Armi, mercato senza crisi. Mai
così florido dalla Guerra Fredda
di Cecilia Scaldaferri
Il mercato delle armi non conosce crisi o flessioni, anzi: in crescita stabile dal 2004, negli ultimi cinque anni ha toccato un picco mai raggiunto dalla fine della Guerra Fredda. A lanciare l'allarme è l'ultimo rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) che dagli anni '50 raccoglie informazioni su vendite, trasferimenti, licenze di produzione non solo tra Stati ma anche organizzazioni internazionali e gruppi armati non statali.
L'India e la sua corsa alle armi
Se l'Asia è una delle
destinazioni principali per le armi (+7,7% negli ultimi dieci anni, con una
fetta di mercato pari al 43% nelle importazioni globali), a fare la parte del
leone è l'India, che ha registrato un incremento del 43% dal quinquennio
2007-11 al quinquennio 2012-16, arrivando a rappresentare il 13% del mercato
mondiale, con una quota ben più alta dei suoi vicini: Cina e Pakistan.
Questo, ha spiegato il
ricercatore del Sipri, Siemon Wezeman, in parte perché rispetto a Pechino
"sempre più capace di sostituire le importazioni di armi con prodotti
locali, l'India rimane dipendente da molti volenterosi fornitori, dalla Russia
agli Stati Uniti, dai Paesi europei a Israele e Corea del Sud".
Tra i Paesi del sud-est asiatico
(+6,2%), spicca invece il Vietnam, passato dalla 29esima posizione nel 2007-11
alla decima nel 2012-16, con un incremento di importazioni di armi che ha
toccato il 202%.
Medio Oriente, importazioni
raddoppiate in dieci anni.
Con un aumento dell'86% nelle
importazioni di armi tra il 2007-11 e il 2012-16, il Medio Oriente detiene un
(triste) primato e il 29% del mercato globale. Un trend che non è stato scalfito
neanche dal calo consistente del prezzo del petrolio. Nonostante questo,
infatti, i Paesi della regione sono impegnati in una corsa alle armi che non
conosce
fine né confini, alimentata dalle drammatiche crisi che interessano la regione, dalla guerra siriana al conflitto yemenita. "Nel 2016 hanno continuato a ordinare più armi, percepite come strumenti cruciali per gestire i conflitti e le tensioni regionali", ha sottolineato Wezeman.
fine né confini, alimentata dalle drammatiche crisi che interessano la regione, dalla guerra siriana al conflitto yemenita. "Nel 2016 hanno continuato a ordinare più armi, percepite come strumenti cruciali per gestire i conflitti e le tensioni regionali", ha sottolineato Wezeman.
Tra i più affezionati 'clienti',
ci sono Arabia Saudita e Qatar, che hanno registrato un aumento rispettivamente
del 212% e del 245% nelle importazioni rispetto al quinquennio precendente. E i
vicini regionali non sono da meno, anche se non a questi (altissimi) livelli.
Unica eccezione è l'Iran, sottoposto a embargo, verso il quale si sono
indirizzati solo l'1,2% dei trasferimenti di armi (escluso l'accordo con Mosca
sulla vendita del sistema missilistico di difesa aerea S-300, il primo
importante acquisto nel settore fatto da Teheran dal 2007).
I cinque esportatori al top, Cina
compresa
In cima alla lista degli
esportatori ci sono i soliti quattro - Usa, Russia, Francia e Germania - con la
presenza ormai stabile anche della Cina. Tutti insieme coprono il 74% del
mercato. Da importatrice a esportatrice, Pechino ha visto aumentare la sua
quota di vendite dal 3,8% al 6,2% tra il 2007-11 e il 2012-16, superando di
poco Francia e Germania, rispettivamente al 6% e 5,6%. Parigi, tuttavia,
dovrebbe vedere a breve crescere la sua fetta, grazie a una serie di contratti
siglati negli ultimi cinque anni. Al contrario, la Germania ha visto scendere
sensibilmente le sue esportazioni, calate del 36% tra il 2007-11 e il 2012-16.
I principali esportatori di armi
nel quinquennio 2012-2016
Usa (33,2% del mercato)
Russia (23%)
Cina (6,2%)
Francia (6%)
Germania (5,6%)
Se la Russia risponde del 23%
delle vendite globali di armi, con il 70% delle esportazioni indirizzate verso
soli quattro Paesi (India, Vietnam, Cina e Algeria), a primeggiare sono gli
Stati Uniti che da soli coprono un terzo dell'intero mercato delle armi, con
almeno un centinaio di Paesi riforniti e importazioni cresciute del 21%
rispetto al quinquennio precedente. Quasi la metà delle armi - e tra queste ci
sono caccia avanzati con missili da crociera, munizioni guidate di precisione e
sistemi di difesa aerea di ultima generazione - sono finite in Medio Oriente.
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