Processo Michelin, delusione dopo la sentenza
La sentenza di assoluzione per i cinque dirigenti
Michelin lascia senza parole le parti lese: "in fondo ce lo aspettavamo, la
giustizia è andata dalla parte del più forte..."
ALESSANDRIA - Qualcuno è uscito dall'aula
piangendo, la maggior parte ha alzato le spalle insegno di resa. Così le parti
lese, che hanno assistito per circa due anni alle udienze del processo contro
cinque dirigenti Michelin per omicidio e lesioni colpose presso il tribunale di
Alessandria.
"In fondo ce lo aspettavamo", dice uno degli avvocati delle parti civili.
Fiaccati nell'animo, le venti parti lese,ex dipendenti dello stabilimento. Dodici "colleghi" sono già deceduti e in aula c'erano gli eredi.
"Che dobbiamo dire, la giustizia è andata dalla parte del più forte", dice uno dei presenti.
"Dispiace soprattutto per loro, per i lavoratori, che il cancro se lo tengono lo stesso", conclude ancora un avvocato.
"Dovrebbero fare un processo unico, generale, per Michelin, per il Polo Chimico, per l'Eternit. Non per noi, che ormai siamo vecchi, ma per il futuro". E' un bel sogno.
Assolti con formula piena perchè "il fatto non costituisce reato", è la realtà.
Si è concluso con questa frase il precesso che vedeva imputati Gian Carlo Borella, 87 anni, Giovanni Alberti, 87 anni, Emilio Toso, 78, Bartolomeo Berello, 70 e Jean Michel Belleux, 62, nato a Parigi e abitante a Torino.
Non è riuscita a dimostrare un nesso causale tra le condizioni di lavoro, le sostanze usate nelle lavorazioni e le malattie dei dipendenti il pubblico ministero Marcella Bosco, che aveva ereditato l'inchiesta nel 2010 dal procuratore capo Di Lecce.
Molti, quasi tutti, i lavoratori erano anche fumatori. Difficile quindi stabilire se fossero stati i fumi e le polveri che i dipendenti denunciavano di respirare o il fumo di sigaretta a causare il cancro a polmoni e prostata.
Tante le carte ma pochi, evidentemente, gli elementi per incriminare, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, gli imputati.
Finisce così, senza un responsabile, la vicenda. Morti o malati per fato e nient'altro.
"In fondo ce lo aspettavamo", dice uno degli avvocati delle parti civili.
Fiaccati nell'animo, le venti parti lese,ex dipendenti dello stabilimento. Dodici "colleghi" sono già deceduti e in aula c'erano gli eredi.
"Che dobbiamo dire, la giustizia è andata dalla parte del più forte", dice uno dei presenti.
"Dispiace soprattutto per loro, per i lavoratori, che il cancro se lo tengono lo stesso", conclude ancora un avvocato.
"Dovrebbero fare un processo unico, generale, per Michelin, per il Polo Chimico, per l'Eternit. Non per noi, che ormai siamo vecchi, ma per il futuro". E' un bel sogno.
Assolti con formula piena perchè "il fatto non costituisce reato", è la realtà.
Si è concluso con questa frase il precesso che vedeva imputati Gian Carlo Borella, 87 anni, Giovanni Alberti, 87 anni, Emilio Toso, 78, Bartolomeo Berello, 70 e Jean Michel Belleux, 62, nato a Parigi e abitante a Torino.
Non è riuscita a dimostrare un nesso causale tra le condizioni di lavoro, le sostanze usate nelle lavorazioni e le malattie dei dipendenti il pubblico ministero Marcella Bosco, che aveva ereditato l'inchiesta nel 2010 dal procuratore capo Di Lecce.
Molti, quasi tutti, i lavoratori erano anche fumatori. Difficile quindi stabilire se fossero stati i fumi e le polveri che i dipendenti denunciavano di respirare o il fumo di sigaretta a causare il cancro a polmoni e prostata.
Tante le carte ma pochi, evidentemente, gli elementi per incriminare, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, gli imputati.
Finisce così, senza un responsabile, la vicenda. Morti o malati per fato e nient'altro.
16/12/2015
I.N. - redazione@alessandrianews.it
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