Invece di avere, migliaia di persone e famiglie rischiano di pagare più tasse.
Ancora una volta sono le masse popolari che pagano i debiti dello Stato.
(Da Il Messaggero) - La platea dei beneficiari si è ridotta di circa un milione di famiglie, passando da 2,267 milioni di nuclei a 1,375.
L’articolo 2 della bozza di provvedimento, quello in cui sono indicati i requisiti per l’accesso sia al Reddito che alle pensioni di cittadinanza, spiega che per ottenere l’aiuto bisogna avere un Isee massimo di 9.360 euro. Non solo. Esclusa la prima casa, non si potrà possedere un patrimonio immobiliare superiore a 30 mila euro. Inoltre, non si potranno avere depositi in conto corrente o altri valori mobiliari come azioni o obbligazioni, oltre 6 mila euro. Questa soglia è aumentata di 2 mila euro per ogni componente ulteriore della famiglia fino ad un massimo di 10 mila euro. Se nel nucleo ci sono dei disabili, la somma può essere aumentata di altri 5 mila euro.
IL NUOVO PARAMETRO
Ma la vera novità è che oltre al reddito ai fini Isee, si terrà conto anche di un altro parametro: il reddito familiare, ossia le entrate monetarie della famiglia. Per chi percepisce il Reddito, questo parametro è fissato in 6 mila euro all’anno, incrementati del 40% (2.400 euro) per ogni componente maggiorenne e di 1.200 euro per ogni componente minorenne della famiglia, fino ad un massimo di 12.600 euro. Se la famiglia risiede in un’abitazione in affitto, la soglia di partenza è elevata a 9.360 euro. Per avere diritto alla pensione di cittadinanza, invece, il reddito annuo non potrà superare i 7.560 euro. Altri paletti riguardano invece, il possesso di auto, moto e imbarcazioni. Nessun componente del nucleo familiare deve essere intestatario a qualunque titolo, o avere la disponibilità, di autoveicoli immatricolati per la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta del Reddito. E comunque non si possono possedere auto superiori ai 1.600 centimetri cubi di cilindrata a prescindere dall’anno di immatricolazione. Per le moto il limite è fissato a 250 centimetri cubi e non devono essere state immatricolate nei due anni antecedenti la richiesta del sussidio. La bozza specifica anche che non hanno diritto al Reddito coloro che si trovano in stato detentivo e coloro che sono ricoverati in istituti di cura di lunga degenza o in altre strutture i cui costi sono a totale carico dello Stato. Così come non avranno diritto all’aiuto coloro che sono disoccupati a seguito di dimissioni volontarie avvenute nei dodici mesi precedenti la domanda di sussidio. Avranno invece accesso all’assegno gli stranieri con regolare permesso di soggiorno e che sono residenti da almeno cinque anni nel territorio italiano.
IL NUOVO PARAMETRO
Ma la vera novità è che oltre al reddito ai fini Isee, si terrà conto anche di un altro parametro: il reddito familiare, ossia le entrate monetarie della famiglia. Per chi percepisce il Reddito, questo parametro è fissato in 6 mila euro all’anno, incrementati del 40% (2.400 euro) per ogni componente maggiorenne e di 1.200 euro per ogni componente minorenne della famiglia, fino ad un massimo di 12.600 euro. Se la famiglia risiede in un’abitazione in affitto, la soglia di partenza è elevata a 9.360 euro. Per avere diritto alla pensione di cittadinanza, invece, il reddito annuo non potrà superare i 7.560 euro. Altri paletti riguardano invece, il possesso di auto, moto e imbarcazioni. Nessun componente del nucleo familiare deve essere intestatario a qualunque titolo, o avere la disponibilità, di autoveicoli immatricolati per la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta del Reddito. E comunque non si possono possedere auto superiori ai 1.600 centimetri cubi di cilindrata a prescindere dall’anno di immatricolazione. Per le moto il limite è fissato a 250 centimetri cubi e non devono essere state immatricolate nei due anni antecedenti la richiesta del sussidio. La bozza specifica anche che non hanno diritto al Reddito coloro che si trovano in stato detentivo e coloro che sono ricoverati in istituti di cura di lunga degenza o in altre strutture i cui costi sono a totale carico dello Stato. Così come non avranno diritto all’aiuto coloro che sono disoccupati a seguito di dimissioni volontarie avvenute nei dodici mesi precedenti la domanda di sussidio. Avranno invece accesso all’assegno gli stranieri con regolare permesso di soggiorno e che sono residenti da almeno cinque anni nel territorio italiano.
GLI IMPORTI
L’importo sarà pagato attraverso una tessera unica, ma dal 2020 verrà studiata la possibilità di erogarlo ai singoli componenti della famiglia. A quanto ammonterà l’assegno? Sarà di 500 euro mensili, ai quali si aggiungerà un contributo di 280 euro per coloro che sono in affitto. Se a vivere in una casa presa in locazione è un anziano che ha diritto alla pensione di cittadinanza, il contributo all’affitto sarà di soli 150 euro. E la stessa somma sarà concessa come aiuto alle famiglie che invece hanno casa di proprietà ma pagano un mutuo. Il beneficio medio sarà di 493 euro a famiglia al mese. Chi ottiene il Reddito dovrà firmare un patto per il lavoro e non potrà rifiutare una di tre offerte “congrue”. Ma ci saranno due percorsi, uno attraverso i Centri per l’impiego per chi è in una situazione di disoccupazione, e uno attraverso i Comuni, per chi ha invece delle situazioni di povertà più complesse.
L’importo sarà pagato attraverso una tessera unica, ma dal 2020 verrà studiata la possibilità di erogarlo ai singoli componenti della famiglia. A quanto ammonterà l’assegno? Sarà di 500 euro mensili, ai quali si aggiungerà un contributo di 280 euro per coloro che sono in affitto. Se a vivere in una casa presa in locazione è un anziano che ha diritto alla pensione di cittadinanza, il contributo all’affitto sarà di soli 150 euro. E la stessa somma sarà concessa come aiuto alle famiglie che invece hanno casa di proprietà ma pagano un mutuo. Il beneficio medio sarà di 493 euro a famiglia al mese. Chi ottiene il Reddito dovrà firmare un patto per il lavoro e non potrà rifiutare una di tre offerte “congrue”. Ma ci saranno due percorsi, uno attraverso i Centri per l’impiego per chi è in una situazione di disoccupazione, e uno attraverso i Comuni, per chi ha invece delle situazioni di povertà più complesse.
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