Un tempo alcune professioni erano per così dire
eccellenti, tanto che tra i notabili dei paesi – coloro cioé che avevano un
posto ben remunerato, oltre che una posizione di prestigio – si trovavano: il
sindaco, il dottore, il farmacista, ed anche il giornalista; quest’ultima,
almeno fino a qualche anno fa, era considerata un’occupazione di tutto rispetto,
a pannaggio di persone colte e di cultura, e per questo era considerata, ed in
effetti così era, una posizione ben remunerata.
Negli ultimi anni non è più così: si è assistito
al dilagare del lavoro precario, che ha naturalmente portato a livelli assurdi
la retribuzione dei collaboratori dei quotidiani – tre Euro e cinquanta a pezzo
pubblicato è un’elemosina, non un compenso – ed al crollo della professionalità
di chi svolge questo difficile mestiere: ma la precarizzazione dei rapporti di
lavoro non è l’unico fattore che ha portato il mondo dell’informazione italiana
al settantunesimo posto della classifica della libertà di stampa.
Oggi, il campo dell’editoria è in mano a pochi
soggetti che detengono decine di testate giornalistiche, dalla carta stampata,
alle emittenti radiofoniche e televisive; è chiaro che un giovane operatore
dell’informazione, per evitare di essere cacciato dalla redazione di uno di
questi – con la ovvia consegeunza di non trovare più un lavoro, perché
nessun’altra testata dello stesso gruppo lo accoglierebbe mai – si trova
costretto a fornire le notizie come meglio preferisce il padrone: così nasce il
fenomeno dei giornali-fotocopia.
Chi sono questi ‘signori’ che detengono
l’oligopolio dell’informazione non è poi così difficile capirlo: basta fare una
ricerca su Internet – la mia è stata effettuata su Wikipedia – e si comprende
che tutta la carta stampata, ma non solo, è nelle mani di pochissimi soggetti;
qui di seguito provo a fare un po’ di chiarezza su quali siano i detentori della
‘verità a priori messa nero su bianco’: quante volte si sente dire “è così
perché l’ha detto la televisione”, oppure “perché sta scritto sul giornale”.
- Gruppo L’Espresso (presidente l’ingegner Carlo De Benedetti, area Partito della Nazione, legato al Presuntuoso Toscano)
Quotidiani nazionali: Il Secolo XIX, La
Repubblica, La Stampa
Quotidiani locali: quindici testate – tra cui Il
Piccolo di Trieste, e Il Tirreno di Livorno – con diverse tirature
Riviste: L’Espresso, Limes, Micromega, e diverse
altre
Radio: Capital, DeeJay, M2O
Televisioni: Capital, DeeJay, M2O, Onda
Italiana
- Gruppo RCS (presidente Urbano Cairo, ex collaboratore del Delinquente di Arcore)
Quotidiani nazionali: Corriere della Sera,
Gazzetta dello Sport
Riviste: quattordici diverse testate attualmente
in portafoglio
Televisioni: Dove Tv, La7 (trmite la società
Cairo Communications) Lei Tv, Marca Tv, e Veo Televisión
- Gruppo Caltagirone (Francesco Gaetano è il suocero di Pierfurby Casini, area democristiana)
Quotidiani locali di interesse nazionale: sette
testate tra cui Il Gazzettino di Padova, Il Matttino di Napoli, Il Messaggero di
Roma
- Gruppo del Criminale Lombardo e famiglia
Quotidiani nazionali (formalmente indipendenti):
il Giornale, Libero
Riviste (tramite l'Arnoldo Mondadori
Editore)::quarantasei, tra cui Chi, Panorama, Tv Sorrisi e Canzoni
Televisioni: Boing, Canale Cinque, Cartoonito,
Iris, Italia Due, Italia Uno, La Cinque, Mediaset Extra, Rete Quattro, Tg Com
24, Top Crime
Radio: R 101, Radio 105, Virgin Radio
Case Editrici (tramite la Arnoldo Mondadori
Editore): diciassette tra cui Edizioni PiEmme, Giulio Einaudi Editore, Le
Monnier, Sperling & Kuipfer
Stando così le cose – e ci scusiamo se abbiamo
dimenticato qualcuno e/o qualcosa – e tenuto conto che in Italia opera anche la
News Corporation, la
multinazionale che fa capo al magnate Rupert Murdoch conosciuta anche come Sky,
diventa arduo pensare di trovare testate giornalistiche ‘fuori dal coro’; al
momento gli unici esempi sono il manifesto e il Fatto quotidiano:
certamente non si tratta di due giornali che si possano definire ‘comunisti’ –
per quanto il primo mantenga la testatina con la scritta ‘quotidiano comunista’-
ma sono comunque un esempio di resistenza alla completa omologazione
dell’informazione.
Bosio (Al), 20 febbraio 2017
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
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