Movimento antimilitarista sardo17 fogli di via dati
a sardi per i comuni di Sant’Anna Arresi e Teulada (per tutti), per
alcuni di questi si aggiungono anche i comuni di Decimomannu (5) e Arbus
(3).
11 fogli di via da Cagliari e Provincia sono stati notificati a compagni continentali.
3 sorveglianze speciali, tutte rigettate.
1 processo al tribunale dei minori (tre ragazze imputate) per invasione di zona militare riguardante la manifestazione del 3 novembre a Teulada. Tutte assolte.
11 fogli di via da Cagliari e Provincia sono stati notificati a compagni continentali.
3 sorveglianze speciali, tutte rigettate.
1 processo al tribunale dei minori (tre ragazze imputate) per invasione di zona militare riguardante la manifestazione del 3 novembre a Teulada. Tutte assolte.
1 processo al tribunale dei minori per un ragazzo accusato di imbrattamento in concorso per il corteo del 11 ottobre 2015 a Cagliari. Assolto.
Le altre denunce, come già scritto, non me la sento di metterle nella lista, perchè le indagini sono ancora in corso e non vorrei sparare numeri a caso che nella realtà poi potrebbero non andare mai a processo.
Cagliari negli ultimi 18 mesi. ( dossier aggiornato fino a metà 2016 )
Le altre denunce, come già scritto, non me la sento di metterle nella lista, perchè le indagini sono ancora in corso e non vorrei sparare numeri a caso che nella realtà poi potrebbero non andare mai a processo.
Cagliari negli ultimi 18 mesi. ( dossier aggiornato fino a metà 2016 )
A cura della CASSA ANTIREPRESSIONE SARDA.
Nell’ultimo
anno e mezzo le operazioni di controllo, repressione e denuncia della
questura cagliaritana sono notevolmente aumentate. Prima di entrare
nello specifico dei fatti più recenti, vale la pena fare un salto
indietro per contestualizzare meglio la situazione. Negli ultimi anni, a
Cagliari, le attenzioni della questura, in “ambito politico”, sono
quasi sempre state riservate all’antifascismo.
Repressione,
anche violenta, delle iniziative pubbliche, indagini, misure di
prevenzione, avevano sempre come denominatore comune l’antifascismo.
Dalle indagini seguite alle contestazioni alle parate fasciste del 25
aprile e del 10 febbraio sono spiccate negli anni decine di denunce, di
cui la maggior parte per manifestazione non autorizzata, ma nel 2012
anche alcune per resistenza, e nel 2013 per travisamento. In alcuni casi
queste si sono poi tramutate in decreti penali di condanna, in altri
sono cadute in prescrizione, o sono su quella via.
Nel
2009, sempre a partire da indagini riguardanti manifestazioni
antifasciste, sono stati dati i primi cinque avvisi orali, seguiti nei
due anni successivi da un’altra ventina di medesimi provvedimenti.
Nel
2013 sono state denunciate diverse decine di persone, sempre per
manifestazione non autorizzata, per dei presidi sotto il carcere di
Buoncammino. In questo caso i denunciati sono stati condannati a due
mesi di reclusione, commutati in circa 7.000 € di decreto penale di
condanna. Si può dire, vedendo il cambiamento di strategia adottato
negli ultimi tempi, che la questura di Cagliari ha per anni scelto di
non calcare troppo la mano da un punto di vista di denunce e processi.
Come da manuale, ha invece accumulato materiale sulle persone che negli
anni si sono attivate e hanno partecipato alle varie iniziative,
materiale che sta usando ora per le indagini.
Come
indicano gli incartamenti, è abbastanza facile individuare il momento
di svolta delle pratiche repressive nella manifestazione di capo Frasca
del 13 settembre 2014: è a partire da questa manifestazione, infatti,
che iniziano a comparire nelle denunce reati mano a mano più pesanti.
Fanno la prima comparsa le denunce per il reato di danneggiamento (635
c.p.) e di ingresso in territorio militare (682 c.p.), per poi essere
riproposte in occasione delle manifestazioni intorno al poligono di
Teulada il 5 e il 20 dicembre 2014.
A
partire da questo periodo le attenzioni questurili si concentrano
intorno al fermento antimilitarista, facendosi sentire, oltre che
tramite le solite denunce, anche attraverso un dispiegamento sempre
maggiore di uomini e mezzi alle iniziative, con schedature a tappeto dei
partecipanti, fermi, minacce e un atteggiamento decisamente
inquisitorio e provocatorio. Il 12 marzo 2015, quasi a voler dimostrare
che le vecchie abitudini (colpire duramente gli antifascisti) sono dure a
morire, tre attivisti cagliaritani vengono denunciati dalla questura
per un acceso diverbio con dei militanti del movimento “Noi con
Salvini”, avvenuto nelle vie del centro della città (un quarto verrà in
seguito denunciato da un salviniano).
A
caldo, il questore Filippo Dispenza promette davanti alle telecamere
l’applicazione della misura di sorveglianza speciale, di cui parleremo
meglio più avanti, per coloro che saranno identificati come i
responsabili delle aggressioni. I reati contestati per questi fatti (non
gli stessi per tutti) sono rapina (628 c.p., poi derubricata a
minacce), danneggiamento (635 c.p.), violenza a pubblico ufficiale (336
c.p.), violenza privata (610 c.p.) e lesioni personali (582 c.p.). Il
questore, già rivelatosi di mano pesante nella repressione al movimento
ultras cittadino, decide di provare a usare il pugno di ferro, dando di
nuovo maggior importanza alle situazioni catalogabili come
“antifascismo” o, per dirla a parole sue, a “chi impedisce il libero
esercizio di posizioni politiche e ideologiche diverse dalle sue,
creando turbamento per l’ordine pubblico”.
Il
25 aprile a Quartu Sant’Elena gli antifascisti vengono caricati dalla
polizia mentre contestano le celebrazioni dei caduti della R.S.I., nelle
settimane successive una dozzina di ragazzi e ragazze verrà “convocato o
portato” in questura per essere schedato (foto segnaletiche e impronte
digitali). Successivamente Dispenza decide di dar seguito alle sue
dichiarazioni, e a fine Maggio viene preparata la prima di tre richieste
di sorveglianza speciale, notificata poi, a metà giugno, ad uno dei tre
indagati per l’aggressione del 12 Marzo al banchetto. Nelle settimane
successive verranno notificate altre due richieste per gli altri due
indagati.
Da
questo momento si apre un capitolo nuovo per la repressione locale. Dei
provvedimenti così duri, era da un pò di tempo che non si vedevano. Le
sorveglianze speciali, infatti, fanno parte delle misure di prevenzione
personali, insieme agli avvisi orali e ai fogli di via, ma vanno un
passo oltre questi ultimi: gli avvisi orali e i fogli di via sono misure
comminate ai soggetti interessati in base a una presunta pericolosità
sociale di questi, che viene decisa dalla questura senza il parere di un
giudice.
La
sorveglianza speciale, poiché prevede restrizioni della libertà più
importanti, è invece ”proposta” dalla questura in base alla condotta del
soggetto, e un collegio giudicante emette la sentenza o il rigetto. Le
richieste emesse dalla questura di Cagliari per i tre ragazzi sono state
le seguenti: “per anni due, divieto di soggiorno nella provincia di
Cagliari (per soggetti residenti a Cagliari da anni) non frequentare
pregiudicati o persone destinatarie di misure di prevenzione, non
frequentare bar, night, discoteche, sale da gioco, circoli privati e
altri locali affini, di non partecipare a pubbliche riunioni, e con la
prescrizione di non rincasare oltre le 22 e non uscire prima delle 7,
nonché l’obbligo di presentarsi quotidianamente presso l’ufficio di P.S.
o Comando Carabinieri che gli verrà indicato”. Si trovavano inoltre
delle richieste che avrebbero ostacolato le abituali attività lavorative
svolte dai soggetti, e l’invito a darsi a un’attività lavorativa
lecita.
Nei
curriculum criminali tracciati nelle richieste di sorveglianza speciale
si scoprono anche alcuni capi di imputazione, ancora sotto indagine,
per il corteo dell’11 giugno a Decimomannu, resistenza a pubblico
ufficiale (337 c.p.) con le aggravanti di travisamento (339 c.p.) e
lancio di corpi contundenti (339 c.p.), violenza a pubblico ufficiale
(336 c.p.), lesioni personali ( 582 c.p.), danneggiamento aggravato (35
c.p. c.2). Le richieste di sorveglianze speciale fatte dalla questura di
Cagliari non arrivano per caso nell’estate 2015, si inseriscono infatti
in un filone di richieste analoghe portato avanti in tutt’Italia,
indirizzato principalmente ad appartenenti all’area anarchica. Le tre
richieste agli attivisti cagliaritani verranno tutte rigettate, per
insufficienza di parametri tali da riconoscerli come socialmente
pericolosi, seguendo anche in questo caso il trend nazionale, che ha
visto rigetti in tutte le città tranne Torino, dove la procura più
forcaiola d’Italia è riuscita a dare da poco (2016) cinque sorveglianze
speciali della durata di 12 o 14 mesi.
Durante
l’estate 2015 sono le misure di prevenzione “a farla da padrone”,
vengono notificati tre avvisi orali e due fogli di via (di cui uno
annullato con autotutela). A settembre viene notificato il primo foglio
di via da Cagliari e provincia per una non sarda, si tratta di una
ragazza che ha partecipato alla mobilitazione contro la STAREX e che
aveva acquistato i biglietti aerei per il campeggio di Cagliari di
ottobre. A questo primo provvedimento notificato in trentino, ne
seguiranno una ventina, tutti notificati allo sbarco in aeroporto a
Cagliari di persone, secondo le indagini della DIGOS, dirette al
campeggio.
Anche
questa mossa si inserisce in una chiara direttiva nazionale,
nell’autunno-inverno 2015-2016 in tutt’Italia vengono dati decine e
decine di fogli di via nei più svariati ambiti di lotta. Il campeggio
antimilitarista svoltosi a Cagliari il 9 – 10 – 11 ottobre 2015,
scriverà un altro capitolo sulla repressione cagliaritana. Per i tre
giorni si susseguiranno varie forme di intimidazione da parte di agenti
in borghese, da minacce vere e proprie al taglio delle ruote delle
macchine degli antimilitaristi. Il culmine verrà raggiunto l’11
pomeriggio alla fine del corteo di chiusura del campeggio, in via Mameli
violentissime cariche della celere alla coda del corteo costeranno
diverse teste aperte, ematomi e lesioni varie. Durante le cariche un
paio di noti agenti dei ROS e della DIGOS si coprirono il volto per
picchiare i manifestanti, alcuni dei quali precedentemente chiamati per
nome e insultati. La notte dopo il corteo si registreranno altri
danneggiamenti a macchine e minacce personali. Da qualche giorno è
arrivata la prima denuncia per questo corteo, le accuse sono di
manifestazione non autorizzata (18 TULPS), imbrattamento (639 c.p.),
deturpamento (639 c.p.), resistenza a pubblico ufficiale (337 c.p.) e
violenza a pubblico ufficiale (336 c.p.), tutto con l’aggravante del
concorso.
La
strategia dell’intimidazione varata con il campeggio non cessa con
l’approssimarsi del corteo del 3 Novembre contro la Trident Juncture. A
12 attivisti/e, identificati/e qualche giorno prima del corteo mentre si
aggiravano nel perimetro della base con comportamento sospetto,
verosimilmente effettuando un sopralluogo, viene notificato un foglio di
via dai comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi della durata di tre anni.
Ad alcuni di loro, in precedenza denunciati in altre circostanze, il
provvedimento si estende anche ai comuni di Decimomannu e Arbus. Da
notare come i provvedimenti siano stati notificati anche ad attivisti/e
mai denunciati/e prima. Contemporaneamente il neo questore di Cagliari,
Danilo Vito Gagliardi, con una mossa inaspettata, fa sapere tramite la
stampa locale che il corteo sarebbe stato vietato, nonostante fosse
stato comunicato regolarmente. I colpiti dal foglio di via così come
accadde per il campeggio decidono di violare il provvedimento,
identificati dalla DIGOS nei pullman diretti al concentramento verranno
portati alla caserma di Giba e denunciati. Saranno anche denunciate le
persone entrate dentro il poligono di Teulada durante il corteo, e
proprio in questi giorni è stata fissata la data del processo (21
aprile) per i minorenni. Alcuni dei colpiti da foglio di via a gennaio
hanno fatto ricorso al TAR per l’annullamento della misura, sono ancora
in attesa della sentenza.
L’11
febbraio in occasione della presenza di Salvini a Cagliari la questura
blinda mezza città, chiude al traffico una dozzina di vie e schiera
decine e decine di celerini di tutti i corpi di polizia. Due
manifestanti diretti al corteo vengono fermati la mattina presto,
portati in questura e posti in stato di fermo, il mezzo su cui
viaggiavano sequestrato, così come parte del contenuto cioè gli
striscioni rinforzati che sarebbero stati usati dal corteo per
difendersi. Corteo puntualmente caricato e gasato dalla celere poche ore
dopo. Stamattina, 4 marzo, i carabinieri si sono presentati alle 6 e 30
in casa di tre compagni di Cagliari per una perquisizione. Hanno
sequestrato tutto il materiale informatico, dai computer alla
playstation, passando per CD e chiavi USB, ma anche manifesti e
magliette. Poi è toccato al circolo di cui uno dei tre è socio, anche li
sono stati sequestrati PC e altro materiale, infine è stata perquisita
la casa dei genitori di un altro dei tre ragazzi. Le accuse sono di
vilipendio delle forze armate, e diffusione di documentazione non
riservata ma ad uso esclusivo di ufficio. Questo riassunto vorrebbe
essere un contributo tecnico-storico sulla repressione locale, non è
sicuramente completo di tutti i provvedimenti e i comportamenti
questurili, ci scusiamo. Così come non tiene conto dei procedimenti a
danno di attivist@ portati avanti da privati cittadini, come il caso dei
processi per diffamazione contro Gianpaolo Turri e Carrozza Service.
In
conclusione si può dire che la questura di Cagliari negli ultimi anni
ha avuto particolari attenzioni contro il mondo degli ultras su tutti
gli Sconvolts 87, contro cui ha usato sorveglianze speciali, un
centinaio di DASPO, denunce e sequestro di immobili; contro gli
antifascisti reprimendo in piazza e nei tribunali ogni uscita che i vari
gruppi hanno organizzato nel corso degli anni e ultimamente gli
antimilitaristi. La connessione di questi ultimi con alcuni gruppi e
individui attivi anche in altre città dello stivale, e la messa in atto
di pratiche più forti nei modi e nei numeri ha coinvolto Cagliari e
dintorni in direttive repressive “nazionali” da cui spesso in passato
era stata esclusa. La solidarietà, espressa in tante forme diverse, che i
movimenti hanno saputo dare ai colpiti è stata enorme. La solidarietà
unita alla coesione fra i gruppi e alla creazione di fronti compatti di
difesa e attacco, anche nei tribunali, sono un osso duro per i nostri
nemici. CONTRO LA REPRESSIONE RILANCIAMO LE LOTTE.
La
cassa antirepressione sarda è un progetto autogestito e autofinanziato
che da anni si propone di sostenere a vario titolo prigionieri e
inguaiati con la legge, e di creare informazione e solidarietà intorno
alle vicende repressive.
da Osservatorio Repressione
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