La
Fiat ha acquistato il settantasette per cento del maggiore quotidiano locale: Il
Secolo XIX; l’altro ventitre per cento resta nelle mani di Carlo Perrone, uno
dei tre precedenti proprietari.
Nonostante sia nata una casa editrice ad hoc,
la Italiana Editrice (presidente John Elkann, suo vice il Perrone), resteranno -
almeno per il momento - le due distinte testate: anche in questo caso, però, è
evidente che siamo in presenza di un episodio che favorisce l’avanzata del
moderno fascismo.
Un minimo di conoscenza della storia giornalistica del
nostro Paese non può lasciare indifferente chi da sempre è impegnato, con
alterne fortune, nella diffusione della controinformazione.
La Famiglia dei
Belanti, attraverso la propria cassaforte denominata Ifil, è proprietaria della
società che edita il quotidiano torinese in questione.
Non è un caso che,
qualunque impresa editoriale abbia provato a fare concorrenza a quel fogliaccio
che i torinesi chiamano affettuosamente “la busjarda”, sia andata miseramente
fallita in men che non si dica: è arcinota l’avversione dei Padroni per
antonomasia - che a parole si definiscono liberali - verso chiunque osi
intralciare in qualche modo i loro affari.
La manovra è riuscita con il
settore delle automobili, nel quale sono diventati monopolisti acquisendo uno
dopo l’altro tutti i marchi concorrenti; ora lo stesso concetto tentano di
applicarlo al campo dell’editoria: informazione a senso unico nel nord-ovest per
inculcare ai cittadini di queste regioni - Liguria, Piemonte, e Val d’Aosta - la
presunta bontà del pensiero unico dominante.
Genova, 03 agosto
2014
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
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