I lavoratori dell’impianto Sab/ortofrutta, in parte dipendenti diretti, la maggioranza in appalto alle cooperative logistiche, con lo Slai Cobas per il sindacato di classe domenica hanno lanciato un appello, per una mobilitazione popolare a difesa delle condizioni di lavoro e dei diritti in un settore e in un territorio fortemente caratterizzato dalla presenza di lavoratori immigrati e cooperative.
Gli operai presenti all’iniziativa, organizzati o meno con lo Slai Cobas sc, rappresentanti di almeno 6/7 diverse aziende, di differenti età, con la loro esperienza e testimonianza hanno tracciato la parabola dello sfruttamento: dall’incessante aumento dei carichi di lavoro, con l’intensificazione dei ritmi individuali e la riduzione degli operai sulle linee, fino all’eliminazione degli operai ‘vecchi e consumati dal profitto’.
Hanno denunciato la condizione di costante ricatto attraverso contratti di lavoro comunque precari e di fatto senza regole perché assunti in appalto e subappalto alle cooperative logistiche. Sottopagati per un lavoro da schiavi. E hanno attaccato la vergognosa normativa che regola il settore degli appalti da sempre garantita dai governi di turno, con il governo Salvini/DiMaio al servizio dei padroni, che la conferma e la peggiora.
Hanno denunciato il controllo quotidiano e minaccioso che subiscono da parte di capi e capetti, una nuova versione di caporali e kapò.
E dove questo non basta è sempre pronta l’azione repressiva e intimidatoria di padroni e sindacati confederali che ben si spalleggiano in questo sporco lavoro per tenere sottomessi i lavoratori, con una disciplina da caserma, i licenziamenti disciplinari, o le minacce di chiusura degli impianti se si chiede ‘troppo’, se non si accettano i furti in busta paga, se non si produce ogni giorni di più... (da ricordare che in numerose cooperative il sindacato confederale è imposto obbligatoriamente all’atto dell’assunzione).
Una buona iniziativa, di lavoratori accomunati dallo stesso sfruttamento, che si sono riuniti per difendersi e organizzarsi contro questo sistema senza regole.
Si sono incontrate le esperienze avanzate dei Cobas già attivi con gli operai che finalmente hanno deciso di rompere le catene del controllo confederale.
Lavoratori che hanno collettivamente raccolto l’appello per mettere in comune risorse e forza per unire e coordinare operai in lotta di diversi posti di lavoro con i disoccupati, con le donne con i giovani, nello spirito di una mobilitazione operaia e popolare.
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