Italia ed Egitto progettano
intervento militare in Libia?
Giovedì, 07
Agosto 2014 14:30
Alessandro
Avvisato
Italia ed
Egitto mostrano le loro attenzioni sulla destabilizzata situazione in Libia.
Secondo l’agenzia Nena News durante i recenti colloqui al Cairo tra Renzi
e il generale Al Sisi, incentrati sulle questioni mediterranee e, quindi,
in maniera quasi esclusiva su Gaza e Libia, il premier italiano e il Generale
Abdel Fattah al-Sisi “hanno concordato sull'importanza di una risoluzione
della questione libica per entrambi i Paesi”. Sulla Libia "non
possiamo perdere ulteriore tempo, gli scontri armati devono cessare" ha
detto il presidente egiziano Al Sisi. "La Comunità internazionale e
l'Unione Europea - ha aggiunto - hanno la responsabilità morale e umanitaria
per porre fine a questa situazione, anche su questo punto c'è stato accordo tra
noi e il premier Renzi".
Ma Renzi ha
aggiunto qualcosa di più affermando che l'Italia porterà la propria proposta di
intervento durante il vertice NATO previsto dal 4 e 5 settembre in Galles. Il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, ha avvertito
che “non ci si può permettere di avere una seconda Somalia alle porte di
casa”,
Oggi in una intervista al Corriere della Sera del deputato Latorre (Pd), Presidente della Commissione Difesa della Camera , si allude piuttosto esplicitamente ad un nuovo "Intervento militare ONU" a guida italiana per proteggere pozzi, porti e disarmare le milizie. La Torre nell’intervista ha chiesto un pronunciamento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite già ad agosto, ma soprattutto ad una decisione per un intervento della NATO nel vertice dei primi di settembre a Cardiff.
Oggi in una intervista al Corriere della Sera del deputato Latorre (Pd), Presidente della Commissione Difesa della Camera , si allude piuttosto esplicitamente ad un nuovo "Intervento militare ONU" a guida italiana per proteggere pozzi, porti e disarmare le milizie. La Torre nell’intervista ha chiesto un pronunciamento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite già ad agosto, ma soprattutto ad una decisione per un intervento della NATO nel vertice dei primi di settembre a Cardiff.
Dal canto
suo l’Egitto ha rafforzato la presenza militare lungo il confine con la Libia
al fine di evitare infiltrazioni jihadiste, come nel caso dell’attacco
islamista avvenuto a metà luglio a Farafra dove sono morte 22 guardie di
frontiera egiziane. Nei giorni scorsi L’Egitto, per voce del ministro degli
esteri Sameh Shoukry, aveva affermato che l’Egitto «sostiene l'unità della
Libia» e che il governo egiziano «è contrario ad ogni ingerenza negli affari
interni del paese e condanna chi all'interno della Libia o all'esterno abbia
inserito l'Egitto negli sviluppi in corso» perché «Il Cairo considera la questione
come puramente libica». Nonostante la nota ministeriale- secondo una nota
dell’Ispi (Istituto di Studi Politica Internazionale), le voci di un possibile
intervento del Cairo nelle questioni libiche si ripetono da giorni tanto
che Amr Moussa, ex segretario della Lega araba, ha riferito all'agenzia
stampa Mena che Il Cairo potrebbe essere costretto ad esercitare il
proprio «diritto all'autodifesa» in Libia se dovessero continuare a sorgere
tanti emirati islamici o "mini-stati" sul modello di quello proclamato
a Bengasi lo scorso 1° agosto in quanto rappresenterebbero una «minaccia
diretta» per la sicurezza nazionale egiziana.
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