domenica 13 dicembre 2020

pc 13 dicembre - Stati Uniti - Comincia la presidenza Biden ma Trump e il fascio-razzismo sono ancora in campo

Mentre Trump ha ormai perso, pensiamo, la sua battaglia legale per mettere in discussione il risultato elettorale che ha visto Biden vincente, e a gennaio avremo il nuovo presidente dell'imperialismo Usa, sicuramente va chiarito che quella che non è chiusa è la battaglia del fronte sociale e politico e del fronte apertamente fascio-populista che ha portato al potere Trump e che poi Trump ha alimentato, fino a cristallizzare settori molto ampi anche se non maggioritari delle masse negli Usa, con una influenza consistente tuttora in settori della classe operaia e una dimensione capace di spaccare il fronte delle masse anche sulla base delle appartenenze secondo la nazionalità di provenienza.

In questo senso lo spartiacque rappresentato dalle elezioni americane non è quello tra progresso e reazione e meno che mai quello tra borghesia imperialista, i suoi rappresentanti, il suo blocco sociale e proletari e masse popolari.
E' sbagliato, quindi, la confusione esistente anche nelle fila di una parte di movimento tra polarizzazione prodottasi alle elezioni e polarizzazione sociale secondo la logica della lotta di classe.  

Nella giornata di ieri non vi sono stati solo manifestazioni ovunque, e in alcuni casi anche grosse, pro Trump, ma anche nuovi episodi di violenza reazionaria che hanno portato alla morte di un manifestante di Black Lives Matter; in alcuni casi è sembrato vedere le immagini delle settimane precedenti alle elezioni. 

Biden, il suo nuovo governo, la sua azione politica non ha nessuna possibilità di essere lo strumento utile ai proletari, alle masse popolari per fermare l'onda fascista. Non è per via elettorale nè appoggiandosi su questo Stato che essa potrà essere fermata; anzi, Biden va considerata la faccia conciliatrice, in nome della presidenza di "tutti", con parte rilevante del blocco fascio-populista. E anche per Biden, se il movimento continuerà, esso diverrà il "nemico principale".

Noi siamo, quindi, per intensificare negli Usa la lotta sociale e politica, per unire la lotta dei proletari e dei poveri nelle fabbriche, sui posti di lavoro con il movimento antirazzista e antimperialista, per sviluppare la militarizzazione del movimento di massa, assolutamente necessaria nel contesto dello scontro di classe che si sviluppa. I nemici sono due, che in certe occasioni diventano uno, la violenza poliziesca e la violenza fascista. Lottando contro di essi si pongono le condizioni, non tanto per nuove leggi più democratiche, verso le quali occorre nutrire scarsa fiducia, quanto verso una vera polarizzazione che alimenti le prospettive della rivoluzione nel ventre della bestia in crisi e che unisca idealmente e praticamente il movimento all'interno degli Usa con le grandi lotte dei proletari e popoli oppressi dall'imperialismo nel mondo. 

Siamo perchè nel nostro paese si assuma l'imperialismo americano come nemico per contribuire alla dimensione internazionale della lotta in corso negli Usa, oltre che, naturalmente, alla lotta nel nostro paese contro i legami imperialismo italiano e imperialismo americano, Basi Nato, ecc.   

proletari comunisti
13 dicembre 2020

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