Da Coimbatore a Manesar: rilasciare i prigionieri politici
della lotta di classe
da Nayanjyoti (Kranikari Naujawan Sabha)
Uno degli esempi più crudi di ingiustizia nel paese è stato
commesso il 3 dicembre, e non un solo giornale 'nazionale' ha riportato la
notizia. 14 lavoratori della Pricol Pvt Ltd, una fabbrica di auto a Coimbatore,
nel Tamil Nadu, hanno subito una "doppia sentenza di condanna a vita" da un
tribunale a Coimbatore. Essi hanno sempre lottato contro l'azienda, che è nota
per le sue attività anti-operaie, anti-sindacali, per lo sfruttamento continuo,
il licenziamento arbitrario, i trasferimenti, i tagli salariali, l’impiego di
manodopera precaria nella produzione di base e così via.
Lo zelo antisindacale della società si riversa con una
pioggia di regali sul sindacato “interno”
filopadronale, rifiutandosi di riconoscere il sindacato degli operai – Sindacato Kovai Mavatta Pricol – perfino tacciandolo di essere 'maoista' e 'turbatore di pace'. La lunga e coraggiosa battaglia contro la direzione aziendale, ha costretto anche il ministro del Lavoro del Tamil Nadu a riconoscere che la società aveva palesemente violato le leggi sul lavoro. Il contraccolpo e la violenza sui lavoratori sono continuati. Quando gli operai hanno indetto 1000 giorni di lotta, 42 di loro sono stati licenziati. Un manager alle risorse umane è morto in seguito a ferite presumibilmente subite il 21 settembre 2009, quando lo scontro si è fatto più duro. La polizia del Tamil Nadu ha letteralmente braccato i lavoratori fin nelle loro case già distrutte, le loro squallide camere in affitto, e hanno esercitato la violenza implacabile sulle famiglie dei lavoratori che continua senza sosta.
filopadronale, rifiutandosi di riconoscere il sindacato degli operai – Sindacato Kovai Mavatta Pricol – perfino tacciandolo di essere 'maoista' e 'turbatore di pace'. La lunga e coraggiosa battaglia contro la direzione aziendale, ha costretto anche il ministro del Lavoro del Tamil Nadu a riconoscere che la società aveva palesemente violato le leggi sul lavoro. Il contraccolpo e la violenza sui lavoratori sono continuati. Quando gli operai hanno indetto 1000 giorni di lotta, 42 di loro sono stati licenziati. Un manager alle risorse umane è morto in seguito a ferite presumibilmente subite il 21 settembre 2009, quando lo scontro si è fatto più duro. La polizia del Tamil Nadu ha letteralmente braccato i lavoratori fin nelle loro case già distrutte, le loro squallide camere in affitto, e hanno esercitato la violenza implacabile sulle famiglie dei lavoratori che continua senza sosta.
Questa sentenza si somma alle continue atrocità dello Stato
filo-aziendale. Questa è la stessa storia sconcertante e in condizioni simili
che abbiamo visto alla Graziano Trasmissioni (Noida) nel settembre 2008, alla
Regent Ceramics (Puducherry) nel gennaio 2012, e alla Maruti Suzuki (Manesar)
nel luglio 2012. Questo tipo di militanza è stata vista su una più ampia scala
tra i lavoratori in gran parte a contratto durante lo sciopero generale del
21-22 febbraio 2013 nelle cinture industriali di Okhla, Noida e così via.
Lo sfrenato sfruttamento capitalistico con lo Stato che
garantisce il 'pacifico' (sic) movimento del capitale e dell’estrazione del
plusvalore con la retorica dello 'sviluppo', da un lato, e nessuna opzione per
diritti collettivi dall’altro, quando la lotta si fa dura non lasciano ai
lavoratori altra scelta se non quella di ribellarsi contro l'ingiustizia
sistemica in varie forme "organiche". La stessa questione viene posta in questi
casi: se questa è la vostra condizione di esistenza e questa è la vostra
'giustizia', può non essere dietro l’angolo lo scoppio della grande rabbia su
scala di massa che viene trattata come ”sedizione”?
Temiamo che attacchi simili da parte del 'sistema della (in)
giustizia' siano in arrivo, come sta arrivando quella del tribunale nel caso dei
lavoratori della Maruti Suzuki (Jiyalal e altri contro lo Stato dell’Haryana)
che è quasi al termine e che coinvolge 216 lavoratori, 36 dei quali ancora in
carcere dopo 3 anni e mezzo. In un tale scenario, dobbiamo stare saldamente con
i lavoratori e chiedere l'immediato rilascio di questi prigionieri politici
della lotta di classe a Coimbatore e Manesar, e rigettare questo consenso non
detto sull’intrinsecamente ingiusta 'legge del paese' - che è solo un altro nome
per la violenza organizzata da parte di polizia-amministrazione-governo e ora
pure la magistratura, che sbava sulle note della “Compagnia Raj” [“dominio del
padrone”].
December 6, 2015
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