giovedì 17 dicembre 2015

pc 17 dicembre - India, con gli operai indiani in lotta contro la repressione del regime fascista indu di Modi - info, materiali e contatti slai cobas per il sindacato di classe coord. naz. - slaicobasta@gmail.com

Da Coimbatore a Manesar: rilasciare i prigionieri politici della lotta di classe
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da Nayanjyoti (Kranikari Naujawan Sabha)
Uno degli esempi più crudi di ingiustizia nel paese è stato commesso il 3 dicembre, e non un solo giornale 'nazionale' ha riportato la notizia. 14 lavoratori della Pricol Pvt Ltd, una fabbrica di auto a Coimbatore, nel Tamil Nadu, hanno subito una "doppia sentenza di condanna a vita" da un tribunale a Coimbatore. Essi hanno sempre lottato contro l'azienda, che è nota per le sue attività anti-operaie, anti-sindacali, per lo sfruttamento continuo, il licenziamento arbitrario, i trasferimenti, i tagli salariali, l’impiego di manodopera precaria nella produzione di base e così via.
Lo zelo antisindacale della società si riversa con una pioggia di regali sul sindacato “interno”
filopadronale, rifiutandosi di riconoscere il sindacato degli operai – Sindacato Kovai Mavatta Pricol – perfino tacciandolo di essere 'maoista' e 'turbatore di pace'. La lunga e coraggiosa battaglia contro la direzione aziendale, ha costretto anche il ministro del Lavoro del Tamil Nadu a riconoscere che la società aveva palesemente violato le leggi sul lavoro. Il contraccolpo e la violenza sui lavoratori sono continuati. Quando gli operai hanno indetto 1000 giorni di lotta, 42 di loro sono stati licenziati. Un manager alle risorse umane è morto in seguito a ferite presumibilmente subite il ​​21 settembre 2009, quando lo scontro si è fatto più duro. La polizia del Tamil Nadu ha letteralmente braccato i lavoratori fin nelle loro case già distrutte, le loro squallide camere in affitto, e hanno esercitato la violenza implacabile sulle famiglie dei lavoratori che continua senza sosta.
Questa sentenza si somma alle continue atrocità dello Stato filo-aziendale. Questa è la stessa storia sconcertante e in condizioni simili che abbiamo visto alla Graziano Trasmissioni (Noida) nel settembre 2008, alla Regent Ceramics (Puducherry) nel gennaio 2012, e alla Maruti Suzuki (Manesar) nel luglio 2012. Questo tipo di militanza è stata vista su una più ampia scala tra i lavoratori in gran parte a contratto durante lo sciopero generale del 21-22 febbraio 2013 nelle cinture industriali di Okhla, Noida e così via.
Lo sfrenato sfruttamento capitalistico con lo Stato che garantisce il 'pacifico' (sic) movimento del capitale e dell’estrazione del plusvalore con la retorica dello 'sviluppo', da un lato, e nessuna opzione per diritti collettivi dall’altro, quando la lotta si fa dura non lasciano ai lavoratori altra scelta se non quella di ribellarsi contro l'ingiustizia sistemica in varie forme "organiche". La stessa questione viene posta in questi casi: se questa è la vostra condizione di esistenza e questa è la vostra 'giustizia', può non essere dietro l’angolo lo scoppio della grande rabbia su scala di massa che viene trattata come ”sedizione”?
Temiamo che attacchi simili da parte del 'sistema della (in) giustizia' siano in arrivo, come sta arrivando quella del tribunale nel caso dei lavoratori della Maruti Suzuki (Jiyalal e altri contro lo Stato dell’Haryana) che è quasi al termine e che coinvolge 216 lavoratori, 36 dei quali ancora in carcere dopo 3 anni e mezzo. In un tale scenario, dobbiamo stare saldamente con i lavoratori e chiedere l'immediato rilascio di questi prigionieri politici della lotta di classe a Coimbatore e Manesar, e rigettare questo consenso non detto sull’intrinsecamente ingiusta 'legge del paese' - che è solo un altro nome per la violenza organizzata da parte di polizia-amministrazione-governo e ora pure la magistratura, che sbava sulle note della “Compagnia Raj” [“dominio del padrone”].
December 6, 2015

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