Lo sciopero delle donne dell’8 marzo è stata una bella, importante e vera risposta di lotta di tante donne lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti, giovani… che nella giornata internazionale delle donne, hanno ancora una volta detto NO, NON CI STIAMO!
Le donne lavoratrici, proletarie in questo 8 marzo hanno voluto dare un nuovo e chiaro segnale di sfida ai padroni, al neo governo della borghesia, a questo Stato, confermando da un lato il filo rosso e di lotta degli scioperi delle donne, a partire dalla storica scintilla del primo sciopero delle donne, promosso in Italia dal movimento femminista proletario rivoluzionario nel 2013, che ha illuminato il cammino di ampia lotta necessario per la maggioranza delle donne, ma rafforzandolo oggi di un valore aggiunto sia in termini qualitativi che di estensione per nulla scontati nella fase pandemica che stiamo vivendo.
Le lavoratrici, le proletarie con lo sciopero hanno ancora una volta dimostrato di non voler stare a subire in silenzio e inermi una condizione di doppio sfruttamento e doppia oppressione, frutto di questo sistema sociale capitalistico, che la pandemia ha aggravato pesantemente in ogni ambito, lavorativo con più sfruttamento e pericolo di ammalarsi; non lavorativo, le prime ad essere licenziate, a perdere anche
un lavoro misero e precario; familiare con lo scaricamento ancora più pesante di tutto il lavoro di cura/assistenza; l’odiosa questione della violenza/femminicidi ancora aumentati gravemente dal lockdown ad oggi; la questione profonda dell’attacco al diritto di aborto…
Operaie di alcune fabbriche metalmeccaniche, operaie della logistica, lavoratrici delle poste, del pubblico impiego, del commercio, precarie dei servizi nelle scuole, dello spettacolo, del settore turistico, della ristorazione, donne disoccupate sono state il cuore pulsante dello sciopero delle donne: molteplici sono state le iniziative di lotta in diverse città e territori, iniziative piccole e grandi, esemplari, vedi le operaie in sciopero alla Dhl o la partecipata manifestazione con tante precarie a Palermo, ma anche in situazioni più difficili come per le operaie della Montello/Bergamo, sfruttate e soggette a discriminazioni di genere, che in parte hanno scioperato contrastando il pesante clima di ricatto padronale all’interno della fabbrica, questo sciopero ha assunto più valore per il coraggio e la combattività di queste donne migranti che ancora una volta non hanno avuto paura. Importante fatto nuovo è stato quest’anno che la forza del messaggio dello sciopero delle donne è entrata nelle carceri dove alcune donne detenute lo hanno fatto nelle forme possibili, come è avvenuto per esempio a Trieste.
E laddove non si è potuto ancora scioperare o scendere in lotta si è cercato di portare comunque il messaggio dello sciopero delle donne attraverso volantinaggi, attacchinaggi, affissioni di striscioni, diffusione della piattaforma lanciata dall’assemblea nazionale delle donne, una piattaforma ampia con le diverse istanze delle lavoratrici, non punti di un elenco generico ma sintesi di quanto emerge dalle lotte reali messe in campo, frutto delle inchieste tra le lavoratrici, che si arricchisce giorno per giorno sulla base dell’analisi concreta della situazione concreta. Si è trattato di un lavoro che va ora continuato ed esteso per cercare di conoscere, collegare, estendere le lotte delle lavoratrici, donne.
Le lavoratrici, le compagne più attive nelle lotte hanno chiamato il movimento dei lavoratori perchè si avanzi nella comprensione della centralità della condizione delle donne che raccoglie tutte le oppressioni, dell'importanza strategica della lotta delle donne, della ricchezza generale che essa porta a tutto il movimento proletario, e su questo il contributo pratico e e di lotta anche sul piano del dibattito nel movimento da parte delle lavoratrici Slai Cobas sc e delle compagne Mfpr è stato significativo; per la prima volta in questo 8 marzo c’è stato un passo concreto in avanti, hanno aderito ufficialmente anche i lavoratori che sono scesi in sciopero e in piazza, lo sciopero delle donne è stato riconosciuto, è stato assunto nell'Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi e nel Patto d'azione anticapitalista e di fatto si è esteso. E una sfida positiva in questo senso sono state le squadre di lavoratrici che in alcune città come Palermo e Taranto hanno portato il volantino/appello dello sciopero delle donne agli operai rispettivamente dei Cantieri Navali e all'appalto dell'ArcelorMittal che accanto alla iniziale sorpresa in generale hanno preso il volantino, ne hanno ascoltato la spiegazione, hanno condiviso alcuni punti della piattaforma non strettamente sindacali vedi la questione violenza sulle donne...
Un punto nero invece purtroppo c'è stato nello sciopero, la grave esclusione delle lavoratrici della scuola, che sempre in maniera significativa negli anni hanno aderito e partecipato a questo sciopero, per il nuovo attacco moderno fascista della Commissione di “garanzia” guarda caso sempre e in particolare in occasione dello sciopero delle donne. Quanto avvenuto pone la necessità avanzare nel rafforzare l’unità di azione perché l'attacco da parte dei padroni e della borghesia al potere al diritto di sciopero in generale e allo sciopero delle donne in particolare andrà avanti e deve essere contrastato e combattuto.
Ma incoraggiante e certo è il fatto che le donne lavoratrici, le donne proletarie sono state effettivamente di nuovo in prima linea con lo sciopero dell’8 marzo come avanguardia di qualità di uno sciopero vero delle donne, come avanguardia di tutte le donne doppiamente sfruttate e oppresse, per cui tutta la vita deve davvero cambiare, ponendo in modo concreto e reale una discriminante, uno spartiacque visibile dal femminismo piccolo borghese che snatura lo sciopero delle donne deviandolo di fatto in un recinto riformista e di conciliazione con questo sistema.
Le lotte sindacali, le vertenze portate avanti in questi mesi dalle lavoratrici nei vari settori si sono inserite naturalmente nello sciopero delle donne ma di fatto non ne hanno soffocato il senso più ampio e cioè quello di uno sciopero non genericamente sindacale ma di uno sciopero che sì parte dai posti di lavoro ma necessariamente si estende e si deve estendere a tutte quelli che sono gli aspetti di oppressione a 360° delle donne in questo sistema e che per questo non può che essere inserito un’ottica rivoluzionaria che metta realmente in discussione il sistema sociale capitalistico in cui le donne proletarie non hanno niente da perdere se non tutte le catene e contro cui hanno tutto il doppio interesse a combatterlo fino a rovesciarlo per il raggiungimento di una vera emancipazione e liberazione.
E su questo piano la forza per continuare ad avanzare in questo percorso tracciato deve scaturire anche dal grande vento di ribellione e di lotta rosso, proletario e internazionalista che si è sollevato l’8 marzo in tutto il mondo, in cui milioni di donne si sono mobilitate, basti pensare solo alla grande manifestazione di più di 30 mila donne contadine in India, dando un grande, vivo e vero segno reale di che cosa significa “Scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione!"
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