"La camorra ci uccide, lo Stato ci uccide". Quello che La Repubblica non dice
Non poteva non colpirci l'enorme titolo buttato tra le notizie principali sulla homepage del quotidiano Repubblica. “La rabbia di Napoli, la Camorra ci protegge, lo Stato ci uccide“.
Chiaro, semplice, immediato. Come se in
questi due giorni questa fosse l'unica voce rabbiosa che si è levata
dalle strade di Napoli, come se l'aut aut tra la violenza della camorra e
la violenza dello Stato fosse l'unico possibile per chi vive certi
posti, come se tutto si riducesse a gente "perbene" e facce poco
raccomandabili, facce di delinquenti per scelta. E, soprattutto, come se
abitare in una periferia ti includesse già immediatamente nella seconda
categoria.
E non si difende la Camorra, cari giornalisti di Repubblica, se si dice che la responsabilità di tutto questo è proprio dello Stato - che invece viene santificato con i suoi "martiri" in divisa che sparano ai posti di blocco del Rione Traiano come in India ai pescatori perchè quelli "non si sono fermati" - , della maniera in cui costringe a vivere i suoi "cittadini" di serie b, la gente che nella miseria ci è nata o è costretta a viverci, gente scordata da dio e dal mondo.
A noi che, nel nostro piccolo e con enormi difficoltà, facciamo politica per rivoluzionare questo mondo e farlo essere qualcosa di più umano e giusto, la Camorra ci fa schifo proprio perchè – certamente con un volto più crudo, violento e brutale - condivide con questo Stato la gestione del potere, la guardia dei più forti, la violenza sui più deboli ed emarginati, la condanna che pesa sulla loro testa di grandi e di bambini non ancora diciassettenni.
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