domenica 13 dicembre 2020

pc 13 dicembre - Il dibattito a Milano sulla presentazione della Rivista "La Nuova Bandiera" con gli Atti del Convegno sul 50° dell'Autunno caldo: "Uscire dal lungo inverno, per un nuovo autunno caldo"


L'introduzione del compagno della redazione di proletari comunisti.

Con questa iniziativa, che si realizza in presenza a Milano e in collegamento per via telematica, l’obiettivo che ci siamo dati noi, come collettivo redazionale di proletari comunisti assieme alla Rivista “la Nuova Bandiera”, è quello di dare continuità al dibattito che abbiamo cominciato a fare con un Convegno, sempre a Milano, nell’anniversario della Strage di Stato di Piazza Fontana di un anno fa, un Convegno sull’Autunno caldo. Gli Atti di questo Convegno sono il tema del numero speciale della Rivista la Nuova Bandiera e da questo lavoro era nostra intenzione ripartire mettendolo innanzi tutto a disposizione del movimento comunista rivoluzionario e delle avanguardie proletarie e da qui riprendere quel filo rosso per una tappa ulteriore. Sono le punte avanzate del movimento rivoluzionario che possono farci uscire dal “lungo inverno”, sono le indicazioni di quella grande rivolta operaia che ha scatenato la “grande paura” alla borghesia, il riferimento per una ripresa al servizio dell’attività militante OGGI. 

Ma questo Convegno lo abbiamo dovuto sospendere perché c’è stato il decreto del presidente del consiglio con le restrizioni sulla mobilità, un provvedimento legato alle misure antiCOVID che ha impedito i viaggi ai compagni. La pandemia originata da questo sistema imperialista ci accompagnerà per un tempo indefinito, per cui dobbiamo trovare le forme necessarie per dare ritmo a questo lavoro che non debba essere impedito dai decreti del governo. Questa iniziativa organizzata a Milano è,

intanto, una risposta pratica ai problemi di impedimento per motivi sanitari, è agire dentro la pandemia. 

Il compagno ha ripreso poi i contenuti del numero della Rivista sugli Atti del Convegno sul 50° dell’Autunno caldo che riporta gli interventi dei compagni assieme alla cronaca storica, interventi di operai attivi oggi, assieme a quelli dei compagni protagonisti delle lotte di quel periodo e attivi ancora oggi, operai comunisti che si sono formati come avanguardie nelle lotte del ‘68/’69 come M. Michelino, riportiamo l’intervento di un intellettuale marxista come il prof. Di Marco che ha analizzato l’operaismo, così come quelli di donne proletarie in prima fila nelle lotte, di compagni che hanno avuto un ruolo nell’esperienza delle formazioni combattenti degli anni ’70. In sostanza un Convegno militante.
Questo da un lato, dall’altro, invece, dovevamo completare quel lavoro per essere coerenti, sinceri e onesti rispetto a tutto quello che la nostra classe ha messo in campo nella sua storia in questo paese, quindi pensiamo sia corretto fare un bilancio della lotta armata degli anni ’70 di cui l’Autunno caldo è stato la premessa. La seconda parte del convegno che stavamo preparando avrebbe passato in rassegna materiali e l’attività politica e militare delle organizzazioni combattenti, assieme a un libro che era uscito sull’argomento, Il lavoro della Talpa, e avrebbe proposto anche un altro numero della rivista, quello che porta il titolo: Note sulla Guerra Popolare nei Paesi Imperialisti.

Chi avrà modo di leggere la Rivista si accorgerà che non avevamo la pretesa di trarre dei bilanci ma la ripresa delle indicazioni di quel ciclo di lotte, dell’azione delle organizzazioni rivoluzionarie all’interno di esse, per rapportarle alla nostra di realtà, non per parlare del passato ma per illuminare e costruire il presente. Noi pensiamo che non debba servire solo a noi un lavoro che vuole fare avanzare tutto il movimento di classe e rivoluzionario sul piano teorico/politico/organizzativo, sul piano della lotta, “uscire dal lungo inverno”, appunto. Nella Rivista sugli Atti del Convegno diciamo: “Chiaramente tutto questo non è fatto guardando agli scopi del gruppo che in questa occasione ha organizzato il convegno, ma guardando a tutti i compagni che sono qui, che sono fuori di noi. Perché noi non pensiamo affatto che qualcuno di noi sia in grado di risolvere realmente tutto questo problema, se non dentro una dimensione di contributo a una cosa più grande di ognuno di noi”.  

Riprendiamo il discorso da dove lo avevamo lasciato sospeso per rilanciarlo in avanti. A questo obiettivo e, più in generale, alla lotta teorica come terreno di lotta, importante tanto quanto quello economico e politico (e su questo siamo allievi di Engels che lo ha dimostrato con la sua attività e i suoi scritti, di cui quest’anno ricorre il 200° anno della nascita e su questo abbiamo realizzato una celebrazione), è al servizio la Rivista la Nuova Bandiera, la Rivista marxista leninista maoista di proletari comunisti, la nostra arma della critica, e Lenin ci ha convinto su questo, cioè che senza teoria rivoluzionaria non c’è un movimento rivoluzionario. 

Un compagno operaio, avanguardia delle lotte alla Pirelli e attivo nelle lotte attuali, militante comunista, intervenuto al Convegno, ha detto chiaramente che questo “serve anche a capire meglio come, nel presente, lottare”. Un altro operaio, un operaio pakistano di una fabbrica di Bergamo, ha rilanciato l’importanza della teoria, sempre al Convegno: “Se vogliamo combattere, vogliamo avere forza, dobbiamo studiare”...

L'importanza di uno strumento di lotta teorica come la Rivista, la Nuova Bandiera. Che cos’è questa Rivista? E' una rivista teorica, marxista-leninista-maoista. E’ un’ama di combattimento per armare innanzi tutto le teste dei militanti comunisti al servizio della pratica. Di quale pratica? Quella che serve ai proletari, ai giovani e alle donne proletarie e ribelli, che, partendo dalle lotte ne verificano i limiti, così come verificano la necessità della Rivoluzione e che, per questo, si pongono il problema del Partito. E’ teoria necessaria alla costruzione del Partito comunista rivoluzionario in un paese imperialista come il nostro.

Questa Rivista è militante, approfondisce i temi che la realtà ci pone davanti e si scontra con le posizioni teoriche del movimento. 

E’ un’arma teorica perché le idee che agiscono nei movimenti hanno tutte un’impronta di classe e la loro influenza determina la direzione dei movimenti, quindi non è un semplice scontro di idee su un piano astratto, è scontro di classe, è potere proletario o conciliazione di classe. E la teoria, nella nostra concezione, cioè nella concezione che abbiamo assimilato dai grandi maestri del proletariato mondiale, è esperienza storica, è prassi sintetizzata, sintetizzata dalle masse che hanno fatto del marxismo, del leninismo e del maoismo, una forza materiale che ha conquistato il potere politico in Russia e Cina e che oggi ancora guida le rivoluzioni, le guerre popolari, in alcune realtà gigantesche come l’India, oppure in Turchia, Filippine, in America Latina. E noi, che ci rifacciamo a queste esperienze, nei paesi imperialisti come il nostro lavoriamo per la ricostruzione del Partito Comunista per la Rivoluzione proletaria e socialista che noi chiamiamo guerra popolare perché la strategia e tattica maoista per noi è scienza applicata alla Rivoluzione. 

Quindi Marx, Lenin, Mao, vuole dire teoria e prassi vincente, una concezione del mondo di parte proletaria, autonomia politica del proletariato.

La fisionomia del Partito che vogliamo costruire non nasce da un rapporto meccanico con i libri ma dall’esperienza che trova una sua sintesi nella teoria, dipende molto da un cammino già tracciato, dalla fondazione del PCdI alla Resistenza fino all’Autunno caldo e agli anni ’70 così come dipende dalla nostra capacità di riprendere nelle nostre mani i frutti del legame tra movimento operaio e organizzazioni rivoluzionarie. Una rivoluzione ha perso, ma l’altra, quella proletaria e socialista, ha fatto la sua esperienza e dimostra, prendendo l’analisi di Marx nelle “Lotte di classe in Francia”, che non è la Rivoluzione ad avere perso ma solo i “fronzoli prerivoluzionari, le illusioni”.

Per questo riteniamo importanti le premesse di questo passaggio che sono contenuti nel numero della Rivista sul 50° dell’Autunno caldo che invitiamo i compagni a leggere e a diffondere e a continuare questo dibattito in forma organizzata, secondo un piano di lavoro.

E' intervenuto poi il compagno operaio di BG che ha parlato degli Atti della Rivista sull'autunno caldo dal punto di vista delle lotte operaie sul problema di come può esistere oggi un movimento realmente operaio e rivoluzionario e quindi la necessità di riportare ai compagni e alle avanguardie operaie quello che realmente è stato l’autunno caldo ossia la rivolta operaia. Dentro questa rivolta c’è già tutto in embrione. E' questa rivolta che noi vogliamo e per cui lavoriamo per il futuro.

Il compagno operaio ha fatto una riflessione su cosa significa 'uscire dal lungo inverno per un nuovo autunno caldo", che è da costruire a partire da lezioni, piattaforme e metodi, obbiettivi, forme di lotta da portare nel cuore del movimento di lotta di oggi, perchè gli operai, i lavoratori ne riscoprano la giustezza e la possibilità di tradurle nella situazione attuale come risposte attuali alla condizione di lavoro e di vita, oggettiva e soggettiva , che attraversano oggi. Perchè anche oggi la condizione operaia può attivare ribellioni e lotte e oggi c’è una situazione eccellente su cui lavorare, la crisi economica aggravata dalla pandemia  mette in luce in maniera evidente che, al di la del governo di turno, il problema è la classe dominante, il suo sistema sociale che non può risolvere i problemi ma solo cercare di scaricarli sulle masse.

E' intervenuto anche un altro operaio immigrato pakistano sull'importanza della teoria e della formazione per avanzare nella coscienza politica con l'esperienza dei capi del proletariato mondiale.

Così come c'è stato l'intervento del compagno di Panetteria che ha ripreso gli insegnamenti di alcune lotte come le occupazione delle case, e le condizioni di vita e di lavoro dure e pesanti degli operai immigrati del sud che ha equiparato alla condizione degli operai immigrati della logistica di oggi, l'importanza dell' internazionalismo nelle lotte di oggi. 

C'è stata la presentazione del lavoro del Punto Libreria militante Metropolis che ha messo al centro l'importanza della analisi/teoria/prassi rivoluzionaria dei comunisti a partire dai maestri Marx Engels Lenin Mao. Le prossime presentazioni saranno Engels, l'anniversario della nascita del PCdI e l'elaborazione di Gramsci. 

Il compagno ha ripreso l'importanza della teoria, e in particolare questo numero della rivista La Nuova Bandiera, da portare tra la classe a partire dalla classe operaia. E i temi del Convegno: le lotte della classe operaia nell'autunno caldo sulla questione salute e sicurezza, insieme alla rottura degli schemi, che portò ad un movimento di lotta rivoluzionaria dentro la sanità e di come questo esempio sia in piena sintonia con l'attualità della crisi sanitaria.

C'è stato l'intervento di una compagna di Palermo che ha portato il saluto a nome delle compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, presenti al Convegno sull'Autunno caldo. La compagna veniva dalla manifestazione di piazza  in occasione del processo contro Salvini per la questione del sequestro dei migranti sulla Open Arms e della denuncia della Strage di Stato del 12 dicembre 1969.

Dai vari interventi che si sono fatti veniva fuori la questione del non dimenticare e della memoria storica che però non deve un mero “non dimenticare” ma un trarre le lezioni per l’oggi da quella esperienza che ha visto nel nostro paese il materializzarsi di un grande movimento di massa e rivoluzionario incarnato dalla lotta della classe operaia in unità con la lotta degli studenti e della gioventù rivoluzionaria, che ha fatto veramente paura alla borghesia... tutti quei diritti conquistati, quelle grandi lotte che hanno portato a tutta una serie di conquiste, su cui oggi possiamo dire ancora tra virgolette che campiamo di rendita, sono di nuovo sotto forte attacco da parte della borghesia al potere. Uno di questi è per esempio il diritto di sciopero, è proprio di questi giorni un nuovo grave attacco lanciato dal governo insieme ai sindacati in particolare per il settore della scuola che è un ennesimo passo in avanti della marcia moderno fascista dei governi borghesi e di questo Stato per depotenziare sempre più questo diritto, per ostacolarlo fino a impedirlo del tutto, si parla addirittura di sciopero virtuale; ma c'è anche la notizia di questi giorni di lotte di lavoratrici attaccate pesantemente dal fascismo padronale, non ultima quella delle operaie Yoox.

Come compagne abbiamo portato al convegno un contributo su che cosa significò il 68/69 anche dal punto di vista delle lotte delle donne e in particolare delle lavoratrici, delle operaie, delle studentesse, delle giovani compagne rivoluzionarie. Il 68/69 significò l’estendersi di un vento liberatorio che squarciava i veli, rompeva da un giorno all’altro tabù, regole, ruoli imposti nella famiglia, nelle scuole, nella famiglia… 

E' molto importante trarre appunto le lezioni di quegli anni per quello a cui siamo chiamate oggi come compagne, donne che abbiamo impugnato la lotta rivoluzionaria perché, come abbiamo detto l'anno scorso, la lotta della maggioranza delle donne, delle proletarie è assolutamente incompatibile, inconciliabile con l'attuale sistema capitalistico, perché la condizione di sfruttamento e oppressione che si subisce in questa società non può essere cambiata dall'interno del sistema stesso che la produce. E quegli anni sono stati un'esperienza verificata di lotta da questo punto di vista.

Noi in questo periodo ci siamo interrogate e stiamo analizzando partendo dalla realtà oggettiva in che forma la condizione delle donne è calata dentro la fase di pandemia ed è una condizione in cui gli attacchi sono sicuramente molto più pesanti e si sono aggravati, in cui le donne devono essere ancora di più ricacciate a casa, in cui il ruolo che questo sistema vuole imporre alla maggioranza delle donne dentro la famiglia (riproduttivo e di cura) deve diventare ancora più incatenante fino ad essere ancora di più uccise da questa famiglia. Tutto questo ci chiama all'urgenza di dovere mettere in campo come lavoratrici, come proletarie, come donne una lotta necessaria, partendo dalla parola d’ordine che abbiamo lanciato dalle due assemblee nazionali che abbiamo promosso come donne e lavoratrici “noi la crisi non la paghiamo, le doppie catene unite spezziamo”. 

Un saluto a questa presentazione perché proprio come diceva Engels è la coscienza della necessità la vera libertà, e quindi guardare a quegli anni, trarne le lezioni serve per riprendere il cammino che possa portare ad una vera liberazione.

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