di Marco Capoccetti Boccia, autore del libro Valerio Verbano – Una ferita ancora aperta
Mercoledì 9
dicembre il Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Roma
Francesco Patrone ha comunicato al legale di Carla Verbano, Flavio
Rossi Albertini, di aver respinto la richiesta di archiviazione
dell’omicidio di Valerio Verbano depositata lo scorso 28 agosto dal
pubblico ministero Erminio Amelio, accogliendo la richiesta di
opposizione dello stesso avvocato Rossi Albertini. Ha disposto dunque
lo svolgimento da parte del pubblico ministero di ulteriori indagini,
indicando la direzione precisa in cui muoversi e assegnando il
termine ultimo di 180 giorni per il loro compimento
definitivo. L’udienza
si sarebbe dovuta tenere il 17 aprile scorso, ma a causa delle
misure per il coronavirus è stata rinviata al 9 ottobre 2020. Si è
poi svolta il 12 ottobre, in assenza del pm che non si è neanche
presentato, e il 9 dicembre il GIP si è infine pronunciato.
Le
indagini per l’omicidio del giovane militante autonomo ucciso nella
sua casa del quartiere Montesacro a Roma il 22 febbraio 1980 furono
riaperte nel febbraio del 2011 contro ignoti, dopo che le precedenti
indagini, aperte il giorno dell’assassinio, erano durate per nove
anni, fino all’aprile del 1989
Pochi giorni dopo, il 10 settembre 2019 lo aveva comunicato in forma scritta a Manuela S., erede legale di Carla Verbano, madre di Valerio, tramite il suo legale Flavio Rossi Albertini. L’avvocato aveva richiesto immediatamente l’acquisizione del fascicolo completo, un faldone scannerizzato in un dvd, di quasi diecimila pagine, contenente anche il ritrovato reperto 97153A meglio conosciuto come Dossier Verbano. Dopo un attento studio delle carte compiuto dal sottoscritto, il 3 dicembre 2019 l’avvocato Flavio Rossi Albertini, su richiesta esplicita di Manuela S. e in ottemperanza delle ultime volontà di Carla Verbano, che ha sempre desiderato che si arrivasse a una verità anche giudiziaria sull’omicidio di suo figlio, stila un’istanza di opposizione all’archiviazione richiesta dalla procura, motivandola ampiamente e dettagliatamente.
Ma parallelamente al
filone principale delle indagini, come già riportato da diverse
fonti di stampa, c’è un filone di indagini che ha già ottenuto il
rinvio a giudizio per favoreggiamento aggravato nei confronti dell’ex
giornalista de l’Unità, Maura Raffaella Gualco.
Professionista dal 2002, è una giornalista di sinistra, che ha
collaborato con il Manifesto e l’Unità ma
ha, come sottolineato dal pm, legami personali con ex terroristi
fascisti come Nistri e Ciavardini
(https://www.7colli.it/omicidio-verbano-la-procura-di-roma-chiede-larchiviazione-1429/ https://roma.corriere.it/2ottobre2020).
Secondo
l’accusa, sempre svolta dal pm Erminio Amelio, la giornalista
avrebbe parlato al telefono con il neofascista Roberto Nistri,
riguardo l’omicidio e i suoi possibili autori, ma davanti agli
inquirenti ha sempre negato tutto, proteggendo così dalle
investigazioni, secondo l’accusa che le viene rivolta, almeno una
delle persone indagate.
Nistri, un ex leader di Terza Posizione
e dell’ultimo gruppo, di fuoco dei Nar, era stato indagato nella
prima inchiesta Verbano. “Pentiti neri” gli attribuirono il
possesso della 7.65 con silenziatore artigianale abbandonata dai
killer sul luogo del delitto. Nistri, però, aveva letteralmente un
alibi di ferro: all’epoca dell’omicidio era detenuto da tre mesi.
“Pur avendo – scrive il pm a tal proposito – parlato telefonicamente con Roberto Nistri, con assoluta sicurezza e disinvoltura della vicenda e di uno dei possibili autori del fatto del quale ha indicato particolari somatici, sentita più volte da questo ufficio ha negato la circostanza, di fatto proteggendo dalle investigazioni almeno uno degli autori si capisce bene che sarebbe stato fondamentale poter identificare almeno uno degli autori del fatto in quanto la personalità dello stesso. Fra le sue frequentazioni e i suoi rapporti con l’ambiente avrebbe poi consentito di identificare anche i suoi correi la condotta di Maura Gualco è stata quindi altamente negativa per lo sviluppo delle indagini e nei suoi confronti si procederà per il reato di favoreggiamento aggravato” (vedi https://www.ugomariatassinari.it/omicidio-verbano/).
Al momento, dopo più
di 40 anni dall’omicidio di Verbano, Maura Gualco è,
paradossalmente, l’unica persona rinviata a giudizio, per aver
affermato al telefono di conoscere uno degli assassini.
Nella
prossima primavera vedremo se sarà scritta la parola fine alle
lunghissime indagini, così come vuole una procura che in 40 anni non
è stata in grado di trovare gli assassini di un omicidio così
efferato, oppure se si andrà avanti verso la ricerca di una verità
giudiziaria in linea con quella storico-politica che ha sempre con
coerenza affermato che a uccidere Valerio Verbano furono i fascisti.
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