lunedì 20 febbraio 2017

pc 20 febbraio - perchè l'informazione in Italia non può essere libera - una corrispondenza

PERCHE' L'INFORMAZIONE IN ITALIA NON PUO' ESSERE LIBERA

Un tempo alcune professioni erano per così dire eccellenti, tanto che tra i notabili dei paesi – coloro cioé che avevano un posto ben remunerato, oltre che una posizione di prestigio – si trovavano: il sindaco, il dottore, il farmacista, ed anche il giornalista; quest’ultima, almeno fino a qualche anno fa, era considerata un’occupazione di tutto rispetto, a pannaggio di persone colte e di cultura, e per questo era considerata, ed in effetti così era, una posizione ben remunerata.
Negli ultimi anni non è più così: si è assistito al dilagare del lavoro precario, che ha naturalmente portato a livelli assurdi la retribuzione dei collaboratori dei quotidiani – tre Euro e cinquanta a pezzo pubblicato è un’elemosina, non un compenso – ed al crollo della professionalità di chi svolge questo difficile mestiere: ma la precarizzazione dei rapporti di lavoro non è l’unico fattore che ha portato il mondo dell’informazione italiana al settantunesimo posto della classifica della libertà di stampa.
Oggi, il campo dell’editoria è in mano a pochi soggetti che detengono decine di testate giornalistiche, dalla carta stampata, alle emittenti radiofoniche e televisive; è chiaro che un giovane operatore dell’informazione, per evitare di essere cacciato dalla redazione di uno di questi – con la  ovvia consegeunza di non trovare più un lavoro, perché nessun’altra testata dello stesso gruppo lo accoglierebbe mai – si trova costretto a fornire le notizie come meglio preferisce il padrone: così nasce il fenomeno dei giornali-fotocopia.
Chi sono questi ‘signori’ che detengono l’oligopolio dell’informazione non è poi così difficile capirlo: basta fare una ricerca su Internet – la mia è stata effettuata su Wikipedia – e si comprende che tutta la carta stampata, ma non solo, è nelle mani di pochissimi soggetti; qui di seguito provo a fare un po’ di chiarezza su quali siano i detentori della ‘verità a priori messa nero su bianco’: quante volte si sente dire “è così perché l’ha detto la televisione”, oppure “perché sta scritto sul giornale”.
  • Gruppo L’Espresso (presidente l’ingegner Carlo De Benedetti, area Partito della Nazione, legato al Presuntuoso Toscano)
Quotidiani nazionali: Il Secolo XIX, La Repubblica, La Stampa
Quotidiani locali: quindici testate – tra cui Il Piccolo di Trieste, e Il Tirreno di Livorno – con diverse tirature
Riviste: L’Espresso, Limes, Micromega, e diverse altre
Radio: Capital, DeeJay, M2O
Televisioni: Capital, DeeJay, M2O, Onda Italiana
  • Gruppo RCS (presidente Urbano Cairo, ex collaboratore del Delinquente di Arcore)
Quotidiani nazionali: Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport
Riviste: quattordici diverse testate attualmente in portafoglio
Televisioni: Dove Tv, La7 (trmite la società Cairo Communications) Lei Tv, Marca Tv, e Veo Televisión
  • Gruppo Caltagirone (Francesco Gaetano è il suocero di Pierfurby Casini, area democristiana)
Quotidiani locali di interesse nazionale: sette testate tra cui Il Gazzettino di Padova, Il Matttino di Napoli, Il Messaggero di Roma
  • Gruppo del Criminale Lombardo e famiglia
Quotidiani nazionali (formalmente indipendenti): il Giornale, Libero
Riviste (tramite l'Arnoldo Mondadori Editore)::quarantasei, tra cui Chi, Panorama, Tv Sorrisi e Canzoni
Televisioni: Boing, Canale Cinque, Cartoonito, Iris, Italia Due, Italia Uno, La Cinque, Mediaset Extra, Rete Quattro, Tg Com 24, Top Crime
Radio: R 101, Radio 105, Virgin Radio
Case Editrici (tramite la Arnoldo Mondadori Editore): diciassette tra cui Edizioni PiEmme, Giulio Einaudi Editore, Le Monnier, Sperling & Kuipfer
Stando così le cose – e ci scusiamo se abbiamo dimenticato qualcuno e/o qualcosa – e tenuto conto che in Italia opera anche la News Corporation, la multinazionale che fa capo al magnate Rupert Murdoch conosciuta anche come Sky, diventa arduo pensare di trovare testate giornalistiche ‘fuori dal coro’; al momento gli unici esempi sono il manifesto e il Fatto quotidiano: certamente non si tratta di due giornali che si possano definire ‘comunisti’ – per quanto il primo mantenga la testatina con la scritta ‘quotidiano comunista’- ma sono comunque un esempio di resistenza alla completa omologazione dell’informazione.
Bosio (Al), 20 febbraio 2017

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

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