pc 4 settembre - Spedizione razzista contro un fioraio - All'ombra del fascio-razzismo ufficiale i miseri omuncoli razzisti si sentono forti
La mezzanotte tra domenica e lunedì è scoccata da poco all'ombra dei palazzoni che costeggiano via Lemonia. Hana Eid Gerges Bolas, il guardiano del chiosco di fiori di fianco all'ingresso della chiesa sta innaffiando le gerbere. "Lavoro qui da un anno - racconta - prendo 600 euro al mese, la metà li mando a casa, a Menia: ho una moglie e tre figli da mantenere ". Una vita di sacrificio, la sua. Non si aspettava di essere aggredito senza ragione. Rapinato dei fiori solo per il gusto di esercitare la violenza sullo straniero.
"In strada non c'era nessuno - ricostruisce - si sono avvicinati due ragazzi sui 30 anni. Uno stava a distanza. L'altro, alto quasi due metri, mi è venuto sotto e mi ha chiesto un euro. Gli ho detto che non avevo soldi. Lui ha subito tirato fuori un coltello e me l'ha puntato contro " . Gerges Bolas, spaventato, si è allontanato di qualche metro dal chiosco. Il 30enne allora ha buttato il coltello a terra. " Vieni qui, stai tranquillo amico - gli ha ripetuto - non ti faccio niente".
La scusa ha funzionato. Il fioraio è tornato sui suoi passi. E l'aggressore ha affondato i colpi. "Appena mi sono avvicinato mi ha subito dato uno schiaffone in faccia - ricostruisce Gerges Bolas - poi una serie di cazzotti allo stomaco ". Quindi ha tentato di strappargli il cellulare dalle mani. "Vedi", sospira Gerges mostrando il cavo degli auricolari spezzato. Dopo l'aggressione "quel ragazzo enorme ha preso un mazzo di rose rosse e uno di rose bianche ed è scappato verso il parco degli Acquedotti. Mi ha urlato un sacco di parolacce, ma io non parlo ancora bene l'italiano, non ho capito cosa ha detto". da repubblica Roma
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