domenica 13 dicembre 2020

pc 13 dicembre - La ferita ancora aperta dell'assassinio di Valerio Verbano non sarà mai archiviata fino a che la giustizia proletaria sarà arrivata

di Marco Capoccetti Boccia, autore del libro Valerio Verbano – Una ferita ancora aperta

Mercoledì 9 dicembre il Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Roma Francesco Patrone ha comunicato al legale di Carla Verbano, Flavio Rossi Albertini, di aver respinto la richiesta di archiviazione dell’omicidio di Valerio Verbano depositata lo scorso 28 agosto dal pubblico ministero Erminio Amelio, accogliendo la richiesta di opposizione dello stesso avvocato Rossi Albertini. Ha disposto dunque lo svolgimento da parte del pubblico ministero di ulteriori indagini, indicando la direzione precisa in cui muoversi e assegnando il termine ultimo di 180 giorni per il loro compimento definitivo. L’udienza si sarebbe dovuta tenere il 17 aprile scorso, ma a causa delle misure per il coronavirus è stata rinviata al 9 ottobre 2020. Si è poi svolta il 12 ottobre, in assenza del pm che non si è neanche presentato, e il 9 dicembre il GIP si è infine pronunciato.

Le indagini per l’omicidio del giovane militante autonomo ucciso nella sua casa del quartiere Montesacro a Roma il 22 febbraio 1980 furono riaperte nel febbraio del 2011 contro ignoti, dopo che le precedenti indagini, aperte il giorno dell’assassinio, erano durate per nove anni, fino all’aprile del 1989

ed avevano visto iscritti al registro degli indagati quattro terroristi neofascisti dei Nuclei Armati Rivoluzionari Il 28 agosto 2019 il pubblico ministero Erminio Amelio, dopo 8 anni e mezzo di indagini infruttuose, aveva chiesto l’archiviazione del caso, controfirmata perfino, caso assai raro, dal procuratore aggiunto della Repubblica coordinatore del gruppo antiterrorismo Francesco Caporale e dal procuratore della Repubblica facente funzioni, Michele Prestipino Giarritta.

Pochi giorni dopo, il 10 settembre 2019 lo aveva comunicato in forma scritta a Manuela S., erede legale di Carla Verbano, madre di Valerio, tramite il suo legale Flavio Rossi Albertini. L’avvocato aveva richiesto immediatamente l’acquisizione del fascicolo completo, un faldone scannerizzato in un dvd, di quasi diecimila pagine, contenente anche il ritrovato reperto 97153A meglio conosciuto come Dossier Verbano. Dopo un attento studio delle carte compiuto dal sottoscritto, il 3 dicembre 2019 l’avvocato Flavio Rossi Albertini, su richiesta esplicita di Manuela S. e in ottemperanza delle ultime volontà di Carla Verbano, che ha sempre desiderato che si arrivasse a una verità anche giudiziaria sull’omicidio di suo figlio, stila un’istanza di opposizione all’archiviazione richiesta dalla procura, motivandola ampiamente e dettagliatamente.

Ma parallelamente al filone principale delle indagini, come già riportato da diverse fonti di stampa, c’è un filone di indagini che ha già ottenuto il rinvio a giudizio per favoreggiamento aggravato nei confronti dell’ex giornalista de l’Unità, Maura Raffaella Gualco. Professionista dal 2002, è una giornalista di sinistra, che ha collaborato con il Manifesto e l’Unità ma ha, come sottolineato dal pm, legami personali con ex terroristi fascisti come Nistri e Ciavardini (https://www.7colli.it/omicidio-verbano-la-procura-di-roma-chiede-larchiviazione-1429/ https://roma.corriere.it/2ottobre2020).
Secondo l’accusa, sempre svolta dal pm Erminio Amelio, la giornalista avrebbe parlato al telefono con il neofascista Roberto Nistri, riguardo l’omicidio e i suoi possibili autori, ma davanti agli inquirenti ha sempre negato tutto, proteggendo così dalle investigazioni, secondo l’accusa che le viene rivolta, almeno una delle persone indagate.
Nistri, un ex leader di Terza Posizione e dell’ultimo gruppo, di fuoco dei Nar, era stato indagato nella prima inchiesta Verbano. “Pentiti neri” gli attribuirono il possesso della 7.65 con silenziatore artigianale abbandonata dai killer sul luogo del delitto. Nistri, però, aveva letteralmente un alibi di ferro: all’epoca dell’omicidio era detenuto da tre mesi.

“Pur avendo – scrive il pm a tal proposito – parlato telefonicamente con Roberto Nistri, con assoluta sicurezza e disinvoltura della vicenda e di uno dei possibili autori del fatto del quale ha indicato particolari somatici, sentita più volte da questo ufficio ha negato la circostanza, di fatto proteggendo dalle investigazioni almeno uno degli autori si capisce bene che sarebbe stato fondamentale poter identificare almeno uno degli autori del fatto in quanto la personalità dello stesso. Fra le sue frequentazioni e i suoi rapporti con l’ambiente avrebbe poi consentito di identificare anche i suoi correi la condotta di Maura Gualco è stata quindi altamente negativa per lo sviluppo delle indagini e nei suoi confronti si procederà per il reato di favoreggiamento aggravato” (vedi https://www.ugomariatassinari.it/omicidio-verbano/).

Al momento, dopo più di 40 anni dall’omicidio di Verbano, Maura Gualco è, paradossalmente, l’unica persona rinviata a giudizio, per aver affermato al telefono di conoscere uno degli assassini.
Nella prossima primavera vedremo se sarà scritta la parola fine alle lunghissime indagini, così come vuole una procura che in 40 anni non è stata in grado di trovare gli assassini di un omicidio così efferato, oppure se si andrà avanti verso la ricerca di una verità giudiziaria in linea con quella storico-politica che ha sempre con coerenza affermato che a uccidere Valerio Verbano furono i fascisti.

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