mercoledì 16 dicembre 2020

pc 16 dicembre - L’uomo senza qualità che divenne ministro di tutto

saremmo d'accordo se non ci fosse l'ipocrisia di chi lo pubblica .. che tutto può dire se non quello di non aver spalleggiato parzialmente la resistibile ascesa del M5Stelle con in particolare la USB nè è stata componente di copertura nel sindacalismo di base  e di classe o come a Taranto con l'indecente azione della USB Taranto che per la questione ILVA ha sostenuto anche elettoralmente il M5stelle e la componente nel governo del M5Stelle con un rapporto privilegiato con il sottosegretario alla presidente del Consiglio TUR


E poiché possedere delle qualità presuppone una certa soddisfazione di constatarle reali, è lecito prevedere come a uno cui manchi il senso della realtà anche nei confronti di se stesso, possa un bel giorno capitare di scoprire in sé l’uomo senza qualità.”L’uomo senza qualità (Der Mann ohne Eigenschaften,1943), Robert Musil

Luigi Di Maio, nel corso di una nota trasmissione sportiva in onda su Rai2, intervistato sulla recente morte del calciatore Paolo Rossi ha detto “Paolo Rossi è il simbolo di un anno magico, il 1982, perché con la vittoria dell’Italia ai mondiali, il ‘paese unito’ si lasciò dietro gli anni di piombo”.

Dunque, un pezzo importantissimo della storia di questo paese, tanto complesso quanto fondamentale per capire cosa eravamo e cosa siamo diventati, liquidato con una tale banalità da far rimpiangere i vecchi ministri democristiani che, a memoria, si guardavano bene dall’ostentare un livello di sciatteria così abissale.

Certo, da uno scappato di casa, sempre in lite con i congiuntivi, che t’aspetti?

Da uno che, non molto tempo fa, disse che “Renzi era come Pinochet, il dittatore del Venuezuela”, che t’aspetti?

Da uno (sempre lui) che da “ministro dello sviluppo economico” (ahinoi), in visita ufficiale in Cina, chiamò “Ping” il presidente cinese Xi Jinping che t’aspetti?

Che t’aspetti, da uno che, in piena crisi diplomatica con la Francia, per fare un po’ il ruffianetto, mandò una lettera (scritta certamente a quattro mani con l’altra aquila, Vito Crimi) a Le Monde, in cui confidava di “nutrire ammirazione per il popolo francese” perché lo considera «un punto di riferimento per la sua tradizione democratica millenaria»?

Ma, insomma! Che t’aspetti?

Che t’aspetti da uno che, volendo definire il suo movimento, disse, una volta , testualmente, in diretta televisiva da Vespa, che “è post-ideologico, porta con sé tante idee che erano state i cavalli di battaglia dei partiti di destra e di sinistra, valori che sono dentro ognuno di noi. Quelli di Berlinguer, Almirante e della DC“.

Che l’aspetti davvero da uno cosi? Che lo facciano pure ministro degli esteri?

Ah, mo’ tu mi vuoi dire che questo è già ministro degli esteri?

Ma dai, non mi prendere in giro..dai. Ah… lo è? Ecchecazz…

Buio.


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