"...Ci vuole una mobilitazione
nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile.
Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro
l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.
Le donne non vogliono e non possono
fidarsi e delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia pro-stupratori (vedi i
recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto di
Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà,
dopo un anno, dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per
scadenza dei termini di custodia cautelare, ecc.) e ha forze
dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e
sessismo, non può difendere le donne!
Un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di
lavoro della maggioranza delle donne, non può difendere dai
femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa società, che
dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione. Siamo noi
donne, unite, che dobbiamo lottare per i nostri diritti e il nostro
esistere, per difenderci dagli uomini che odiano le donne!..."
dall'appello di Luigia e Concetta
http://femminismorivoluzionario.blogspot.it/2013/05/appello-contro-il-femminicidio.html
Arrestavano prostitute e le rilasciavano in cambio di prestazioni
ROMA - Per mesi hanno indossato la divisa d'ordinanza dimenticando ogni moralità. Sfruttandola piuttosto come arma di ricatto per commettere soprusi, violenze e intimidazioni. Invece di far rispettare la legge, l'hanno infranta mettendo in piedi una vera e propria squadretta punitiva che, a suon di furti e minacce, ha seminato il panico tra i commercianti stranieri e tra le prostitute della Capitale. Per questo motivo un gruppo di poliziotti romani è stato iscritto sul registro degli indagati e accusato di una sfilza di reati: dal furto alla concussione, all'estorsione, fino alla violenza sessuale.
INTERCETTAZIONI
Così sono scattati controlli e intercettazioni e sarebbe emerso un panorama davvero agghiacciante. Non solo gli agenti sfilavano prodotti dagli scaffali dei negozi che avevano l'ordine di controllare, tenendo per sé la merce non denunciata nei verbali, ma tenevano in pugno un gran numero di cittadini stranieri. Forti della loro posizione, infatti, in alcuni casi avrebbero chiesto soldi ai gestori di locali minacciando di far chiudere i battenti alle loro attività regolarmente aperte in Italia, mandandoli così sul lastrico.
E i commercianti, intimoriti, pagavano, anche migliaia di euro. Ribellarsi era impossibile, anche quando i negozianti avevano tutte le carte in regola per lavorare. Dire di no significava incappare in problemi giudiziari: dal sequestro di magazzini e imprese, fino ad arrivare a vere e proprie denunce infondate, che sarebbero sfociate in battaglie nelle aule di tribunale portate avanti tra calunnie e false testimonianze.
GLI STUPRI
Dalle indagini, però, è emerso un altro dettaglio preoccupante: i poliziotti avrebbero minacciato alcune prostitute, arrivando anche alla violenza sessuale. Le ragazze venivano contattate telefonicamente dagli uomini in divisa, per concordare un incontro. E, di fronte alla minaccia di essere arrestate, o trovandosi senza motivo con le manette già strette intorno ai polsi, erano praticamente costrette a subire rapporti sessuali, in cambio della libertà.
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