Sparare ai neri, uno “sport” che si ispira a Salvini…
di Alessandro Avvisato - contropiano
Sette
casi in 45 giorni non sono “casualità”, ma il risultato di un clima. Di
merda. Fomentato da sguaiati fascisti che occupano studi televisivi,
qualche giornale, onde radio, e persino qualche ministero piuttosto
importante.
Ieri,
a Cassola, nel vicentino, una stralunata zucca vuota che urlava alla
luna ha sparato contro un operaio edile che stava lavorando su un
ponteggio a sette
metri da terra. E’ vivo solo perché l’imbecille con la zucca piena di
vento ha usato una carabina ad aria
compressa, che spara piombino pericolosi se colpiscono gli occhi di un adulto o bambini molto piccoli (com’è successo a Roma qualche giorno fa), ma difficilmente provocano ferite letali in un adulto sano. E’ vivo anche perché il dolore causato da piccolo proiettile non è stato tale da causare un movimento brusco, che l’avrebbe probabilmente fatto precipitare a terra.
compressa, che spara piombino pericolosi se colpiscono gli occhi di un adulto o bambini molto piccoli (com’è successo a Roma qualche giorno fa), ma difficilmente provocano ferite letali in un adulto sano. E’ vivo anche perché il dolore causato da piccolo proiettile non è stato tale da causare un movimento brusco, che l’avrebbe probabilmente fatto precipitare a terra.
L’unica caratteristica “negativa” dell’operaio vittima dello sparo è… la pelle nera.
Originario
di Capo Verde, il trentaduenne feirto era ovviamente dotato di regolare
permesso di soggiorno e altrettanto regolarmente assunto.
La
zucca svuotata, immediatamente individuata dai carabinieri, si è detto
dispiaciuto, ma aveva solo “intenzione di colpire un piccione”. Una
scusa qualsiasi, palesemente falsa, ma che è stata sufficiente a fargli
comminare – per ora – soltanto una denuncia per lesioni personali. Un
trattamento palesemente di favore (come nel caso di Roma, che pure ha
prodotto lesioni ancora più gravi), perché un “fermo” – se non proprio
un arresto – sarebbe stato certamente più “proporzionato”.
Permettere
di cavarsela con una semplice denuncia, cui potrebbe benissimo non
seguire alcuna sanzione detentiva o pecuniaria, è di fatto una
istigazione a imitare gli autori di gesti del genere.
Sette
casi, si diceva, di ferimento di immigrati di pelle nera (più facili da
riconoscere, par di capire) con armi non letali. Che vanno ad
aggiungersi agli episodi che si sono conclusi con armi da guerra. A
cominciare ovviamente da Macerata, col fascioleghista Traini che ferisce
sei persone a caso, ma tutte “di colore”. Per continua con Isy Diene,
freddato il 4 marzo a Firenze da un pensionato che afferma di essere
uscito per suicidarsi, ma che invece prende a sparare sui “neri”.
E non si può dimenticare il sindacalista dei braccianti Soumaila Sacko, ucciso nei pressi di Rosarno.
I casi “meno gravi” sono comunque così numerosi e ravvicinati da far pensare a un’epidemia razzista.
A Caserta, l’11 giugno, due
ragazzi del Mali di 22 anni, ospiti di una struttura Sprar del Comune,
vengono investiti da una pioggi di piombini sparati con una pistola ad
aria compressa da una Panda nera in corsa, che già per tre volte li ha
avvicinati. Gli sparatori, per esser certi di far capire il senso e il
responsabile morale del loro gesto, inneggiavano a Matteo Salvini.
A Napoli, il 20 giugno, il cuoco
Konate Bouyagui, maliano di 22 anni, da quattro in Italia con regolare
permesso di soggiorno, frequentatore di Je so pazzo, viene colpito in
pieno Corso Umberto da un piombino.
A Forlì, il 2 luglio, una giovane nigeriana viene ferita a un piede.
Sempre a Forl,ì, il 5 luglio, un ivoriano che pedala in in bicicletta viene affiancato da un’auto da cui partono alcuni piomibini che lo feriscono all’addome.
A Latina Scalo, l’11 luglio, due nigeriani vengono feriti da colpi partiti da un’auto scura. Stavano apsettando l’autobus.
A Roma, 17 luglio, un ex diendente del Senato, spara dal suo terrazzo al settimo piano di una palazzina in zona Torre
Spaccata, ferendo una bambina di 13 mesi, che ora rischia di riimanere
paralizzata. E’ l’unica vittima non nera, ma altrettanto riconoscibile.
E’ Rom, infatti.
Ce
n’è insomma abbastanza per addebitare al ministro dell’interno la
responsabilità morale di aver “convinto” un branco ormai numeroso di
spostati che “sparare ai neri” è uno sport praticabile senza troppi
rischi e con la evidente simpatia del governo.
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