giovedì 20 febbraio 2020

pc 20 febbraio - Palestina - l'intifada non può vincere senza la sua trasformazione in guerra di popolo

Libano: l'Intifada è l'unica via contro un governo che segue letteralmente i diktat della CEDRE

Marie Nassif-Debs *
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
12/02/2020

Il nuovo governo libanese ha deciso di assumere il nome pomposo di "Governo di contrasto alle sfide", molte delle quali il nostro Paese deve fronteggiare in seguito allo scoppio della crisi latente dalla fine della guerra civile del 1990 e del primo governo presieduto dal defunto Rafic Hariri nel 1992.
Nome pomposo dicevamo, perché mira a rassicurare i libanesi che, dal 17 ottobre 2019, hanno preso in mano il loro destino e soprattutto, il destino del paese, imbrigliato in un vortice così pericoloso che rischia di gettarlo in fondo a un precipizio così profondo da non riuscire più ad uscirne. Soprattutto perchè il nuovo governo, formato dai partiti appartenenti al gruppo politico "8 marzo" (tra cui il

partito del presidente della Repubblica, nonché Hezbollah e il movimento AMAL), deve affrontare il gruppo avversario, chiamato "14 marzo "(tra cui la formazione politica di Saad Hariri, le Forze libanesi e il partito di Joumblatt); il che significa che i due gruppi che condividono il potere in Libano sono di nuovo in contrasto a proposito del nuovo governo, sebbene la sua tabella di marcia si basi sulle "riforme" che Saad Hariri ci aveva presentato prima delle dimissioni e che il popolo libanese aveva allora rifiutato ...

In termini economici, il governo presieduto da Hassan Diab dichiara che si atterrà alla "visione" che il governo precedente ha presentato alla "Conferenza economica per lo sviluppo del Libano attraverso le riforme e le imprese" (CEDRE) per sostenere l'economia del paese, svoltasi a Parigi il 6 aprile 2018 e che ci avrebbe portato "prestiti e donazioni" pari a circa 11 miliardi di dollari. Quasi tutti questi miliardi sarebbero destinati, non per migliorare l'industria (è prevista solo la somma di 75 milioni) o l'agricoltura (assente dall'elenco), ma per progetti riguardanti i quattro poli dell'infrastruttura (elettricità, rifiuti, fognature e strade) che ci sono costati, dal 1993 ad oggi, un centinaio di miliardi di dollari di debito pubblico e un interesse annuo di altri sei miliardi, senza poter registrare tuttavia il minimo miglioramento in nessuno di essi... e anche senza sperare che un miracolo possa cambiare questa situazione, dal momento che il nuovo Ministro dell'Energia e dell'Acqua ha svolto per quasi trent'anni il ruolo di primo consigliere del suo predecessore.

Passiamo ora al piano finanziario. Qui la tabella di marcia sottolinea l'importanza delle imposte, dirette e soprattutto indirette, come quasi unica fonte; se parliamo di "aumento dell'imposta progressiva sui salari alti", queste parole restano vaghe. D'altra parte, non si dice nulla sull'imposta sui grandi patrimoni o sui profitti che si sono formati negli ultimi trenta anni...

D'altra parte e anche in risposta alle richieste della CEDRE, il nuovo governo nel capitolo della spesa si accinge a "riformare le pensioni" nel settore pubblico (sembra che sia prevista una riduzione tra il 20 e 30%); inoltre studierà "la forza lavoro nella pubblica amministrazione" con l'obiettivo di ridurla ovviamente e soprattutto lavorerà duramente su progetti volti a privatizzare "determinati servizi pubblici di natura commerciale", intendendo i più redditizi, iniziando dalle telecomunicazioni, seguite dall'elettricità, dal Casino du Liban e dalla Middle East Airlines. Anche il gas e il petrolio vengono aggiunti al lotto delle proprietà in vendita.

Veniamo ora ai numerosi e pericolosi progetti sociali, in particolare quello relativo alla ristrutturazione della previdenza sociale e all'unificazione delle diverse casse e mutue e ci chiediamo se il nuovo governo farà riemergere il cosiddetto progetto di "livellamento verso il basso" dei servizi che i sindacati del servizio pubblico avevano già rifiutato...

Questi pochi progetti nell'agenda del nuovo governo libanese mostrano che gli orizzonti saranno sempre più bui soprattutto perché la vita diventa sempre più costosa e i salari, precedentemente basati su un dollaro di 1507 sterline libanesi, hanno perso circa il 40% del loro valore.

Ma il problema più grave rimane, senza dubbio, la chiusura delle imprese e i tassi di disoccupazione che hanno raggiunto livelli catastrofici: 220 mila disoccupati in più nel solo 2019; e si dice che prima della fine di quest'anno metà della popolazione libanese sarà al di sotto della soglia di povertà.

Questo è il motivo per cui non abbiamo altra via d'uscita se non quella di continuare l'intifada del 17 ottobre 2019; e questo per affrontare le nuove politiche basate sui dettami della CEDRE che richiedono il ridimensionamento del servizio pubblico, con un taglio di almeno il 5% delle spese dello Stato relative ai salari e alle prestazioni sociali e mediche. Senza dimenticare la condizione dei diktat politici riguardo alla presenza di sfollati siriani e l'applicazione unilaterale della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relativa alla cessazione di qualsiasi atto di resistenza contro le aggressioni dell'entità di Israele nel nostro paese.
*) Ex Segretaria generale aggiunta del PCL, Coordinatrice del Forum della Sinistra araba.

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