Tutti i governi europei sono capitalisti subordinati a diverso livello ad altri governi imperialisti più forti e fanno gli interessi delle borghesie interne e del sistema imperialista in generale Europa/USA.
Ogni sovranismo è copertura e complicità con i governi imperialisti.
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Sviluppare la lotta sindacale, sociale e politica per l'obiettivo della rivoluzione socialista.
proletari comunisti/PCm Italia
dicembre 2020
dicembre 2020
Stralci da un articolo di Avvisato
La Grecia ha fatto sapere di aver
stanziato ben 5,5 miliardi di euro per il suo programma di riarmo
militare. Si tratta di un aumento del 57% rispetto alle spese militari
del 2019 e rivela il clima sempre più teso del Mediterraneo orientale
con la Turchia.
Come vediamo la pandemia del Covid-19 non ha fermato i piani del governo di centrodestra in Grecia di aumentare le spese nel settore della difesa. Il Parlamento di Atene ha approvato nella notte il piano di spesa per il 2021.
La volontà di aumentare le spese per la difesa è stata confermato in Parlamento dal premier Kyriakos Mitsotakis che ha indicato in 5,5 miliardi di euro la cifra stanziata per il settore nel 2021, ovvero il doppio rispetto al 2020.
La cosa fa indignare ma non deve sorprendere. La Grecia, pur devastata da anni di austerity imposta dalla Troika europea, è uno dei membri della Nato più zelanti nell’assolvere al diktat di dedicare almeno il 2% del Pil alle spese militari – come richiesto dagli Stati Uniti – attestatosi al 2,3 per cento nel 2019.
Il governo di centro-destra guidato da Nuova democrazia ha colto al balzo l’inasprirsi delle tensioni con Ankara, alla luce delle attività esplorative “illegali” turche nel Mediterraneo orientale, ed ha spinto l’esecutivo a pianificare un ulteriore rafforzamento del proprio apparato militare che, per paradosso, serve a fronteggiare un “alleato” nella Nato come la Turchia.
Questa sorta di keynesismo militare va a vantaggio del complesso militare-industriale europeo. Una delle prime commesse dovrebbe essere l’acquisto di 18 aerei Rafale prodotti dalla francese Dassault su cui lo stesso premier Mitsotakis ha confermato che la Grecia firmerà tra pochi giorni l’accordo con la Francia per l’acquisto di 18 Rafale.
Il costo complessivo per l’acquisto dei Rafale si aggira attorno ai 2,5 miliardi di euro. Di questi 400 milioni sarebbero necessario per l’acquisto dei missili prodotti dal consorzio militare europeo Mbda. Secondo quanto emerso negli ultimi giorni, la Grecia potrebbe essere interessata anche all’acquisto di fregate francesi, nonostante alcuni ambienti militari siano orientati verso le statunitensi Lcs.
Ma per non scontentare gli Stati Uniti ce n’è anche per la società statunitense Lockheed Martin per il ricambio degli F 16 in dotazione alla Grecia.
Il boom di spese militare avviene mentre il Pil della Grecia è previst0 in calo del 10,5% per quest’anno con il deficit di bilancio che dovrebbe raggiungere gli 11,77 miliardi (oltre il 7 per cento del Pil) nel 2020 e i 6,67 miliardi di euro nel 2021. A quel punto il rapporto deficit Pil dovrebbe salire fino al 208,9%.
Come vediamo la pandemia del Covid-19 non ha fermato i piani del governo di centrodestra in Grecia di aumentare le spese nel settore della difesa. Il Parlamento di Atene ha approvato nella notte il piano di spesa per il 2021.
La volontà di aumentare le spese per la difesa è stata confermato in Parlamento dal premier Kyriakos Mitsotakis che ha indicato in 5,5 miliardi di euro la cifra stanziata per il settore nel 2021, ovvero il doppio rispetto al 2020.
La cosa fa indignare ma non deve sorprendere. La Grecia, pur devastata da anni di austerity imposta dalla Troika europea, è uno dei membri della Nato più zelanti nell’assolvere al diktat di dedicare almeno il 2% del Pil alle spese militari – come richiesto dagli Stati Uniti – attestatosi al 2,3 per cento nel 2019.
Il governo di centro-destra guidato da Nuova democrazia ha colto al balzo l’inasprirsi delle tensioni con Ankara, alla luce delle attività esplorative “illegali” turche nel Mediterraneo orientale, ed ha spinto l’esecutivo a pianificare un ulteriore rafforzamento del proprio apparato militare che, per paradosso, serve a fronteggiare un “alleato” nella Nato come la Turchia.
Questa sorta di keynesismo militare va a vantaggio del complesso militare-industriale europeo. Una delle prime commesse dovrebbe essere l’acquisto di 18 aerei Rafale prodotti dalla francese Dassault su cui lo stesso premier Mitsotakis ha confermato che la Grecia firmerà tra pochi giorni l’accordo con la Francia per l’acquisto di 18 Rafale.
Il costo complessivo per l’acquisto dei Rafale si aggira attorno ai 2,5 miliardi di euro. Di questi 400 milioni sarebbero necessario per l’acquisto dei missili prodotti dal consorzio militare europeo Mbda. Secondo quanto emerso negli ultimi giorni, la Grecia potrebbe essere interessata anche all’acquisto di fregate francesi, nonostante alcuni ambienti militari siano orientati verso le statunitensi Lcs.
Ma per non scontentare gli Stati Uniti ce n’è anche per la società statunitense Lockheed Martin per il ricambio degli F 16 in dotazione alla Grecia.
Il boom di spese militare avviene mentre il Pil della Grecia è previst0 in calo del 10,5% per quest’anno con il deficit di bilancio che dovrebbe raggiungere gli 11,77 miliardi (oltre il 7 per cento del Pil) nel 2020 e i 6,67 miliardi di euro nel 2021. A quel punto il rapporto deficit Pil dovrebbe salire fino al 208,9%.
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