanna in primo
grado a Eni (e la confisca di 44 milioni di euro) per traffico illecito di
rifiuti prodotti dal Centro Olio di Viggiano e smaltiti in impianti di
depurazione su territorio nazionale.
Dove c’era la sede di Gela (oggi in riconversione) in
15 anni sono nati 450 bambini malformati.
Bonny Island, sempre in Nigeria, tra il 1995 e il
2004 fu coinvolta e condannata la Saipem, all’epoca una società dell’Eni (Saipem,
i giudici: "Tangenti in Nigeria camuffate da 'costi culturali'". Le
motivazioni della Corte d'Appello di Milano, che ha confiscato 24,5 milioni a
Saipem per l'incorporata Snamprogetti. Per il collegio "si trattava di
ingenti pagamenti" e i destinatari delle mazzette "erano certamente
dei pubblici funzionari").
ENI è lo Stato, ENI è la Farnesina, è la politica
estera dei governi della borghesia imperialista italiana, ENI è capitalismo
monopolista di Stato, ENI è lobby dell’energia in Europa, è presente ai vertici
internazionali come la COP 26 e il G20. E dai Tribunali di
questo Stato ha ottenuto l’ennesima impunità processuale.
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