domenica 30 dicembre 2018

pc 30 dicembre - In gennaio riaprire la polemica dal punto di vista comunista, proletario, rivoluzionario con le posizioni teorico/politiche di Potere al popolo - intanto conoscere

CHE STA FACENDO POTERE AL POPOLO? - di Salvatore Prinzi

Un riepilogo per chi non riesce a seguire giorno per giorno, con qualche considerazione di carattere generale.
In autunno ci eravamo dati il compito di costruire l'opposizione, di stare in tutte le piazze, spingere i movimenti ambientali, femministi, antirazzisti, le vertenze lavorative e provare a collegarle, a dare visibilità e proiezione politica a quel terzo campo - né liberista "populista" come 5 Stelle e Lega, né liberista "élitista" come PD e soci - che in Italia esiste ma è frantumato, rassegnato, non riesce a organizzarsi...
Chiaramente l'autunno non poteva produrre quella partecipazione e conflittualità di cui avremmo bisogno per cambiare il paese o anche solo migliorare la nostra condizione, come stanno provando a fare in Francia... Perché le promesse mancate di questo governo non sono ancora venute al pettine agli occhi delle masse, perché le grosse riforme sono passate negli anni scorsi, perché l'Italia vive una lenta
decadenza a tutti i livelli che non produce quegli sbalzi in cui si prende coscienza, perché il paese al Nord "tiene" mentre dal Sud si emigra, perché - come purtroppo accaduto negli ultimi anni - l'eventuale giudizio sul governo e sulla propria condizione le persone lo vorranno dare con il voto delle europee, perché mancano soggetti autorevoli e riconosciuti che possano chiamare alla mobilitazione (il vuoto del sindacalismo tradizionale è incredibile)...
Tuttavia durante l'autunno qualcosa si è mosso e si è seminato. La "vecchia talpa" sta scavando, anche se non la vediamo (qui un bilancio:https://goo.gl/9mtGRu).
Dall'ultima data di piazza (il corteo Get up, Stand up! Stand up for your rights! Roma, 15 Dicembre che tanto ha fatto incazzare Salvini), siamo entrati in una fase leggermente diversa. Lo scontro politico si è spostato sulla manovra finanziaria e sul rapporto con l'UE, prospettive immediate di piazza non ce ne sono, e a breve partiranno i soliti movimenti pre-elettorali che assorbono tante, troppe, energie.
Come Potere al Popolo abbiamo dunque deciso di lavorare in questa fase di passaggio su quattro livelli, che definirei: Opposizione politica, Rapporti internazionali, Lotta sociale, Organizzazione.
1. Innanzitutto stiamo continuando l'opera di smascheramento di questo governo, senza però concedere nulla al PD o alle forze liberiste che c'erano prima. Per questo abbiamo lanciato una campagna contro-comunicativa sulla manovra (un esempio qui: https://goo.gl/4wAAgi), e facciamo girare analisi che presentano un punto di vista autonomo, quello degli sfruttati, e non dei "mercati". Viola e Giorgio, quando riescono ad andare in televisione, battono sempre su questo.
2. Chiaramente la critica non va senza una proposta, per cui stiamo cercando di precisare sempre meglio i nostri contenuti, finora ancora ideologici. Abbiamo dunque aperto ben 12 tavoli di lavoro su questioni centrali per il paese (lavoro, ambiente, scuola, sanità, tecnologia, genere etc), in cui ci sono coordinatori nazionali e militanti di base.
Siccome però il "tradimento" del Governo è stato molto forte proprio sul rapporto con l'UE e sull'accettazione dei diktat di Bruxelles, e siccome l'anno prossimo proprio alle elezioni europee le masse faranno sentire la propria voce, abbiamo avviato un dibattito sull'Unione Europea (un esempio qui: https://goo.gl/6e9MYC). Questo dibattito, che si sta svolgendo sia nelle assemblee territoriali che sulla piattaforma, ci rende l'unica forza politica che non solo deciderà collettivamente come partecipare alla tornata elettorale, ma lo deciderà in seguito in base ai contenuti e al programma, piuttosto che per convenienze spicciole, come visto in Italia negli ultimi dieci anni.
Nel frattempo, stiamo costruendo una rete di rapporti internazionali che non si limiti ai partiti della sinistra vecchi e nuovi, ma che punti alle esperienza di lotta, alle campagne, al ricostruire le filiere della produzione e della circolazione di merci e uomini.
Dobbiamo far vivere in Italia quello che succede in Francia, in Tunisia, in Rojava!
3. Non ci interessa però limitarci a parlare, ma fare, per radicarci fra la gente, vincere battaglie anche locali, far crescere nella lotta il livello di coscienza. Non possiamo rinviare la nostra vittoria a quando avremo risultati elettorali, presenza istituzionale e scoppi di conflittualità: quelli anzi dipendono da quanto potere popolare e autorganizzazione sociale si è saputo sviluppare prima.
Stiamo quindi aprendo Case del Popolo (le prossime a Pavia e Nocera Inferiore), organizzando attività mutualistiche ovunque, ma soprattutto appoggiando mobilitazioni dei lavoratori. Come ad esempio a Battipaglia passando la notte in presidio (https://goo.gl/ZPFfsD), a Milano, a Roma, a Napoli contro il lavoro nero... Il 6 gennaio saremo in decine di centri commerciali contro il lavoro festivo e le promesse tradite del governo su questo punto!
4. Per reggere però il livello dello scontro che la controparte ci impone serve costruire organizzazione. E' infatti evidente che il livello del solo collettivo o del "movimento", soprattutto quando un vero e proprio movimento non c'è, non basta. L'ipotesi comunista rischia di scomparire, schiacciata fra i due campi liberisti delle due frazioni della borghesia italiana, in opposizione fra loro ma unite contro di noi.
Per questo stiamo lavorando a dare maggiore struttura a Potere al Popolo, sperimentando una strada nuova: né partito classico, né movimento acefalo e politicamente indeterminato.
Né verticalità né orizzontalità, ma quella diagonalità di cui parlavano gli zapatisti.
Stiamo facendo un censimento delle decine di assemblee attive, e concludendo il percorso organizzativo: dal 6 al 12 gennaio tutti gli iscritti potranno votare i Portavoce e la Commissione di Garanzia sulla piattaforma. Concluso questo passaggio, riapriremo il tesseramento.
Non intendiamo fare un nuovo partito, ma costruire un movimento allo stesso tempo politico e sociale, organizzato, che sia in grado di formare persone che poi possano essere attive in tutte le lotte, che sappiano fecondare con una cultura e uno sguardo diverso ogni terreno.
Se vinceremo non sarà perché avremo eletto qualcuno o messo una bandierina, ma perché avremo prodotto un mutamento reale nella maniera di vivere, sentire, discutere, decidere.
Sfumatura più, sfumatura meno, questa mi pare l'unica linea politica sensata per questi tempi. In un anno di sacrifici enormi abbiamo aperto uno spazio politico ancora piccolo ma coerente e comprensibile. Non siamo i compagni più bravi d'Italia, ce ne sono di migliori qui e lì, ma abbiamo fatto qualcosa che nessuno aveva avuto la pazienza e la forza di fare: scavare una postazione, una trincea, che possa sostenere un piccolo confronto di massa. Oggi questa trincea si offre come la postazione più avanzata (e anche per questo fa spesso da parafulmine o viene identificata chiaramente come nemico da Lega e soci) per far sedimentare elementi teorici e pratici di comunismo nel nostro paese.
Credo che sia per questo che i risultati, in un clima che vede tutte le forze di sinistra vivere una profonda crisi, tutto sommato arrivino. Si riesce non solo a tenere, ma anche a rilanciare, aprendo ancora Case del Popolo, aggregando persone estranee ai soliti giri, tentando qualche sortita fuori dall'assedio.
Mi tocca però anche indicare, per onestà intellettuale, i principali limiti che incontriamo, che dobbiamo superare con l'aiuto di tutti.
a) Un clima di rassegnazione e sfiducia non solo verso la politica, ma verso la vita, il paese e la società. Verso l'Altro tout court. Questo fa sì che ogni iniziativa, anche buona, sprofondi nel "tanto è inutile". Questo è il primo tappo che va fatto saltare!
b) Un'ideologia dominante che è penetrata abbondantemente nel corpo dei compagni. Non parliamo solo dell'elettoralismo, della credenza che si esca dalle difficoltà attraverso l'elezione di un rappresentante, nemmeno solo del leaderismo, ovvero l'idea che i problemi della sinistra siano risolvibili attraverso il Capo, e nemmeno dell'estremismo, che pretende di far saltare mediazioni e passaggi in nome di un'autenticità che spesso non ha niente di politico ma molto di esistenziale...
Questi problemi sono sempre stati presenti fra chi vuole cambiare il mondo. Parlo piuttosto di un livello più profondo, cognitivo-affettivo, che la crisi degli apparati di formazione, la comunicazione social e mainstream, la distruzione dei terreni sociali (scuole, università, luoghi di lavoro, città, sindacati), che erano anche luoghi "naturali" del confronto, hanno aggravato.
Questa difficoltà cognitivo-affettiva impedisce di comunicare fra di noi, riduce la discussione a reazione, la militanza a logiche di banda, inibisce discorsi complessi, obbliga a stare dentro i dualismi imposti dal nostro nemico - pillola rossa o pillola blu? Stare dentro o stare fuori? Sei pro o contro? Questo distrugge la costruzione di un punto di vista autonomo dai poteri già in essere.
c) Abbiamo limiti di elaborazione su molte tematiche decisive. Anche per questo stiamo mettendo su un Comitato Scientifico Nazionale. Dobbiamo pensare le fondamenta per un comunismo del XXI° secolo che oggi, di fronte a crisi, guerre e devastazione ecologica, è quanto mai necessario, è l'unica soluzione per la sopravvivenza della specie messa al rischio dal profitto.
d) Venendo allo specifico di Potere al Popolo, dobbiamo lamentare una mancanza pazzesca di mezzi. Potere al Popolo da mesi va avanti senza un euro. Tutto si tiene su con le sottoscrizioni di singoli militanti, di alcune strutture che compongono il progetto e con le raccolte fondi locali. Dobbiamo trovare i soldi, soprattutto per mettere strutture e mezzi a disposizione di chi resiste, che sia aderente o no non importa...
e) Mancanza di militanti in rapporto al nostro scopo. 7500 iscritti non bastano. Vanno bene per chi vuole farsi un partitino, non per chi deve cambiare il paese. Dobbiamo essere in grado di coinvolgere sempre più persone, e soprattutto quelle più attive e quelle provenienti dalle classi popolari. Soprattutto chi non fa politica. Per farlo ci serve creatività, esempio militante, convinzione. Su questo dobbiamo crescere nel brevissimo: non esistono "trucchi" per aggregare, esiste solo la bontà di quello che si dice e si fa.
f) Mancanza di quadri. La depoliticizzazione degli ultimi anni ha prodotto che, anche a sinistra, la preparazione dei quadri sia bassissima. Se a questo combiniamo le difficoltà di vita, i tempi stretti che impediscono di formarti in maniera approfondita, la frittata è fatta. Potere al Popolo non fa eccezione, o ancora poco. Dobbiamo essere umili, disporci a imparare, avere un rapporto osmotico con le masse, fare inchiesta militante, non accontentarci mai del livello raggiunto, imparare però anche a non disperarci per i piccoli fallimenti o i risultati solo parziali, uscire dalla cultura degli alibi per cui è sempre colpa di qualcun altro se non si riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati. Meno improvvisazione e più programma e struttura. Meglio fare poche cose e chiare e battere e ribattere su quelle, che farne diecimila generosamente ma male. Meglio meno ma meglio.
Certo, il lavoro che abbiano iniziato non si misura sui mesi ma su un arco di almeno 5 anni. Tuttavia ogni mese dobbiamo mettere almeno un mattoncino. Ho scritto queste righe dunque non solo per aggiornare (e vi lascio con la lista delle iniziative di questi giorni), ma anche per fare capire cosa vogliamo fare e come funzioniamo, di modo che chiunque voglia ci possa dare una mano. Ne abbiamo davvero bisogno.
Non ci salveremo da soli, e le trasformazioni nella storia non si danno senza la capacità di mettersi assieme e creare strutture collettive e direzioni chiare. Perciò, come cantava l'Internazionale di Fortini, "Compagno, porta la tua storia alla certezza che ci unì"!
Vi aspettiamo qui:

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