La fine di Marchionne getta nel dispiacere e panico i padroni reali della Fiat nell’attuale fase di competizione globale, guerra commerciale e protezionismo.
“Marchionne era il migliore”, dicono gli Agnelli e tutto il mondo padronale, la borghesia nel suo insieme.
Affronteremo in seguito questa questione, peraltro già analizzata giorno per giorno nel libro Fiat da noi edito e da una lunga serie di articoli dedicati in questi anni. Quello che bisogna dire subito è che la fine di Marchionne è sostanzialmente la fine della Fiat e il gruppo Fca è definitivamente a guida americana.
La famiglia Agnelli non è più una famiglia di industriali ma percettori della rendita finanziaria del
gruppo Fiat. In questo senso Marchionne ha fatto la fortuna dei padroni americani, veri punti di riferimento della sua azione. Di qui, prima l’appoggio entusiasta di Obama e poi gli elogi di Trump.
In questo senso, pur essendo i padroni tutti uguali, troviamo osceno che chi ha trasformato la Fiat in un gruppo americano possa essere innalzato a gigante dell’industria italiana. Questo vuol dire che gli stessi Agnelli sono da tempo non più degli industriali e la loro ottica è di soli percettori di utili di rendita finanziaria, in questo senso Marchionne li ha salvati dal baratro e gli ha permesso i lauti profitti di questi anni. Ma la verità è che Marchionne ha svenduto la Fiat ai padroni americani, e reso la Fca una provincia dell’impero americano.
E questo non può che trasformarsi in un futuro ancor più di lacrime e sangue per gli operai Fiat.
L’asse Marchionne/Sindacati/governi ad esso asserviti ha indebolito e distrutto il potere contrattuale dei lavoratori Fiat, e su questo effettivamente Marchionne è riuscito là dove altro padroni, altri manager non sono riusciti, in perfetta continuità di una storia che va da Valletta a Romiti.
Per gli operai Fiat la questione deve ritornare ad essere chiara – agli operai in quanto massa, perché sappiamo che all’interno del gruppo Fiat gruppi di operai d’avanguardia hanno dato sempre e continuano a dare battaglia, resistendo alla repressione e alla cancellazione di diritti e libertà di lotte e organizzazione.
Ma ora il dopo Marchionne, drammaticamente e simbolicamente rappresentato dalla fine della persona – come a volte la storia si diverte a rappresentare -, chiama tutti gli operai Fiat a lottare per mettere fine al sistema edificato da Marchionne, che oggi più di ieri significa sfruttamento, asservimento al comando oppressivo, flessibilità, licenziamenti, cassintegrazione.
proletari comunisti/PCm Italia
luglio 2018
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