domenica 16 febbraio 2020

pc 16 febbraio - "...MEGLIO LA DIVISIONE CHE L'UNITA' DELLA BORGHESIA. MEGLIO LASCIARE CHE LA CRISI SI APPROFONDISCA..."


Dall'Editoriale del numero 9 del giornale proletari comunisti, l'analisi e l'orientamento di classe, comunista della crisi politica del governo della borghesia

...I padroni hanno mano libera sui salari, le condizioni di lavoro, l’attacco ai diritti. I governi al loro servizio sono in grado al massimo di dare delle mance – Reddito di cittadinanza, cuneo fiscale – che quando non hanno il carattere puramente elettorale non cambiano le condizioni di vita per proletari e masse popolari. Sopratutto se teniamo conto del peggioramento sempre costante dei servizi sociali. Sanità, ospedali, medicine, scuole e costi della scuola, case, bollette dell’Enel, del gas, ecc., trasporti, pesano in forme intollerabili su redditi e vita quotidiana delle masse proletarie. Ogni famiglia proletaria fronteggia poi spese usuraie di mutui e carico di multe usate ormai stabilmente come tassa aggiuntiva su cui si gettano come vampiri le amministrazioni comunali.

E’ inutile dire che questo fronteggia invece l’aumento dei profitti delle banche, della maggior parte dei padroni e l’aumento del lusso e della ricchezza della classi dominanti.
Intere zone del paese sono poi in preda a disastri naturali, devastazione ambientale, speculazioni, nel cui ventre molle si radica la grande malavita che ricicla negli appalti, nelle grandi opere, i grandi redditi accumulati.
In questo scenario generale che vive e prospera la battaglia politica sempre più simile a guerra tra bande, a gruppi di interesse particolare che usano il parlamento come casa propria...

 ...La crisi politica del governo della borghesia permane anche dopo il risultato elettorale e si alimenta della situazione economica e internazionale, mentre permane l'avanzata moderno fascista di Salvini.
Questa situazione durerà ancora a lungo, e non si può ancora contare sulla mobilitazione correttamente orientata della classe operaia e delle masse popolari. Quindi, esiste un vuoto nella crisi generale che la borghesia può comunque riempire e che il proletariato invece non può in grado.
Ma meglio la instabilità che la stabilità. Meglio il prolungarsi di una crisi politica, di una difficoltà di
fare governi, di un allungamento di periodo di elezioni che il contrario. Meglio la divisione che l’unità della borghesia. Meglio lasciare che la crisi si approfondisca, la situazione marcisca, che non che si risolva, perchè negli attuali rapporti di forza non potrebbe che significare altro che moderno fascismo, dittatura economica e guerra, con la naturale repressione e attacco alle lotte e alle organizzazioni del proletariato e delle masse popolari.

E’ in questo quadro che i comunisti rivoluzionari devono agire, diventando una forza politica sempre più visibile, combattiva e radicata, non nelle lotte in genere, non nei movimenti in genere, non nelle correnti di opinione in genere, che sono tutte egemonizzate dalla piccola e media borghesia, ma nelle lotte operaie, dall’Ilva a Bergamo, al gruppo Fiat/Fca, alla Fincantieri, alle fabbriche in crisi, alla logistica, nelle lotte vere di proletari, precari, disoccupati per il lavoro, il salario garantito, la casa, i servizi sociali, nei movimenti antifascisti, contro la repressione, antimperialisti, contro la guerra.
E’ in esse che dobbiamo stare noi, è in esse che ci dobbiamo radicare. E’ in esse che i comunisti devono essere riconosciuti come compagni bravi, coraggiosi, d’avanguardia, in prima fila e con le idee chiare...
...Nel nostro paese dobbiamo partire dalla lotta per il lavoro e il salario. Decine di migliaia di lavoratori perdono il posto di lavoro e le vertenze giacciono inerte al Mise, senza alcuna soluzione; dilaga la cassintegrazione che diviene sempre più straordinaria, dilaga la disoccupazione, con migliaia di giovani costretti ad una intollerabile precarietà, mentre avanza all’ombra del razzismo e delle politiche antimmigrazione, lo schiavismo nelle campagne, nella logistica e in tanti settori delle stesse fabbriche.

Da qui bisogna ripartire per sviluppare le lotte esistenti e organizzare nuove lotte che abbiamo la capacità di estendersi e coinvolgere settori sempre più ampi della classe operaia e delle masse popolari.

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