All’università
di via Zamboni 36 a Bologna, dieci giorni fa è iniziata una protesta
non ancora terminata degli studenti contro l’installazione dei tornelli
all’ingresso della biblioteca.
I
tornelli predisposti, secondo la direzione universitaria per ragioni di
sicurezza e di controllo con i badge delle persone che frequentano la
biblioteca, sono costati circa 90.000 euro.
Se
i tornelli servono a impedire l’ingresso alla biblioteca a chiunque non
abbia il badge, quindi servono a negare l’ingresso alla maggior parte
dei suoi frequentatori. La protesta contro i tornelli è quindi
sacrosanta!
Nessuno può vietare l’ingresso all’Università di Bologna, che ha le radici in un millennio di storia.
In
realtà le istituzioni universitarie in accordo con la polizia e i
vertici della prefettura hanno deciso di eliminare e di reprimere
qualsiasi possibilità di nascita di organizzazioni o di collettivi di
lotta, temendo che la resistenza studentesca potesse generalizzarsi in
altre città, dando vita ad un vasto movimento degli studenti come fu
quello del 1977.
90.000
euro buttati al vento, come sostengono gli studenti, perché non può
essere vietato l’accesso alla biblioteca ad altri studenti anche se non
iscritti all’Unibo, essendo la biblioteca un luogo pubblico e pagato con
le tasse di tutti, quindi a disposizione di chiunque voglia usufruire
del prestito o della consultazione dei libri anche dagli studenti
esterni.
Con
i tornelli coloro che arrivavano dall’esterno cioè i non iscritti
all’Unibo non avrebbero avuto il diritto alla fruizione del materiale
della biblioteca compreso l’utilizzo degli spazi adibiti allo studio ed
agli spazi per assemblee fra collettivi studenteschi.
La
protesta degli studenti che contestavano anche la continua presenza di
agenti della Digos in borghese all’interno della struttura bibliotecaria
è stata perciò energicamente repressa con manganellate e con due
studenti arrestati.
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